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Pochi posti per le specializzazioni. In Italia non bastano i medici

Italia con pochi medici specializzati. Le 4200 borse di specializzazione previste per i laureati in medicina sono insufficienti a coprire le esigenze del Ssn. Ne servirebbero almeno cinque volte di più. E neanche la pandemia ha colmato questa drammatica lacuna del sistema sanitario. Nei prossimi cinque anni 35 mila medici andranno in pensione. L’imbuto formativo impedisce a molti laureati in medicina di specializzarsi perché i posti disponibili sono pochi. E quindi in tanti sono impossibilitati ad accedere alla professione medica.

Sos sanità-Italia

E così migliaia di cittadini in tutto il Veneto stanno raccogliendo le firme. Per rimarcare la grave carenza di medici di famiglia che lascia in molti casi intere comunità senza il presidio sanitario di base. “Il problema è enorme- afferma Claudio Beltramello, coordinatore del gruppo regionale Pd su Sanità e Sociale-. E dipende da molteplici fattori. Primo, l’errata programmazione del numero di borse di studio per formare nuovi medici di famiglia. Oggi sono 300 l’anno, fino al 2021 erano 250. Numeri minuscoli rispetto ai bisogni. E la situazione diventa ancora più paradossale pensando che di medici già laureati in attesa di specializzazione ce n’erano. E ce ne sono davvero tantissimi”.

Usca e centri vaccinali

Un secondo fattore, prosegue Beltramello, “sono i pensionamenti anticipati rispetto all’età massima cui un medico di famiglia può andare in pensione, ovvero 70 anni. In questi due anni è esplosa l’esasperazione dovuta al sovraccarico di lavoro. Con il senso di abbandono da parte delle istituzioni. Ciò ha giocato un ruolo chiave per portare alla pensione anticipata moltissimi medici che avrebbero potuto lavorare almeno per altri 3-4 anni”. Da ultimo, rileva il coordinatore, “la scarsissima attrattività per i giovani medici delle sostituzioni a tempo determinato dei medici di famiglia. Troppo lavoro complesso e retribuito davvero troppo poco. Tanto che la stragrande maggioranza preferisce le Usca o i centri vaccinali“.

Carenza di personale

In Trentino, sono 99 i medici di medicina generale che sono andati in pensione o hanno cessato l’attività. Nei prossimi due anni altri 18 usciranno dal lavoro. Lo scorso novembre erano 43 le zone carenti. E ne sono state “coperte” solo 7. In Consiglio provinciale l’assessora alla Salute Stefania Segnana ha risposto ad una interrogazione di Paolo Zanella (Futura). Fornendo informazioni sulla carenza di medici di medicina generale. E sulle iniziative di sostegno a quelli in servizio. “Le misure per porre un argine al problema sono state messe in campo. Soprattutto aumentando i posti nella scuola di medicina generale– sostiene Segnana-. Si è passati dai 23 posti nel triennio 2018-2020 fino ai 43 per il prossimo triennio. Agli iscritti sono state concesse borse di studio che impegnano i medici a lavorare in Trentino. Di recente è stato stipulato un accordo che introduce la medicina di gruppo integrata. E potrà servirsi di personale infermieristico.

Italia in affanno

Il Covid, evidenzia Segnana, non ha favorito il passaggio alle nuove forme organizzative. Ma “stiamo lavorando per minimizzare i disagi”. Il quadro tracciato dall’assessora, secondo Zanella, è “drammatico“. Perché “mostra una grave scopertura di medici“. Quindi “giusto aumentare i posti nella scuola di medicina generale”. Ma, averte l’esponente di Futura, “ci si sta incastrando“. Perché “si dà la possibilità dei medici in formazione di seguire pazienti che così non possono partecipare alle lezioni“. Si deve però “puntare con urgenza sulla sburocratizzazione. Sulla collaborazione con infermieri. E sulla concessione di sedi gratuite“, sottolinea Paolo Zanella

Giacomo Galeazzi

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