Covid19: dall’emergenza nelle Rsa alla scuola, il punto della situazione

Azzolina: "le scuole non riapriranno", mentre Lombardia, Veneto, Piemonte e Sicilia chiedono la riapertura dal 4 maggio

VIrus, Coronavirus outbreak ,contagious infection

“Si riaprirà quando ci sarà la possibilità che il contagio non colpisca tutti stiamo lavorando per inizio maggio. L’auspicio è quello di lavorare per andare tutti insieme nella stessa direzione secondo dei criteri nazionali. Ci potranno essere sicuramente situazioni particolarmente critiche o favorevoli che permetteranno di svolgere la ripresa in modo più o meno veloce, ma la cabina con le regioni ci permetterà di trovare una comune soluzione” ha dichiarato Sandra Zampa, sottosegretario alla salute.

Per Azzolina a scuola non si torna

“A scuola non si torna perché ci sono ancora troppi rischi”. Questo il pensiero della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina con cui fa presente che si “allontana sempre di più la possibilità di riaprire a maggio” e che “il governo prenderà a giorni una decisione”. La ministra sottolinea che “anche se è garantita la promozione per tutti, le pagelle saranno ‘vere’, con i 4 e i 5. E per le famiglie ci sarà un aiuto con un’estensione del congedo parentale e del bonus baby-sitter. Per la Maturità sarebbe auspicabile l’esame a scuola”.

I contagi in Italia

Sono scesi a meno di 3mila i pazienti di coronavirus ricoverati nelle terapie intensive in Italia. Sale il numero dei guariti, sono 2.072. Mentre sono 22.170 le vittime totali. L’aumento dei contagi è di 1.189. Un trend discendente per il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro. E il sottosegretario Sileri auspica che sia obbligatorio, una volta trovato il vaccino anti-Covid. Quasi tutto pronto per la campagna per il test di immunità.
Servirà almeno un laboratorio per Regione. I test sierologici verranno utilizzati nella campagna nazionale su 150mila italiani. A breve il bando per le aziende.

Si discutono le modalità di riapertura in Lombardia

Sulla stessa linea anche il governatore della Lombardia Fontana. “Ieri ho avuto un colloquio telefonico con il ministro Boccia e con lui abbiamo già iniziato a discutere di quelle che possono essere le modalità di riapertura e mi ha anticipato che sabato o domenica ci sarà la cabina di regia per parlare della riapertura del Paese”. Così il governatore della Lombardia Attilio Fontana. Quanto alla riapertura di aziende e attività produttive, “non competono a noi” e su “tutte le attività produttive decide esclusivamente il governo” e quindi “dovrò ascoltare quello che fa il governo”, ha concluso  assicurando di non aver mai avuto “pressioni” sulla riapertura da parte del leader della Lega Matteo Salvini.

Situazione Rsa lombarde

“Sui pazienti covid nelle case di riposo in Lombardia la scelta è stata dei tecnici della Regione“. Lo dice il governatore Attilio Fontana. “Io aspetto con estrema serenità l’esito delle indagini, noi abbiamo fatto una delibera proposta dai nostri tecnici: sono stati i nostri esperti a dire che a determinate condizioni, e cioè che esistessero reparti isolati dal  resto della struttura e che ci fossero dei dipendenti dedicati ai  malati covid, la cosa si poteva fare. Le case di riposo che avevano  queste condizioni hanno aderito alla proposta”, spiega. “Bisogna ricordare – aggiunge – che la scelta è stata fatta perché non avevamo più posti per curare gente in ospedale che non poteva restare a casa perché non riusciva a respirare e quindi doveva essere messa in terapia intensiva. Sono stati i nostri tecnici che ci hanno fatto la  proposta e hanno valutato le proposte delle singole case di riposo e  noi ci siamo adeguati”, aggiunge ancora. La responsabilità del  controllo “è dell’Ats, che si è recata sul posto a valutare se ci  fossero le condizioni o meno, infatti sono pochissime le case che  hanno accettato”. 

Secondo Zaia da 4 maggio si può riaprire tutto

Se ci sono i presupposti di natura sanitaria dal mondo scientifico, dal 4 maggio o anche prima si può aprire con tutto“. Lo ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia, aggiungendo che “dal 4 maggio dobbiamo essere tutti pronti con dispositivi, regole, ovviamente negoziati con il mondo delle parti sociali e quello dei datori di lavoro. A me risulta che questo lavoro si stia facendo a livello nazionale con questa prospettiva. Non escludo che alcune attività possono essere anche messe in una griglia di partenza, magari, un po’ prima. Immagino che la dead line sia il 4 maggio”. Il vero tema oggi – si è chiesto – “è tener tutto chiuso e morire in attesa che il virus se ne vada oppure puntare alla convivenza. A Wuhan è stato deciso di convivere e di aprire perché oltre un certo limite non è più sostenibile, sempre fatto salve le indicazioni del mondo scientifico. So per certo che il Comitato scientifico ha dato già le indicazioni, adesso attendiamo la risposta”. “Noi – ha concluso – abbiamo completato il nostro master plan per la riapertura, abbiamo voluto scrivere delle regole che siano uguali per tutte. Le affronteremo domani pomeriggio con l’assessore regionale alla sanità con le parti sociali e con il mondo datoriale, assieme agli altri assessori regionali, e lì proporrà la nostra bozza”.

