Dai social media un algoritmo per studiare le aurore boreali

Un modello numerico aiuterebbe a capir come si originano le tempeste magnetiche e consentirebbe di fare le previsioni del meteo spaziale

Incredibile ma vero. La nostra vita è ormai scandita da algoritmi e proprio un algoritmo aiuterebbe a fare luce sul meccanismo e il ciclo vitale delle tempeste solari all’origine delle bellissime aurore polari. Un po’ come accade nello studio dei social media.

Lo affermano sulla rivista Nature Communications i ricercatori dell’Università di Warwick, insieme a quelli delle università John Hopkins, Bergen e Cranfield.

Alla base delle aurore polari ci sono delle particolari tempeste solari, le sottotempeste. Come spiega Mauro Messerotti, dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), sono causate dall’accumulo di particelle energetiche di origine solare, nella parte alta dell’atmosfera terrestre. “Quando questa si satura, le particelle vengono rilasciate e incanalate lungo linee di forza del campo geomagnetico che portano ai poli magnetici, dando origini alle aurore polari e perturbazioni del campo magnetico. Si tratta di episodi molto intensi ma di breve durata e localizzati alle alte latitudini”, che a volte interferiscono e danneggiano i sistemi di distribuzione elettrica sulla Terra.

Dagli algoritmi sui social alle tempeste magnetiche

I ricercatori hanno elaborato i dati sulle anomalie al campo magnetico terrestre rilevate da un centinaio di magnetometri (gli strumenti che misurano il campo magnetico terrestre) nell’emisfero boreale, con una nuova tecnica che, in modo simile a quanto avviene sui social, permette di trovare gli ‘amici che la pensano alla stessa maniera’. Usando i dati storici di SuperMag, rete di magnetometri, hanno applicato gli algoritmi dei social per trovare dei legami tra i segnali dei magnetometri durante 41 sottotempeste avvenute tra il 1997 e 2001. Hanno così visto che, man mano che passa il tempo, ogni tempesta si sviluppa da molte comunità più piccole in una grande collegata al sistema o alla comunità. In sostanza hanno dimostrato che mentre la tempesta solare inizia con piccoli segnali di disturbo, rapidamente diventa un solo sistema sempre più grande nel giro di circa 10 minuti. Un risultato che potrà essere utile per le previsioni del meteo spaziale.