Tossicodipendenza e lockdown: è allarme per l’incremento delle vendite online

Un viaggio nel mondo della tossicodipendenza: le difficoltà causate dalla pandemia, come le richieste di aiuto respinte a causa delle misure restrittive

La quarantena non è stata vissuta con facilità per le persone più fragili. Un dato su tutti: nelle ultime settimane le vendite online di cannabis legale sono aumentate del 500%. Ad affermarlo la società JustMary.fun, che opera soprattutto nel Nord Italia e che è cresciuta del 600% rispetto al 2019. Il suo amministratore delegato Matteo Moretti ha annunciato che “in pochi mesi abbiamo fatturato quanto prevedevamo di fatturare durante tutto il 2020”. Con le attività commerciali chiuse il settore è cresciuto grazie al servizio di consegna a domicilio anonimo effettuato da fattorini in borghese.

Condizioni di grande difficoltà sociale, emotiva ed economica

Se la vendita di marijuana light rientra nelle attività legali, lo stesso non si può dire dello spaccio di cocaina. Ne ha parlato il comandante del Gruppo Operativo Antidroga (GOA) della Guardia di Finanza del Lazio Stilian Cortese in un forum online organizzato dall’associazione Libera contro le mafie. “La domanda di droga a Roma è aumentata e i prezzi sono schizzati alle stelle – ha confermato Cortese –. Il consumo aumenta perché chiusi in casa i tossicodipendenti ‘impazziscono'”. L’aumento dei controlli in strada e la serrata generale di tutte le attività ha indotto il mercato ad alzare i prezzi. Si calcola che il mezzo grammo di cocaina sia passato dai 30 ai 40 euro, con un aumento del 30%. “Non c’è una correlazione tra ricchezza e consumi: moltissimi clienti sono molto poveri, ma fanno di tutto per comprare la propria dose – ha spiegato il finanziere –. Si parte da una condizione di grande difficoltà economica, sociale, emotiva, che va ad aggravarsi a causa dell’utilizzo delle sostanze stupefacenti”.

La testimonianza da una comunità di recupero

Il lockdown ha sconvolto anche la vita all’interno delle comunità di recupero. “La quarantena per me ha coinciso con la prima verifica, che arriva dopo tre anni di percorso, e invece di tornare a casa sono rimasto qui – ha raccontato Leonardo, 30 anni –. Ho iniziato a fumare cannabis a 12 anni per essere accettato dal mio gruppo di amici e in poco tempo sono passato all’hashish. A 14 ho aggiunto l’alcol e a 15 sono arrivato alla cocaina. La mia vita sregolata mi ha fatto finire nella ketamina, consumata durante fughe da casa di diversi giorni, lontano dai miei genitori separati in casa. A 24 anni ho incontrato una ragazza con un figlio: lei e mia madre mi hanno accompagnato alle sedute del Servizio per le tossicodipendenze (SERT), ma ogni volta che smettevo poi ricominciavo. Quando nell’ottobre del 2016 sono scappato di casa e ho infranto la vetrata del ristorante in cui lavoravo per rubare i soldi necessari a comprarmi una dose, ho capito che avevo davvero bisogno di aiuto. Il 24 dicembre sono entrato nella comunità di San Patrignano”.

Il lockdown e le misure restrittive

Le misure restrittive hanno costretto a ripensare l’intera organizzazione delle attività. “Abbiamo bloccato gli ingressi in comunità, le visite dei parenti e i ritorni a casa: non potevamo mettere a rischio i nostri 1200 ragazzi. Oggi se qualcuno vuole entrare, deve prima sottoporsi a un tampone – ha spiegato il responsabile accoglienza di San Patrignano Virgilio Albertini –. Alcuni ragazzi hanno approfittato del periodo per abbandonare il percorso, ma la maggior parte di loro ha risposto con maturità e responsabilità. Nel frattempo ci sono arrivate diverse richieste da parte dei genitori che, costretti a passare molto più tempo in casa con i loro figli, hanno notato comportamenti sospetti”. L’associazione Nuovi Orizzonti invece ha sfruttato le opportunità offerte dall’emergenza. “La riduzione di tutte le attività esterne ha costretto gli utenti a lunghi periodi di riflessione – ha spiegato la responsabile trentina della comunità Alessandra Cipollone –. Avere parenti e amici affetti dal coronavirus ha intensificato il ricorso alla preghiera, che si è fatta più concreta. Anche noi abbiamo ricevuto tante richieste per entrare nella nostra comunità, ma le abbiamo dovute respingere con dispiacere“.