Tu sei il messaggio”, l’affermazione dell’individuo nell’era digitale

A colloquio con Alessandro Nardone, autore del libro "Tu Sei il Messaggio – Il pensiero conservatore nell’era degli algoritmi"

Neanche a farlo apposta all’indomani della querelle apertasi con il blocco di ChatGPT in Italia e della richiesta di moratoria allo sviluppo delle intelligenze artificiali generative, arriva sugli scaffali un libro piuttosto particolare, Tu Sei il Messaggio – Il pensiero conservatore nell’era degli algoritmi, di Alessandro Nardone. Il volume è strutturato come un vademecum, dalla a alla z, relativo a come il pensiero conservatore si possa porre di fronte alle sfide che la discontinuità, che potrebbe diventare una rivoluzione, rappresentata dallo sviluppo delle AI rappresenta sia in campo sociale sia in campo economico. Alt…

Cosa si intende per pensiero conservatore?

Per fugare ogni tipo di equivoco, l’autore parte da una citazione di Prezzolini «Prima di tutto il Vero Conservatore si guarderà bene dal confondersi con i reazionari, i retrogradi, i tradizionalisti, i nostalgici; perché il Vero Conservatore intende “continuare mantenendo”, e non tornare indietro e rifare esperienze fallite. Il Vero Conservatore sa che a problemi nuovi occorrono risposte nuove, ispirate a principi permanenti» che descrive bene come egli voglia definire questa idea. Da qui arriva la rappresentazione dell’individuo come perno centrale di ogni mutamento, di ogni evoluzione, nella continua ricerca di nuove soluzioni e di nuove strade, basandosi su dei principi considerati inviolabili quali possono essere la libertà e l’autodeterminazione. L’uscita di questo libro, come dicevo poc’anzi, è avvenuta, casualmente, nel momento opportuno, a mio parere, anche per poter approfondire il discorso aperto con l’ultimo articolo di qualche giorno fa proprio relativo all’impatto dei nuovi rilasci sulle intelligenze artificiali con una lunga chiacchierata con l’autore che, da buon amico qual è, non si è sottratto.

Le domande che vengono in mente

La prima domanda che viene in mente, sfogliando le pagine, è come sia sorta l’idea per lo scritto e da lì, seguendo lo schema dello scambio libero e non strutturato di opinioni è uscito un quadro piuttosto interessante di quello che è il momento particolare in cui viviamo. Questo saggio ha le basi in un libro di qualche anno fa, un romanzo, dal titolo Il Predestinato che introdusse il personaggio di Alex Anderson, un candidato indipendente alla Casa Bianca che sfidò i grandi nomi come Donald Trump e Hillary Clinton. Per il lancio del libro fu usata una tecnica già vista, ad esempio, con il film the Blair Witch Project creando una campagna elettorale fittizia sui social media che, addirittura, fece pensare all’esistenza stessa di Alex: qui entra il punto chiave su cui si snoda la trattazione, cioè l’informazione parziale, la creazione delle cosiddette fake news e l’utilizzo degli algoritmi per indirizzare e incanalare la percezione delle masse. Ecco, andando per punti Alessandro mi fa un esempio, riportato anche in un capitolo del libro, relativo alle statistiche che, spesso, vengono diffuse dai media. L’argomento mi è molto caro, ovviamente, visto che i metodi quantitativi per l’economia sono una delle mie specializzazioni, poi sfruttata spesso a livello professionale, e la statistica una materia su cui, inizialmente ho penato tantissimo per poi appassionarmici.

Mentire senza mentire

Partendo dai numeri, infatti, mi mostra come si possa strutturare una notizia falsa, pur senza mentire. Questa è una cosa interessante, vero? Ebbene sì, la tecnica la conosco bene anche io: si utilizza un sistema, quello della rilevazione statistica, per ottenere un risultato prefissato a grandi linee e non si forniscono tutti i dati per l’interpretazione dello stesso, come la larghezza del campione, la stratificazione, i quesiti proposti, il periodo e via di seguito. La notizia finale, così, mostrata è, quindi, tecnicamente “vera” e come tale la si fa passare ma se fossero forniti tutti i dati per consentirne una lettura corretta si potrebbe vedere quanto la rilevazione possa essere parziale, insufficiente o, meramente, indicativa per una sola zona o un preciso segmento di popolazione. I sondaggi politici ne sono una prova lampante. Senza pensare proprio alle iconiche “bandierine di Emilio Fede” del 1996 basterebbe  tornare indietro alle elezioni del 2016 in USA quando la vittoria di Trump era data come altamente improbabile o, più recentemente, con i sondaggi precedenti alle elezioni regionali lombarde che indicavano un possibile “testa a testa” tra i candidati che, invece, non c’è stato con la riconferma, quasi plebiscitaria, del governatore uscente.

