Il “super” ministro Di Maio c’è rimasto male per come è andata a finire la prima procedura per il Decreto dignità. Non gli sono piaciuti né il dibattito né le eccezioni fatte sulle incongruenze, davvero tantissime, riguardo aspetti importanti per l'economia e l'occupazione. Non gli è andato giù soprattuto il numero di potenziali lavoratori che perderemmo, calcolati con dei parametri assegnati ai vari gangli dello Stato, con una valutazione fatta, probabilmente, per “bollinare” il Decreto.
Ora sembrerebbe che negli ambienti del potere governativo aleggi il sospetto che i dati circolati sarebbero venuti dalla Ragioneria dello Stato e che qualcuno parli di fare pulizia. Non si sa se fare pulizia significhi mandare via chi fa circolare dati che sarebbero errati o chi rema contro. Chissà!
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