La Turchia ha espulso i nove britannici arrestati il 2 aprile scorso mentre tentavano di raggiungere il confine con la Siria per unirsi ai combattenti dell’Isis. Tra le persone fermate dalla polizia di Ankara, ci sarebbe anche il figlio di un consigliere municipale inglese. Il gruppo di aspiranti jihadisti, è stato trasferito dalle celle di custodia nella regione meridionale di Hatay ad Antalya, e da lì ognuno di loro è stato riaccompagnato in Inghilterra.
L’arresto avvenuto lo scorso due aprile, attirò l’attenzione dei media in quanto tra loro c’erano 4 bambini, di cui il più piccolo di un anno, e un ragazzo di 22 anni. Il governo di Ankara è stato più volte criticato dagli alleati occidentali per non essersi impegnata abbastanza nell’impedire agli europei di varcare la frontiera, e favorendo allo stesso tempo il fenomeno dei foreign fighters che si uniscono allo Stato Islamico. Per questo motivo, soprattutto negli ultimi mesi, la Turchia ha rafforzato i controlli moltiplicando il numero degli arresti. Si stima che circa 600 britannici si siano arruolati tra i ranghi dei gruppi islamisti in Siria e in Iraq.
Da un’indagine commissionata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, è emerso che il flusso migratorio diretto verso Damasco o Baghdad, cresce con ritmi impressionanti (+71% dal 2004 ad oggi). Una diffusione capillare e senza schemi in quanto avviene principlamente grazie alla “macchina da guerra” di internet con la quale il Califfato recluta nuovi combattenti in tutto il mondo.
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