Cirio: “bisogna ripartire, ma in sicurezza”

Abbiamo bisogno di ripartire e di farlo in sicurezza. Questo significa che dovremo imparare a convivere col coronavirus e con le misure necessarie a contenerlo“. Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, interviene così nel dibattito sulla Fase 2. “Il Politecnico di Torino e gli atenei piemontesi hanno elaborato linee guida che potranno aiutare il Piemonte a farlo. Testeremo questa possibilità, nei prossimi giorni, con alcune aziende e realtà del nostro territorio e metteremo questa esperienza a disposizione del Paese”. “Il nostro Paese ha bisogno di ripartire, ne hanno bisogno le nostre aziende, le nostre famiglie, i nostri territori. Questa è una consapevolezza che tutti abbiamo, ma è anche necessario non abbassare la guardia nei confronti di questo virus e dei suoi rischi di propagazione. Rischi che purtroppo non si sono ancora esauriti”, aggiunge Cirio. Per questo, sottolinea, “il Piemonte sta lavorando da settimane con il sistema produttivo e i rappresentanti degli enti locali al modo per avviare un progressivo ritorno alla normalità. O, meglio, a quella che sarà una nuova “normalità”. Una sfida complessa per tutti, ma anche l’unico modo per ricominciare”. “Parlare di normalità sarebbe imprudente, ma credo che il 4 maggio si possa iniziare una nuova normalità”. Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, parla così della Fase 2. “Aspettare a braccia conserte che il virus se ne vada per ripartire come prima è il più grande errore che si possa fare – aggiunge -. Attrezzarci in questa fase di coda del virus epidemico per ripartire con una nuova normalità per ripartire in sicurezza è il grande sforzo di responsabilità e di lungimiranza che la politica tutta deve fare”.

Anche la Sicilia vuole riaprire dopo il 3 maggio

“Il premier Conte ha chiesto alle Regioni di condividere con i ministeri competenti eventuali scelte di anticipare riaperture di attività. Valutiamo l’ipotesi che lo Stato propenda di andare oltre al 3 maggio, mentre la nostra posizione è che non si può andare oltre a quella data, perché in Sicilia ci troviamo in una condizione epidemiologica diversa da quella di altre regioni. Ecco perché nel pomeriggio il presidente Musumeci incontra il comitato tecnico-scientifico regionale”. Così l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, all’Assemblea siciliana.

La posizione di Cgil, Cisl e Uil

É “fondamentale che venga mantenuto un forte presidio e una regia nazionale sulla sicurezza e tutela massima della salute per tutti i lavoratori e le lavoratrici”. Lo affermano Cgil, Cisl e Uil, dopo aver chiesto un incontro al premier Giuseppe Conte sulla fase due, dicendosi “preoccupati delle iniziative di singole regioni o realtà territoriali perché crediamo che in tal modo si possano pregiudicare gli sforzi che tutto il Paese ha messo in campo. Non è il momento delle fughe in avanti o dei protagonismi. Occorrono linee guida omogenee” e “condivise”. “L’idea di lasciare a casa più a lungo degli altri gli anziani non convince ed è una misura discriminatoria nei confronti di una parte molto consistente della popolazione che ha già sofferto tanto a causa dell’emergenza sanitaria da coronavirus”. Lo affermano in in una nota congiunta i sindacati dei pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl, Uilp-Uil insieme alle rispettive associazioni del volontariato Auser, Anteas, Ada sottolineando che “una prolungata assenza di attività fisica e sociale può avere inoltre conseguenze molto gravi sul benessere psicofisico delle persone anziane, soprattutto di chi è molto anziano e di chi ha più di una patologia”. “In sicurezza e quando la comunità scientifica ce lo dirà è auspicabile che le attività produttive riprendano ma dobbiamo farlo con attenzione per non trovarci come alcuni Stati all’estero che per la fretta di riaprire tutto hanno dovuto chiudere tutto“. Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in un’audizione congiunta Camera-Senato sul coronavirus.

I lavori della task force

La task force lavora a griglia di rischi per attività  – La suddivisione delle attività produttive a seconda del rischio contagio, associando a ciascun codice Ateco una “classe di rischio integrato”: è questa una delle prime griglie a cui, in queste ore, sta lavorando la task force guidata da Vittorio Colao in vista delle riunioni plenarie per la fase 2. Uno schema della tabella, che associa ad ogni codice di attività produttiva un rischio basso, medio o alto ricordando se la stessa attività è stata sospesa o meno a causa dell’emergenza Covid, circola in queste ore nella maggioranza e potrebbe essere una delle basi su cui il governo potrebbe lavorare nei prossimi giorni. La tabella, per ogni attività produttiva, assegna una classe di aggregazione sociale – in ordine numerico crescente – e una classe di rischio integrato. Si va ad esempio dalle industrie alimentari, che prevedono una classe di aggregazione sociale pari a 1 e un codice di rischio integrato basso, al settore del trasporto aereo, con un’aggregazione sociale pari a 3 e un codice di rischio integrato alto. Tra le attività con rischio alto, nello schema di lavoro che è ancora ad fase transitoria, c’è quella dell’assistenza sanitaria e quella dell’assistenza sociale non residenziale. Rischio “medio-alto” per attività riguardanti lotterie, giochi e scommesse mentre per le attività di ristorazione, secondo la tabella, il rischio sarebbe “medio-basso”.

La fase 2 dovrà considerare le differenze tra le regioni

Ripartire prima possibile? Io non dico prima possibile, la cosa fondamentale con cui tutti si misurano è il quando, credo invece che un dato centrale sia il come”. Così all’ANSA Fabrizio Starace, membro della task force di Colao. “Nel ‘come’ ci sono tutte le misure che devono essere assunte per garantire la popolazione in generale. Ma il come deve confrontarsi con le situazioni molto differenziate che ci sono sul territorio nazionale, anche rispetto alla tenuta del settore sanitario e sociale. Su questo si gioca la vera partita nella fase 2 e in quelle successive”.