Alta tensione a Ferguson (Usa), nuovi scontri a sfondo razziale

Il caso Micheal Brown continua a scuotere Ferguson, il sobborgo di St. Louis (Missouri) dove il teenager di colore è stato ucciso da un poliziotto bianco lo scorso agosto. Un episodio che ha scatenato scontri e violenze nel quartiere, tanto da costringere il presidente Usa Barack Obama a rientrare in anticipo dalle vacanze estive. Nell’ultimo mese la rabbia sembrava scemata, invece il rischio di nuovi episodi di intolleranza razziale resta elevato.

Basti pensare a quanto avvenuto davanti allo stadio di baseball, dove un gruppo di manifestanti che chiedeva giustizia di Micheal Brown, si è scontrato con alcuni fan dei Cardinals, la squadra di casa. Il motivo? I tifosi indossavano una maglia che riportava il nome di Darren Wilson, l’agente che ha ucciso il ragazzo. Quest’ultimo, tra l’altro, è ancora in attesa di conoscere il suo destino. Il prossimo mese il giudice deciderà se incriminarlo o meno. Secondo le ultime notizie forze dell’ordine e autorità locali starebbero preparando un piano di sicurezza per far fronte a eventuali sommosse, specie se Wilson dovesse essere prosciolto.

Le versioni dei fatti sono diverse e l’omicidio di Brown resta un giallo. Secondo alcuni l’agente ha sparato per difendersi dopo una colluttazione. Ma alcuni testimoni e delle immagini sostengono che Brown avesse le mani in alzate quando è stato colpito alla testa e al torace. Nel frattempo va avanti l’indagine dell’Fbi (voluta da Obama) per accertare se nelle procedure utilizzate dalla polizia di Ferguson possano ravvisarsi elementi di razzismo.