Omicidio Desiree, chiuse le indagini: 7 a rischio processo

Sarebbero stati in sette a concorrere, a vario titolo, nell'omicidio di Desiree Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina trovata senza vita la notte tra il 18 e il 19 ottobre del 2018 in un immobile abbandonato a Roma, nella zona di San Lorenzo. Ne sono convinti i pm della Procura di Roma che hanno fatto notificare ai presunti responsabili l'avviso di chiusura delle indagini, atto prodromico alla richiesta di rinvio a giudizio.  

Le accuse

Ai nigeriani Alinno Chima Mamadou Gara, detto Paco, al ghanese Yusef Salia e al senegalese Brian Minthe la procura contesta i reati di omicidio volontario, violenza sessuale di gruppo e cessione e somministrazione di droghe a minori. Di fatto l'accusa primaria che era stata alla base della richiesta di misura cautelare nonostante poi il tribunale del Riesame aveva fatto cadere l'accusa di omicidio volontario per Chima e Minthe. Dopo i test del Dna però la Procura ha chiesto ed ottenuto per Chima una nuova ordinanza di custodia cautelare, il 15 aprile scorso, per l'accusa di omicidio. Il provvedimento di conclusione delle indagini è stato notificato anche ai pusher Marco Mancini e Antonella Fauntleroy ai quali viene contestata la cessione di sostanza stupefacente a Desieree. Per Gara, inoltre, c'è anche l'accusa di cessione di droga alla vittima prima del 18 ottobre e prostituzione minorile. Infine una settima persona, Alexander Asumado, è accusato di cessione di sostanze ad altre persone, sempre all'interno dello stabile abbandonato.

Il quadro

Grazie anche al racconto di alcuni testimoni, inquirenti e investigatori hanno messo in fila i tasselli per arrivare ad un quadro probatorio sufficiente ad affrontare un processo. Di fatto Desiree sarebbe rimasta in balia dei quattro arrestati per alcune, interminabili ore. Una lenta agonia prima della morte, in cui la giovanissima vittima era stordita da un mix letale di droga mentre il branco avrebbe abusato più volte di lei.