Covid e scolarizzazione femminile: l’allarme degli Avvocati di Roma

La denuncia arriva dal Comitato delle Pari Opportunità per la Giornata internazionale per la eliminazione della violenza contro le donne che si celebra domani, 25 novembre

pandemia

La pandemia non solo ha prodotto “l’aumento dei fenomeni di violenza endofamiliare”, ma anche altri “effetti devastanti, rendendo ancora più difficile la emancipazione femminile soprattutto in settori quali quello della istruzione”.

La denuncia arriva Comitato delle Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Roma nella Giornata internazionale per la eliminazione della violenza contro le donne, che cade ogni 25 novembre.

Diritto all’istruzione negato

A circa 120 milioni di minori nel mondo è negato il diritto all’istruzione. Di questi, la maggior parte, circa il 60 per cento, sono femmine, di età compresa tra i 7 e i 16 anni, secondo i dati ActionAid.

Dei 120 milioni di bambini che non frequentano le scuole, il 40 per cento vive nei paesi meno sviluppati e il 20 per cento in zone di conflitto. Se si dovesse tracciare una mappa dei luoghi in cui l’istruzione è negata soprattutto alle bambine, l’Africa Sub-sahariana avrebbe un ruolo di primo piano: la situazione più drammatica si registra in Somalia, dove il 98% delle ragazze tra i 7 e i 16 anni non va a scuola.

Non va molto meglio in Niger con il 78%, seguito da Liberia, Mali, Burkina Faso e Guinea, dove due minorenni su tre non hanno mai messo piede in un’aula scolastica. Anche in Asia è emergenza, soprattutto in Pakistan, Yemen, Iraq e Siria dove le precarie situazioni politiche ed economiche si traducono in divieti per i più piccoli di conoscere, giocare e vivere la propria infanzia.

Scolarizzazione femminile

“Gli ostacoli alla scolarizzazione femminile nascono da discriminazioni e pregiudizi radicati in numerose culture: tra i bambini che non hanno avuto la possibilità di istruirsi il 54% circa di essi sono bambine”.

“In condizioni di povertà estrema o di conflitti, poi, l’abbandono scolastico delle bambine è una scelta obbligata con nefasti effetti quali matrimoni precoci ed imposti (Asia meridionale, Africa centrale e occidentale) e gravidanze premature (Africa, America Latina e Caraibi)”.

Covid

Situazione peggiorata con l’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus e alla conseguente crisi economica. “Le famiglie, divenute più povere, inducono le giovani ad abbandonare la scuola perché costrette a lavorare per sostenere la famiglia o occuparsi di familiari malati”.

Ed è “destinato ad aumentare” il numero dei circa 12 milioni di matrimoni precoci (1 caso su 6 sotto i 15 anni).

E’ dello scorso 9 novembre la campagna di Aiuto alla Chiesa che Soffre per le cosiddette spose bambine, un’ingiustizia che ogni anno sconvolge la vita di oltre 1.000 minorenni appartenenti alle minoranze religiose del Pakistan.

Il caso Italia

“Anche in Italia – avverte il Comitato – per un nucleo a basso reddito, di fronte alla scelta di mandare a scuola un figlio o una figlia, spesso i genitori dedicano le scarse risorse disponibili all’istruzione del maschio, convinti che ciò rappresenti un investimento che renda a lungo termine”. “La conseguenza – conclude la nota – è un inevitabile divario nel successivo percorso lavorativo”.