Una selezione di 250 opere di realizzate con la tecnica del vetro soffiato, tutti monocromi e in gran parte ispirati alla vetraria del ‘500 e raffigurati nelle tele dei maggiori pittori veneti della Rinascenza, saranno esposti a partire dall’11 settembre al 7 gennaio a Venezia, nelle Stanze del Vetro, un progetto della Fondazioni Cini e Pentagram Stiftung, sull’Isola di San Giorgio Maggiore. Autore degli eleganti capolavori, l’artista Vittorio Zecchin, che negli anni ’20 reinterpretò la classicità con lo scopo di rilanciare e modernizzare la plurisecolare produzione di Murano.
Intitolata “Vittorio Zecchin: i vetri trasparenti per Cappellin e Venini”, l’estemporanea, curata da Marino Barovier, vuole riportare l’attenzione su quella raffinata produzione che segnò una svolta decisiva nel panorama di Muranodel ‘900, contribuendo in misura rilevante alla rinascita del settore, fermo da tempo a una sterile ripetizione di modelli sorpassati. Come riporta l’Ansa, già nel 1921 Zecchin venne chiamato in qualità di direttore artistico, alla V.S.M. Cappellin Venini & C., l’impresa vetraria fondata proprio quell’anno dall’antiquario veneziano Giacomo Cappellin e dall’avvocato milanese Paolo Venini, che insieme intendevano richiamare con i loro prodotti una clientela alto borghese. I manufatti della Cappellin Venini si distinsero subito sia per le proporzioni classiche e le linee essenziali sia per le cromie, in prevalenza di toni delicati, ma anche intense, grazie all’uso di colori brillanti come il giallo, il verde, il blu o l’ametista.
Il lavoro di Zecchin rispondeva in pieno al nuovo gusto del tempo, tanto da ottenere fin dagli esordi, in ambito nazionale e internazionale, un notevole consenso, anche in seguito alla partecipazione alle esposizioni di arte decorativa, tra cui la I Biennale di Monza del 1923 e la celebre Exposition Internationale des Arts Decoratifs di Parigi del 1925. Il percorso espositivo sarà dunque il racconto di questa breve storia (nel 1925, i soci dell’azienda si separarono e Zecchin restò per un anno con Cappellin), che però costituì una sorta di rivoluzione del settore vetrario. A testimoniarlo, negli spazi delle Stanze del Vetro, si potranno ammirare coppe e vasi di grande rigore, a volte dotati di basi piatte, talvolta segnati da pieghe o strozzature sul corpo o sul collo.
Tra i vetri dalle linee classiche, si distinguerà il celebre vaso detto “Veronese”, che trae origine da un modello presente nella tela monumentale de “L’annunciazione”, capolavoro dipinto da Paolo Caliari nel 1578 e conservato alle Gallerie dell’Accademia a Venezia. Il riferimento alla pittura e ai manufatti di quel periodo si potranno apprezzare anche nella piccola rassegna di servizi da tavola, che sembrano tratti dalle mense di Tintoretto e che documentano a titolo esemplificativo le numerose realizzazioni della vetreria in questo ambito.
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