Un amore lungo seimila anni: ritrovata una coppia di scheletri abbracciata

“Perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione”. Così recita il libro del Cantico dei Cantici e sembrerebbe la didascalia perfetta per l’eccezionale ritrovamento avvenuto nei giorni che precedevano s. Valentino: un team di archeologi infatti ha scoperto gli scheletri abbracciati di una coppia dopo quasi 6000 anni, ovvero dall’epoca del Neolitico, durante gli scavi presso la grotta di Diros, a ovest del villaggio di Mani, nel Peloponneso meridionale. Da un comunicato del ministero della Cultura greco si apprende che i due avrebbero vissuto nel 3800 avanti Cristo e che “le sepolture doppie e incrociate sono molto rare e quella di Diros è una delle più antiche rinvenute finora al mondo e nei pressi dello scavo ci sono anche le tombe di un bambino e di un feto, oltre a un ossario di circa 4 metri. Siamo abbastanza certi che questa zona sia servita come luogo di sepoltura per migliaia di anni”.

L’annuncio dello straordinario ritrovamento è stato dato il 12 febbraio scorso dalla Sovrintendenza Archeologica ellenica e si aggiunge all’unico equivalente ritrovato in una necropoli scoperta nel 2007 nei pressi di Mantova: gli “amanti di Valdaro”, due scheletri di una giovane coppia risalenti al Neolitico, tumulati faccia a faccia e abbracciati. Un rinvenimento simile, invece, ma di epoca molto più recente, era avvenuto lo scorso settembre nella Cappella di Saint Morrell nel Leicestershire, in Gran Bretagna, dove erano stati trovati due scheletri, risalenti al XIV secolo, che dopo 700 anni si tenevano ancora mano nella mano. Il metodo del Carbonio 14 ha consentito di datare intorno al 3800 a.C. la loro morte mentre l’analisi del Dna ha confermato che i resti appartenevano a un maschio e a una femmina. Difficile invece conoscere le cause delle morti.

In base alle ricerche sembra che la grotta ed i suoi dintorni siano stati utilizzati come residenza e come necropoli dal Neolitico antico (7000-5500 a.C.) sino a quello recente (4200-3500 a.C.). Quindi, verso il 3200 a.C., un devastante terremoto avrebbe fatto crollare l’ingresso della caverna, sigillando all’interno coloro che vi abitavano. Gli scavi nell’area ebbero inizio in seguito ad una scoperta fortuita fatta dagli speleologi Yiannis e Anna Petrocheilos nel 1958 e sono ripresi l’anno scorso sotto l’egida dell’Eforato di Paleoantropologia delle antichità, guidato da George Papathanassopoulos, e della Società speleologica della Grecia settentrionale, che si avvalgono della collaborazione di esperti greci e internazionali. Commentando la scoperte, Papathanassopoulos ha specificato che “il tipo di sepoltura in posizione fetale è comune nell’epoca neolitica, ma la doppia inumazione con l’abbraccio è uno dei più antichi esempi conosciuti e, quando avremo finito di lavorarci, anch’essa sarà esposta nel museo.”