Dopo 146 anni chiude il Circo Barnum. Il presidente Feld: “Una decisione sofferta”

Talmente radicato nell’immaginario collettivo da esser diventato quasi un modo dire, spesso riferito a contesti strani o a cose assolutamente fuori del normale: qualcosa, insomma, che si sarebbe sicuramente potuta trovare all’interno del Circo Barnum, “The greatest show on the Earth” (“Il più grande spettacolo del mondo”). Tre piste (novità assoluta), attrazioni per tutti i gusti, qualche falso storico, certo, ma in fondo niente di più che operazioni commerciali, volte ad attirare quanta più gente possibile, dai bambini più piccoli agli adulti di ogni età. L’idea fu di Phineas Taylor Barnum, il “re dei ciarlatani”, fondatore di quello che, nel corso di quasi 150 anni, diverrà il “Ringling Bros. e Barnum & Bailey Circus”, l’immensa macchina artistica e, soprattutto, economica realizzata e promossa grazie a un’intensa attività pubblicitaria, attraverso la quale venivano presentate nelle città degli Stati Uniti le situazioni più strane e assurde, ovviamente “in esclusiva”. Tuttavia, dopo 146 anni di attività, le musiche vanno spegnendosi e ciò che ha caratterizzato un secolo e mezzo di vita oggi non funziona più. E allora, il prossimo 21 maggio, i sipari del Barnum Circus si chiuderanno per l’ultima volta.

E’ il 1871 quando il tendone del circo viene issato per la prima volta a Delavan, nel Wisconsin. Da allora, il festival delle meraviglie percorre tutto il Paese, offrendo spettacolo artistico e bizzarria dell’inconsueto fusi in un unico grande programma. Al Barnum si trova davvero di tutto: ci sono animali feroci, elefanti ammaestrati, come il famoso Jumbo, nani acrobatici e, com’era triste consuetudine dell’epoca, anche qualche “freak”, persone affette da deformità fisiche esibite come fenomeni. Inoltre, come detto, non mancavano le trovate “particolari”, come la famosissima bufala del Gigante di Cardiff, o il “presunto” scheletro di Cristoforo Colombo. Per non parlare della nutrice quasi bicentenaria di George Washington, impersonata dalla ex schiava Joyce Heth, o della sirena delle Isole Figi.

Non era facile la vita itinerante del circo ma, ovunque andasse, la creazione dell’impresario, al quale si unì successivamente il grande rivale, Arthur Bailey, aveva assunto le dimensioni di un evento di assoluto rilievo, il quale si presentava con musiche, fanfare e maestose sfilate al suo ingresso nelle città, come quella storica sul Ponte di Brooklyn appena inaugurato. Certo, man mano che i tempi cambiavano è cambiato anche il Barnum, rinunciando all’assurdo ottocentesco. Tuttavia il suo format, al giorno d’oggi, non attrae, non convince, risulta antico e fuori moda: “E’ stata una decisione molto difficile per me e per tutta la famiglia”, ha spiegato Kenneth Feld, attuale presidente del circo. Oggi gli spettacoli sono cambiati, perché sono le stesse persone a essere cambiate: “Lo spettacolo più lungo, ora, è quello della tigre e dura 12 minuti. Provate oggi a far restare fermo un bambino di 5 anni per tutto questo tempo”. Tante anche le battaglie sostenute con i movimenti di animalisti, al termine delle quali l’attuale gestione ha dovuto rinunciare agli elefanti, storica caratteristica del circo. Inevitabile il declino, proceduto di pari passo al cambiamento della società e delle esigenze del pubblico. No, questo non è più il tempo del Barnum.