Tante donne soffrono della depressione post partum e così un momento bello come quello del parto e i mesi successivi possono rappresentare un trauma per le neo-mamme.
La mancanza del figlio all’interno del proprio grembo o l’ansia di non poter essere all’altezza? Cosa scatta in queste donne, e soprattutto come si può prevenirla?
Per sostenere quella che sta diventa una vera emergenza sociale è nato un progetto regionale di prevenzione, diagnosi e cura della depressione materna selezionato e finanziato dal Ministero della Salute con 275 mila euro.
La Regione, in collaborazione con il Registro Nascita istituito presso il Coordinamento malattie rare, intende implementare i percorsi di accompagnamento per la gravidanza, il parto e il periodo neonatale in tutte le nove Ulss del Veneto, valorizzando le esperienze migliori, sia ospedaliere che territoriali, già presenti in alcune aree del Veneto, con particolare attenzione al disagio psichico materno.
A breve partirà la campagna informativa che vedrà in distribuzione pieghevoli e locandine nei reparti di ostetricia e ginecologia di tutte le Ulss, nei poliambulatori, consultori e studi dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta.
Servirà per ricordare alle donne che “ogni nuova vita è una grande avventura“. Inoltre il messaggio che si vuole lanciare è che in caso di difficoltà, è possibile chiedere aiuto ai servizi ospedalieri e territoriali indicati.
Nel frattempo è iniziato il programma di formazione. Coinvolgerà nel tempo 4 mila operatori sanitari, per sensibilizzarli sugli aspetti psichici della gravidanza e del parto.
Questo servirà per aiutarli ad intercettare eventuali segnali di malessere o depressione e per creare rete tra servizi, compresi quelli di psichiatria per i casi più a rischio.
Il piano di formazione ospedaliera e territoriale in queste settimane sta coinvolgendo (con la didattica a distanza) 900 ostetriche, 150 psicologi/psichiatri, 200 ginecologi. Ci sono anche 2500 medici di medicina generale e 500 pediatri di libera scelta. Tutti questi operano nelle 3 Ulss pilota del progetto (Belluno, Treviso e Padova) e in tutti i punti nascita della Regione.
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