Le Ai e i social media

Cosa succederebbe se tutto questo fosse, invece, implementato in maniera ancor più radicale nelle comunicazioni insite nei social media, ad esempio? In troppi credono che questi siano piattaforme non mediate, arrivando ad attribuirgli un’autorevolezza maggiore rispetto alle testate giornalistiche, quando, invece, è proprio l’opposto. “Ma tu, quali giornali leggi?” Ecco la domanda trabocchetto. Qui si apre un mondo. I primi che vengono in mente a tutti, Alessandro compreso, sono gli “istituzionali”: il Corriere della Sera, La Repubblica, il Sole 24 Ore… A questi si aggiungono i fogli di opinione più schierata come Libero, il Fatto Quotidiano, Il Riformista, eccetera. Perché trabocchetto, poi? Perché proprio da quello che leggi si capisce chi tu sia e cosa, realmente, pensi. Personalmente io rifuggo i giornali sedicenti “oggettivi”, preferisco quelli palesemente schierati perché mi forniscono anche la chiave di lettura delle notizie e dei commenti ed è proprio quest’ultima la vera discriminante nella formazione di una visione della notizia prima e nella personale rielaborazione poi.

La verità

Qualcuno ti parlerà di verità ma che cos’è? C’è un capitolo apposta nel libro, mi dice sorridendo, e aprendolo trovi una splendida citazione di Eraclito «Non troverai mai la verità, se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspettavi di trovare.» A tal proposito mi mostra una tabella di uno studio di YouGov sulla percezione della realtà da parte di un campione di 1000 cittadini americani. Per molti la verità coincide con la propria percezione quando in realtà le cose sono ben diverse. È proprio così che nascono i miti moderni, da una percezione distorta della realtà, spesso anche spinta da professionisti della comunicazione tramite tecniche di marketing e di news management, che è alla base di diversi fenomeni moderni quale la woke-culture e quello che da anni viene chiamato il politicamente corretto che è arrivato a snaturare anche il significato stesso di alcune parole che, prima di uso comune e ampiamente accettato, oggi sono ritenute offensive.

Il ruolo delle intelligenze artificiali

E le intelligenze artificiali? Come rientrano in questo affresco? Questo è, oggi, un argomento caldissimo perché cosa sono le intelligenze artificiali, alla fine, se non dei sistemi informatici strutturati per simulare la capacità di apprendimento e il pensiero umano? Proprio nella simulazione sta il punto focale perché l’algoritmo di base delle AI è strutturato per permettere al programma di estrapolare i dati immessi nei database accessibili (potenzialmente tutto il web, quindi) e di rielaborarli per strutturare una capacità di risposta simile a quella umana ai quesiti che vengono posti ad esso. Quindi l’accessibilità ai dati, la modalità di rielaborazione e la strutturazione del quesito possono influire in maniera determinante alla risposta che verrà fornita all’operatore ed ecco come questa possa anche essere completamente distorta o manipolata fin dall’origine non essendo in grado, il sistema, di valutare e pesare sia la verosimiglianza dei dati di base sia il tono della domanda.

La domanda di Noam Chomsky che Alessandro pone in incipit del capitolo dedicato ai dati è assolutamente centrata, «Com’è che abbiamo così tante informazioni ma sappiamo così poco?» è l’immagine di quanto sia difficile gestire la moltitudine di informazioni senza una chiave di lettura e come il caos generato dal flusso continuo di informazioni, rendendo difficile il discernimento tra notizie reali e notizie fasulle, renda sempre più difficile gestire il “sapere” salvo possedendo un sistema di gestione dei dati che permetta di classificarli e di analizzarli al meglio.

Le Ai e la loro importanza nell’analisi dei dati

Le AI diventano fondamentali proprio in questo settore, nell’analisi dei dati e nella formazione di un output di massima verosimiglianza che possa essere applicato sia alle analisi economiche sia a quelle demografiche e sociali (si pensi ad esempio ai dati sanitari di una popolazione per poter programmare al meglio l’applicazione dei LES) ma anche di poter indirizzare comportamenti e desideri per strutturare future campagne commerciali o influenzare la percezione delle persone. La pubblicazione dei Twitter Files da parte di Elon Musk dopo l’acquisizione del Social Medium è stata assai importante per mostrare le modalità di azione da parte delle direzioni delle principali piattaforme nella strutturazione di una certa narrazione a uso e consumo di una certa politica editoriale e per mostrare la principale verità nascosta in questo mondo sempre più sprofondato nella tecnologia: che il messaggio principale, l’attore principe di tutto sia e resti sempre l’essere umano.

Alessandro, qui, a fronte della domanda finale su chi possa veramente influenzare il futuro è stato particolarmente esplicito rispondendo «Tu, io, tutti noi… siamo noi il vero motore di tutto, indipendentemente dalla nostra collocazione politica o dalla nostra formazione. Siamo noi, con i nostri comportamenti e le nostre decisioni che creiamo il database enorme su cui si muovono tutti i giganti del web e della tecnologia.» …e questo è il traguardo finale del ragionamento. Come nei secoli passati, sono gli uomini ad essere artefici del proprio destino, sulla base di decisioni e comportamenti, e ogni cambiamento parte da questo; media, politica, cultura tutto ruota intorno alle decisioni delle persone e pure un possibile futuro distopico, possibile per carità, come quello narrato da Aldous Huxley in Brave New World (molto più verosimile rispetto a un 1984 o a un Fahrenheit 451) dipenderà da quello che gli esseri umani decideranno di accettare.

Perché il titolo “Tu sei il messaggio”, alla fine? Perché sarà dalle decisioni del singolo, che poi sommati diventeranno le decisioni delle maggioranze, che si formerà la base della costruzione del futuro, non nella difesa di una memoria di un passato, magari idealizzato, ma nella progettazione e nella creazione del domani.