Gravidanze precoci, un fenomeno anche italiano. Lo rivela l'ultimo dossier della Campagna “Indifesa – La condizione delle bambine e le ragazze nel mondo” presentato oggi a Roma da Terres des Hommes, che quest’anno ha riguardato l’importanza dell’istruzione per proteggere le bambine da alcune delle più frequenti violazioni dei loro diritti come i matrimoni forzati e le gravidanze precoci. Non a caso lo studio è stato pubblicato oggi, alla vigilia della Giornata Mondiale delle Bambine che si celebra domani 11 ottobre. La Federazione internazionale Terre des Hommes (Tdhif), è una rete fondata a Losanna il 22 luglio del 1960 attualmente formata da di 11 organizzazioni nazionali impegnate nella difesa dei diritti dei bambini e nella promozione di uno sviluppo equo, senza alcuna discriminazione etnica, religiosa, politica, culturale o di genere.
Il dossier – consultabile sul sito dell'organizzazione – evidenzia come anche l’Italia non sia immune dal fenomeno delle gravidanze precoci. Nel 2016 – si legge nel rapporto – il numero di bambini nati da madri minorenni è stato di 1.539, ovvero lo 0,33% del totale delle nascite. La maggioranza di queste baby mamme sono italiane (1.226) e più della metà delle nascite si sono registrate nella fascia d’età dei 17 anni (984 parti), mentre sono stati 500 i bambini nati da madri 16enni, 44 da madri appena 15enni e 11 da madri con meno di 15 anni.
A livello territoriale, la Sicilia è risultata essere la regione in cui si è registrato il più alto numero di nascite con madri minorenni (377, di cui 6 ragazzine che non avevano ancora compiuto 15 anni), seguita da Campania (277), Lombardia (162) e Lazio (92).
Dai dati che emergono dal Dossier, nell’Africa Subsahariana e nel Sud-est asiatico si concentrano la maggior parte delle baby spose e baby mamme: ragazzine a volte anche bambine spesso costrette a sposare uomini più grandi di loro, subire abusi e portare avanti gravidanze non desiderate che mettono a rischio la salute del loro corpo e del bambino. Ma i matrimoni e le gravidanze precoci, oltre a privare queste minorenni dei loro diritti fondamentali – istruzione, salute, protezione – privano anche la società del potenziale enorme rappresentato dal contributo che le ragazze potrebbero dare se avessero accesso alla formazione e a un lavoro qualificato, mentre adesso molto spesso finiscono per abbandonare la scuola e la possibilità di un lavoro professionale qualificato. La Banca Mondiale ha calcolato che il buco economico dato dall'assenza di queste baby mamme nel mondo del lavoro compreso sia tra i 15.000 e i 30.000 miliardi di dollari.
La formazione è l'elemento chiave per invertire la rotta. Uno studio ha infatti calcolato che se tutte le ragazze in queste due regioni ad alto incremento demografico (Asia e Africa) potessero completare la scuola secondaria, i matrimoni precoci sarebbero più che dimezzati (-64%) e le nascite da madri minorenni calerebbero del 59%.
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