Contro la personalizzazione, la partecipazione

La personalizzazione della politica in Italia ha toccato il suo punto più alto, e rappresenta il segnale più eloquente della situazione patologica in cui versa. I partiti ormai si sono piegati a singole persone, che sono arrivate a dare anche il loro nome alle proprie liste. Nella sostanza li posseggono come se fossero cose proprie. Gli organismi democratici formalmente esistono ma contano meno del ‘gran consiglio del fascismo’ che, se da un lato decretò la caduta di Benito Mussolini, dall'altro nel suo corrente funzionamento aveva solo il compito di ratificare le volontà del Duce. Insomma il dettato costituzionale, per molte formazioni politiche italiane è scavalcato, in quanto queste realtà non corrispondono nella realtà ad organismi democratici regolarmente funzionanti come  voluto dai padri costituenti. Questa pietosa condizione, non poteva che degenerare in una contrapposizione, anche esasperata, contro i leader che al momento hanno più successo elettorale. Cosicché alle posizioni di merito delle parti in campo, si sono sostituite le contumelie, gossip, accuse gravissime, trame e complotti contro i propri avversari. Dovremo dunque chiederci: può progredire il nostro paese con questa situazione anomala? Questa malattia della nostra democrazia va curata prestissimo; la cura più efficace è il ritorno alla partecipazione delle persone nella politica ad ogni livello, in modo tale da privilegiare i temi più urgenti, ma anche i criteri più di buon senso per risolverli: la collaborazione nella responsabilità.