Zuccolini (Sant’Egidio): “Vi racconto il Natale ‘diverso’ dei senza tetto”

La testimonianza del Natale 2020 raccontata a In Terris dal portavoce della Comunità di Sant'Egidio, il dottor Roberto Zuccolini

“Quest’anno è stato un Natale diverso ma non meno sentito. Non abbiamo infatti potuto fare il tradizionale pranzo con i poveri a Santa Maria in Trastevere, a Roma. Ma, nonostante la lontananza fisica, è stato un Natale ancora più sentito e vissuto proprio perché siamo ancora nel cuore della pandemia”. A raccontarlo a In Terris è il portavoce della Comunità di Sant’Egidio, il dottor Roberto Zuccolini.

“Siamo di fronte ad un impoverimento ulteriore e significativo della popolazione. Tante famiglie vivono un grande bisogno economico ma anche di vicinanza e sostegno sia da parte delle persone che già conoscevamo da tempo, sia e soprattutto per tutte quelle persone diventate improvvisamente indigenti – i cosiddetti ‘nuovi poveri’ – a causa della crisi scatenata dal coronavirus”.

La storia del pranzo di Natale della comunità di Sant’Egidio

Il pranzo di Natale con i poveri è una tradizione della Comunità di Sant’Egidio da quando, nel 1982, un piccolo gruppo di persone povere fu accolto attorno alla tavola della festa nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, nel cuore di Roma.

Erano circa 20 invitati: c’erano alcuni anziani del quartiere, che in quel giorno sarebbero rimasti soli, e alcune persone senza fissa dimora conosciute nelle strade di Roma. Sono passati quasi 40 anni da quel primo pranzo: da allora la tavola si è allargata di anno in anno e da Trastevere ha raggiunto tante parti del mondo arrivando a coinvolgere 200mila persone in più di 70 Paesi diversi.

Il pranzo di Natale della scorsa edizione a Roma

La raccolta fondi

“La Comunità di Sant’Egidio, per venire incontro alle tante richieste – prosegue Zuccolini – ha attivato dal 7 dicembre un numero – il 45586 – che permette di fare una donazione con chiamata da rete fissa o sms sia per il “pranzo con i poveri” sia per sostenere le attività solidali della Comunità di Sant’Egidio. Infatti, la festa deve essere per tutti, anche per i poveri, specie a Natale”.

Natale con i poveri

“Poi, in questi giorni, a partire dal 19 dicembre, non potendo fare il solito pranzo tutti insieme, abbiamo fatto delle donazioni alle persone bisognose che sono stati dei veri e propri eventi natalizi, anche se sotto diverse forme. Abbiamo cominciato sabato con delle distribuzioni natalizie nei luoghi in cui facevamo già la distribuzione alimentare nei mesi scorsi”.

“Questo è stato un momento davvero significativo perché, grazie a questi pacchi alimentari particolarmente ricchi, abbiamo dato la possibilità a tante famiglie di preparasi un vero pranzo natalizio degno di questo nome. Inoltre, abbiamo aggiunto anche dei regali, dei giocattoli, dedicati ai bambini”.

“Il 24 dicembre sera – prosegue il portavoce della Comunità di Sant’Egidio – in molte città siamo andati a regalare dei pasti caldi alle tante persone che vivono in strada”.

“Il 25 e il 26 dicembre (Natale e santo Stefano) abbiamo organizzato degli eventi nei luoghi dove normalmente avremmo svolto il pranzo di Natale con le tavolate. A Santa Maria in Trastevere quest’anno abbiamo radunato un centinaio di senza tetto – che noi conosciamo bene perché li seguiamo tutto l’anno – e li abbiamo fatti sedere al centro della Basilica. Erano loro gli ospiti d’onore, come recita il vangelo di Luca: ‘Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti‘. E’ questo lo spirito che ci muove come comunità”.

Chiamati per nome

“A ognuno dei poveri invitati nella Basilica, dopo averlo chiamato per nome – racconta Zuccolini – abbiamo dato un regalo personalizzato sui suoi bisogni, proprio perché li conosciamo bene. Finito l’evento – svolto in sicurezza secondo le norme anti covid – gli ospiti d’onore della serata hanno anche ricevuto all’uscita dalla Basilica una borsa termica con, all’interno, un tradizionale pranzo di Natale – lasagne, polpettone, lenticchie etc. – che hanno poi mangiato altrove, poiché non era possibile consumare il pasto insieme”.

Quella dell’attenzione ai poveri è una vera vocazione in comunione con la Chiesa. “Sì, siamo animati dallo spirito cristiano. Solo a Roma, lo scorso anno abbiamo superato la cifra record di 60mila persone sedute alle nostre tavole. Nel mondo, siamo arrivati a 240mila persone. Noi lo facciamo perché non è bene che le persone che vivono difficoltà e indigenza a Natale stiano da sole. E anche perché così noi lanciamo un segnale di speranza ovunque siamo, vale a dire in tutti i continenti. E quest’anno la speranza è un bene prezioso!”.

“Contributo umano fenomenale”

“Grazie al numero per le donazioni – prosegue Zuccolini – quest’anno siamo stati supportati anche economicamente dalla gente che ha così voluto aiutare e sostenere le opere della comunità. Ma la vera sorpresa sono state le persone: abbiamo avuto un contributo umano a dir poco fenomenale: moltissime persone, migliaia di comuni cittadini, si sono rivolti a noi per aiutarci a portare i pacchi o i pasti. Nonostante la pandemia, hanno voluto fare qualcosa di buono a Natale, e questo è sintomatico del buon cuore della gente comune”.

Volontariato in zona rossa

Il volontariato è una delle attività permesse anche in zona rossa, poiché rientra nelle categorie di “stato di necessità“: una circolare della ministra Luciana Lamorgese lo indica espressamente.

“Sì, il volontariato è sempre possibile. Con i bar e i ristoranti chiusi, se non porti da mangiare alle persone che vivono in strada, quelle muoiono di fame. Più necessità di così!”.

Questa povertà ha toccato il cuore di molti. “Solo a Roma – spiega Zuccolini – si sono unite a noi almeno mille persone in più. Inoltre, abbiamo ricevuto sia aiuti economici, sia aiuti in natura quali cibo, vestiario, beni essenziali”.

“Insomma – conclude Roberto Zuccolini – è stato un Natale diverso ma con gli amici, il calore, la gioia di sempre. Anzi di più: azzardo dicendo che forse è stato più sentito dei Natali passati che non erano segnati da questa terribile pandemia. Le persone non si sono lasciate intimorire e hanno risposto con forza. In definitiva, se a causa del coronavirus è aumentata la povertà, è però aumentata anche la solidarietà“.

Qui sotto, il video del Natale “diverso” del 2020 con la comunità di Sant’Egidio.