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Yemen, allarme delle Nazioni Unite per il Mar Rosso

Si aggrava l’emergenza umanitaria nello Yemen.  Per il ministro degli Esteri britannico David Cameron, gli attacchi alle navi mercantili in navigazione nel Mar Rosso sono inaccettabili e devono cessare. In caso contrario saranno adottate iniziative a livello internazionale. “Si tratta di azioni illegali, che non hanno nulla a che fare con Gaza o con Israele. Si tratta della libertà di navigazione e della possibilità delle navi di trasportare i loro carichi”, ha detto Cameron parlando con i giornalisti a Pristina, dove è in visita. Tali attacchi illegali, ha osservato, danneggiano l’intera economia mondiale. “Questi attacchi devono cessare, in caso contrario saranno intraprese azioni”, ha sottolineato il ministro degli Esteri britannico. Senza tuttavia precisare a che tipo di azioni si riferisse. Dallo scorso ottobre gruppi armati yemeniti attaccano navi mercatili nel Mar Rosso. Sostenendo che si tratta di unità legate a Israele o che sono dirette in Israele.

Violazioni del diritto

Gli attacchi da parte degli Houthi nel Mar Rosso sono “illegali, inaccettabili, profondamente destabilizzanti”. E “non c’è giustificazione nel prendere di mira navi civili”. Un nota congiunta è stata diramata dalla Casa Bianca. E firmata da altri Paesi tra cui Italia, Germania Giappone e Regno Unito. Nella dichiarazione viene chiesta la “fine immediata di questi attacchi illegali”. Si tratta di azioni che minacciano vite innocenti in tutto il mondo. E che rappresentano un significativo problema internazionale. Serve, perciò, una reazione collettiva. I Paesi firmatari ricordano, infatti, come quasi il 15 per cento dei traffici commerciali via mare passi dal Mar Rosso. Incluso l’8 per cento del commercio globale dei cereali. Il 12 per cento di quello del petrolio. E l’8 per cento del mercato del gas naturale liquido. Viene quindi chiesta la fine immediata di questi attacchi illegali. E il rilascio delle navi e gli equipaggi posti sotto sequestro in modo illegale. Gli Houthi saranno ritenuti responsabili delle conseguenze. Qualora dovessero continuare a minacciare le vite, l’economia globale e il libero commercio.

Sos Yemen

Anche le Nazioni Unite continuano a mettere in guardia contro le ripercussioni politiche, di sicurezza, economiche e umanitarie dell’escalation militare nel Mar Rosso. L’Onu segnala, inoltre, il pericolo di esacerbare le tensioni regionali. Le ripetute minacce degli Houthi alla navigazione marittima fanno crescere il rischio di un’ulteriore escalation militare. Una situazione esplosiva che desta seria preoccupazione sullo scacchiere planetario. Tutto ciò potrebbe avere un impatto potenziale su milioni di persone in Yemen, nella regione e nel mondo. A lanciare l’appello alla comunità internazionale è stata la riunione del Consiglio di Sicurezza. Khaled Khiari è il segretario generale aggiunto dell’Onu per il Medio Oriente, l’Asia e il Pacifico. “Questi incidenti avvengono nelle aree dello Yemen controllate dagli Houthi  e devono finire”, afferma Khiari. Incoraggiando tutte le parti interessate a “evitare un’ulteriore escalation“. E ad “attenuare le tensioni e le minacce”. Evitare che i conflitti si intensifichino è fondamentale affinché il traffico attraverso il Mar Rosso possa tornare al suo stato normale. Scongiurando il rischio che “lo Yemen venga trascinato in una conflagrazione regionale“.

Allerta della Farnesina

“C’è soltanto un pericolo in questo momento- avverte il vicepremier e ministro degli esteri, Antonio Tajani-. Però mi auguro che non ci siano delle ricadute sui costi dell’energia: la situazione del Mar Rosso. Noi stiamo difendendo anche con la nostra Marina militare la libera circolazione delle navi nel Mar Rosso. Dove i ribelli dello Yemen houthi, amici dell’Iran, stanno attaccando le navi mercantili creando dei problemi. Questo potrebbe provocare un aumento dei costi e c’è una nostra grande preoccupazione. Per quello l’Italia, insieme agli Stati Uniti, al Canada, alla Germania, alla Nuova Zelanda, all’Australia e al Giappone, ha fatto una dichiarazione. Per dire basta attacchi alle navi mercantili. Perché il libero commercio, la libera navigazione è un principio sancito dal diritto internazionale“.  Comunque, prosegue il titolare della Farnesina, “l’Italia è impegnata anche con la nostra Marina militare a difendere la libera circolazione. E, quindi, cercare di ridurre eventuali costi aggiuntivi del prezzo dell’energia”. 

Scenario geopolitico

Anche la Cina si oppone agli attacchi contro le navi civili. “Credo che tutte le parti debbano svolgere un ruolo costruttivo e responsabile nel salvaguardare la sicurezza delle rotte marittime nel Mar Rosso”, sostiene il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin. Il riferimento è appunto ai recenti attacchi partiti dallo Yemen contro le navi commerciali legate a Israele in reazione agli eventi nella Striscia di Gaza. Nel suo intervento Wang non ha menzionato specificamente gli Houthi, il gruppo yemenita che ha rivendicato gli attacchi. Intanto in Libano il leader degli Hezbollah, Hasan Nasrallah è sembrato restio a coinvolgere il partito di Dio nella guerra tra Hamas e Israele. Al di là delle accuse e della retorica roboante, il leader del movimento sciita libanese ha voluto chiarire che “le organizzazioni del fronte della resistenza” anti-israeliana (in Libano, Palestina, Iran, Yemen e Iraq) “si consultano, ma poi decidono e agiscono ognuno in funzione degli interessi dei propri Paesi”.

Escalation

Un’escalation del conflitto non è nell’interesse di nessuno“, ha fatto sapere Washington. E la Turchia ritiene che “gli israeliani si stiano sforzando per cercare di non entrare in guerra con il Libano“. L’alternativa, ha commentato il ministro degli Esteri di Ankara, Hakan Fidan, “sarebbe un vicolo cieco, la guerra non finirebbe”. Anche l’Unifil, la forza di interposizione dell’Onu al confine tra Libano e Israele, ha espresso la sua “profonda preoccupazione per qualsiasi potenziale escalation. Con conseguenze devastanti per le persone su entrambi i lati della Linea blu“.
Giacomo Galeazzi

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