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Ecco quali coste italiane rischiano di scomparire

Dalla Toscana alla Sicilia, passando per la Sardegna ed anche, sul versante adriatico, per l'Abruzzo e la Puglia. Diverse coste, in Italia, devono fare seriamente i conti con i cambiamenti climatici, i quali rischiano di ridurle notevolmente. Oggi a Roma l'Enea, nel corso del vertice su cambiamenti climatici e variazione del livello del Mediterraneo che si tiene fino a domani, ha presentato le nuove mappe di rischio allagamento.

Quali coste rischiano

In Italia continentale – come riferisce ItaliaAmbiente sono state individuate quattro località, tutte sul versante adriatico: tre in Abruzzo – Pescara, Martinsicuro (Teramo) e Fossacesia (Chieti) – e una in Puglia – Lesina (Foggia) – con previsione di arretramento delle spiagge e delle aree agricole. Le altre tre zone individuate sono tutte sulle isole con differenti estensioni a rischio, dai 6 km2 di perdita di territorio a Granelli (Siracusa), ai circa 2 kmdi Valledoria (Sassari), fino a qualche centinaio di ma Marina di Campo sull’Isola d’Elba (Livorno). Il summit operativo – a cui partecipano esperti di organizzazioni nazionali e internazionali, tra le quali Ministero dell’Ambiente, Mit di Boston, Cnr, Ispra, Ingv, Cmcc – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, oltre che Enea – vede al centro della due giorni la presentazione di un nuovo modello climatico, su cui i ricercatori dell’Enea, in collaborazione con il Mit di Boston e la comunità scientifica italiana, stanno lavorando grazie al supporto del supercalcolatore Cresco6 dell’Enea, che integra dati oceanografici, geologici e geofisici per previsioni di innalzamento del livello del Mediterraneo molto dettagliate e a breve termine.

Livello del Mediterraneo destinato ad alzarsi

“Finora le nostre proiezioni di aumento del livello del mare si sono basate su dati dell’Ipcc, la maggiore istituzione mondiale per il clima, che stimano l’innalzamento globale delle acque marine fino a quasi 1 metro al 2100. Ma questi dati difettano di dettagli regionali e per colmare questa lacuna stiamo realizzando un modello unico al mondo che combina diversi fattori, come la fusione dei ghiacci terrestri – principalmente da Groenlandia e Antartide – l’espansione termica  dei mari e degli oceani per l’innalzamento della temperatura del Pianeta, l’intensificarsi di fenomeni meteorologici estremi e dalle maree, ma anche l’isostasia e i movimenti tettonici verticali che caratterizzano l’Italia, un Paese geologicamente attivo dove si manifestano con grande frequenza bradisismi e terremoti anche nelle aree costiere”, spiega il climatologo Gianmaria Sannino, responsabile del laboratorio di “Modellistica climatica e impatti” dell’Enea. “Il Mediterraneo, infatti, ha caratteristiche del tutto particolari: prima di tutto assomiglia più a un lago che a un mare, in quanto bacino semichiuso ‘alimentato’ principalmente dall’Oceano Atlantico, attraverso le Stretto di Gibilterra, ma anche dal Mar Nero attraverso lo Stretto dei Dardanelli. Questo travaso di acque avviene perché l’Atlantico è più alto di 20 cm e il Mar Nero di 50 cm rispetto al Mediterraneo, il cui livello è comunque stimato in crescita nei prossimi anni per l’aumento delle temperature”, conclude Sannino.

Le altre coste italiane a rischio

La mappatura delle sette nuove aree costiere italiane a rischio inondazione – spiega ancora ItaliaAmbiente – va ad aggiungersi a quelle già individuate dall’Enea nell’area costiera dell’alto Adriatico compresa tra Trieste, Venezia e Ravenna, nel golfo di Taranto e nelle piane di Oristano e Cagliari. Ma altri tratti di costa a rischio sono stati rilevati in Toscana – Versilia – nel Lazio – Fiumicino, Fondi e altre zone dell’Agro pontino – in Campania – piane del Sele e del Volturno – e in Sicilia – aree costiere di Catania e delle isole Eolie. “Negli ultimi 200 anni il livello medio degli oceani è aumentato a ritmi più rapidi rispetto agli ultimi 3 mila anni, con un’accelerazione allarmante pari a 3,4 mm l’anno anno solo negli ultimi due decenni. Senza un drastico cambio di rotta nelle emissioni dei gas a effetto serra, l’aumento atteso del livello del mare entro il 2100 modificherà irreversibilmente la morfologia attuale del territorio italiano, con una previsione di allagamento fino a 5.500 km2 di pianura costiera, dove si concentra oltre la metà della popolazione italiana”, sottolinea il geomorfologo Fabrizio Antonioli dell’Enea.

redazione

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