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Rsa, come cambiano le residenze per anziani dopo la pandemia

Il rispetto di ogni persona accolta in una Rsa “impone l’attenzione a indicatori della qualità della vita“. Attraverso strumenti che aiutino a “comprendere come potenziare” il benessere. L’inclusione. E l’indipendenza degli anziani. L’obiettivo è misurare scientificamente la capacità di creare luoghi abitativi salutari. Relazioni interpersonali sananti. E la capacità di offrire servizi in grado di garantire agli ospiti delle Rse tutto il benessere possibile.

La missione delle Rsa

Le Rsa sono state l’epicentro della pandemia. In che modo il Covid ha cambiato la missione delle residenze per anziani?  A spiegarlo è il padre generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza. Afferma don Carmine Arice: “E’ possibile vivere bene nelle Rsa”. Le Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) per anziani. Ma anche le Rsd per i disabili. Stanno finalmente tornando a riaprire le porte alle visite dei parenti. Dopo oltre un anno e mezzo di isolamento.

L’esperienza del Cottolengo

Il Cottolengo si occupa di numerose Rsa. E si interroga sul futuro di queste strutture. A fronte del costante aumento di una popolazione anziana non autosufficiente. Con pluri-patologie. Le Rsa, come le Rsd, le Ra e i social housing. Sono realtà nate concettualmente per “favorire la fraternità e la vicinanza degli ospiti accolti”. Padre Arice riflette alla luce dei dati sulla popolazione anziana non autosufficiente. Anche da un punto di vista scientifico. “Ci sono situazioni in cui la soluzione più adeguata e possibile non può che essere la residenza assistenziale. Rispetto all’assistenza domiciliare“, spiega al settimanale della diocesi di Torino, La Voce e il Tempo. Ad essere analizzate sono le prospettive future delle Rsa dopo il periodo di isolamento per la pandemia.

Massima attenzione

Secondo il superiore del Cottolengo “ne consegue la massima attenzione al progetto di vita delle persone che si accolgono nelle strutture. Che non devono essere soffocate da corrette procedure. Bensì da adeguate proposte di vita. Capaci di rispondere agli effettivi bisogni degli ospiti”. Aggiunge padre Arice: “Dobbiamo affrontare il futuro con alcune attenzioni. In primo luogo un’attenzione socio-sanitaria e assistenziale. Che risponda in modo adeguato alla domanda, anche da un punto di vista caritativo. Gli anziani e i disabili sono persone che hanno bisogno di relazioni significative. E ciò valeva anche prima della pandemia”.

Qualità di vita

“Dobbiamo mettere sempre di più al centro la qualità di vita dell’ospite. Facendo in modo che non siano solo le procedure ad essere determinanti circa l’organizzazione di una realtà. Ma sia soprattutto lo scrutare come favorire al massimo il benessere della persona. Che indubbiamente è dato dalle relazioni– chiarisce don Carmine Arice-. Su questo punto c’è ancora molto cammino da fare ovunque. Sia nel pubblico che nel privato. Dobbiamo dunque adoperarci tanto. Perché non ci sia solo attenzione alla dimensione alberghiera. Ma ci sia altrettanta cura della dimensione sociale e spirituale. Tutte queste dimensioni devono essere armonizzate”.

Casa di riposo di Cadine Trento – Foto © Paolo Pedrotti

Segno di misericordia

Le relazioni sono “fondamentali”. In quanto costituiscono il “bene primario della persona“, precisa il padre generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza. Le case del Cottolengo in Italia accolgono oltre 1.500 tra anziani con patologie neurodegenerative. E persone disabili con disturbo del neurosviluppo. “Abbiamo riaperto la visita ai parenti ed anche ai volontari– racconta don Carmine Arice-. Gli ospiti, che sono in grado, possono anche uscire dalle strutture insieme ai propri cari“.

Un’anziana accolta in una Rsa

Domande di ammissione

“Ora che le strutture hanno riaperto le domande di ammissione in Rsa stanno crescendo– puntualizza il superiore del Cottolengo-. Sono certo che nelle nostre case torneranno a breve le liste d’attesa. A cui eravamo abituati prima della pandemia. In primo luogo bisogna fare in modo che i protocolli anticovid non siano l’unico riferimento nella gestione delle Rsa. Tenendo conto delle procedure, il riferimento deve prima di tutto essere la ricerca della qualità di vita delle persone. E il benessere degli ospiti. Mettendo in campo azioni virtuose. Che, per esempio, ci permettano di affrontare un’eventuale nuova ondata di contagi. O in futuro una nuova pandemia.  E’ doveroso chiederci se possiamo continuare a tenere isolate le persone ad oltranza? Oppure ci sono altre modalità per convivere con il virus, o i virus. Preservando la salute e la vita nella sua complessità?”

Comitato

Alla alla Piccola Casa è stato recentemente costituito un Comitato scientifico. Che metterà a studio in modo precipuo il tema della qualità di vita nelle Rsa per anziani. E nelle Rsd per le persone con disabilità. In modo tale da strutturare un gruppo di lavoro. Che, con approccio scientifico, analizzi la questione del benessere e del progetto degli ospiti.

 

Giacomo Galeazzi

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