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Fine vita, Binetti: “Poste le basi per l'eutanasia”

Ci rendiamo conto che quello che chiediamo è un miracolo: del governo, del Parlamento e del Paese, chiamato a prendere posizione”, a fare un “passo indietro” sul tema dell'eutanasia. Per la senatrice di Forza Italia Paola Binetti, un'intera carriera politica a difesa della famiglia e della vita, le basi per arrivare allo sdogamento della “dolce morte” sono state già poste con l'approvazione del “testamento biologico“. Lo ha spiegato a In Terris prima del convegno  “Gravidanza e cancro: diventare genitori dopo una diagnosi oncologica” andato in scena nella sala “Caduti di Nassiriya” del Senato. 

Sull'onda del caso Dj Fabo la Corte Costituzionale ha chiesto al Parlamento di intervenire sul tema del suicidio assistito entro il 24 settembre. In questi giorni sono state presentate le prime proposte. Riuscirete a trovare una quadra?
“Da questo governo, da questa maggioranza, dalla posizione che ha assunto il Partito democratico non mi aspetto molto. Le basi per una naturale evoluzione in senso eutanasico sono state già poste con la legge sui Dat. Legge che io, insieme a un piccolo gruppo di colleghi, non abbiamo approvato”.

Quali rischi comporta?
“Nel momento in cui autorizzi la sospensione dell'idratazione o preautorizzi una sedazione profonda sganciata dalla prospettiva stessa del fine vita stai, di fatto, aprendo a un'eutanasia passiva derivante dalla sottrazione di acqua e di cibo e a una potenzialmente attiva per somministrazione di farmaci. Bisognerebbe riuscire a fare un passo indietro ed è quello che noi, coraggiosamente, stiamo proponendo”.

Vede spiragli da parte dell'esecutivo? 
“Pochi. Da una parte c'è il Movimento 5 Stelle, che ha già depositato disegni di legge sull'eutanasia. Dall'altra la Lega che, in passato, ha assunto posizioni importanti contro l'aborto. Mi auguro che anche in questo campo adoperino la stessa prudenza, per restituire dignità alla vita e, aggiungo, dignità anche al lavoro del medico”. 

In che senso?
“La vera misura che interessa è quella che permetta al medico di intervenire nel suicidio assistito e nell'omicidio del consenziente senza avere ripercussioni. Dobbiamo, invece, lavorare sulla deontologia professionale, sulla dignità del medico – oltre che su quella della vita – e sugli sviluppi della medicina”. 

Dal tema dell'eutanasia a quello dell'aborto. Un tema poco dibattuto è quello delle diagnosi oncologiche in gravidanza che talvolta impongono alla madre la scelta fra la sua sopravvivenza e quella del suo bambino. Come si può intervenire?
“Se una donna sa di avere un cancro non programma una gravidanza. Per cui la prima cosa da fare è cercare di avere diagnosi sempre più preococi”. 

E se questo non fosse possibile?
“L'investimento forte deve essere fatto in una ricerca intelligente, che utilizzi le moderne tecnologie e crei centri di cura e terapia particolarmente avanzati per salvare mamma e bambino. Anche perché una donna, potendolo fare, non sacrificherebbe mai la vita del figlio. Ciò dimostra la relazione strutturale che viene a crearsi fra questi due individui”. 

La ricerca a che punto è?
“Stiamo lavorando su farmaci intelligenti, capaci di colpire solo le cellule malate, risparmiando quelle sane. Può sembrare avveniristico: ma è in questa direzione che si stanno muovendo le più recenti terapie. Nello stesso tempo si sta sviluppando una chirurgia che durante la gravidanza riesce a intervenire sulle ovaie rispettando l'utero. La cosa fondamentale è che non si debba mai mettere una donna nella condizione di dover scegliere fra se stessa e il proprio bambino”.

Luca La Mantia

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