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Le 10 categorie nella mappa delle fragilità. Tre milioni di italiani “ad alto rischio”

Gli italiani fragili sono tre milioni. Un milione e duecentomila sono gli over 60 non vaccinati. Dieci le categorie più a rischio. Dai trapiantati ai malati oncologici. Sono innanzi tutto le persone individuate dal Piano nazionale vaccini come particolarmente esposte al rischio elevato di sviluppare forme gravi di Covid-19. A causa di un danno d’organo pre-esistente. Per una malattia rara. O per una compromissione della risposta immunitaria a SARS-CoV-2 (estremamente vulnerabili). O per grave disabilità (fisica, sensoriale, intellettiva, psichica. Secondo la legge 104 del ’92. Tre milioni di italiani, dunque, rientrano in una della dieci categorie dei fragili.

Categorie più esposte

All’inizio della campagna vaccinale le associazioni dei pazienti onco-ematologici hanno richiamato l’attenzione sulla condizione di fragilità. I malati immunodrepressi “rischiano complicazioni gravissime in caso di infezione da Covid-19. Proteggerli è un dovere. Sono circa 3 milioni in Italia i pazienti definiti, per le patologie da cui sono affetti, “fragili” e “molto fragili”. Mentre la platea di anziani conta oltre 13,8 milioni di over-65 e 2,2 milioni di persone che hanno superato gli 85 anni di età.  Attualmente, nella fascia degli over-60, sono 1,2 milioni le persone ancora senza vaccinazione. E rappresentano la categoria che maggiormente affolla ospedali e terapie intensive. Le categorie di pazienti fragili e molto fragili sono in particolare dieci. Così come indicate dalle circolari del ministero della Salute. A queste persone la vaccinazione anti-Covid, sia per il ciclo primario sia per la terza dose addizionale, viene garantita prioritariamente.

Italiani in pericolo

Le 10 categorie di pazienti in condizioni di fragilità comprendono le seguenti situazioni. Trapianto di organo solido in terapia immunosoppressiva. Trapianto di cellule staminali ematopoietiche. Attesa di trapianto d’organo. Terapie a base di cellule T. Patologia oncologica. Immunodeficienze primitive. Immunodeficienze secondarie. Dialisi e insufficienza renale cronica grave. Pregressa splenectomia. Aids. Nelle categorie fragili sono indicate anche le persone con Sindrome di Down. Grave obesità e disabilità (fisica, sensoriale, intellettiva e psichica).

Contatti stretti

Con il ritorno al lavoro dei contatti stretti delle persone positive al Covid e la riapertura delle scuole si rischia, poi, una ulteriore esplosione di contagi. L’allarme arriva da Cgil, Cisl e Uil che chiedono al governo di ripristinare le tutele previste fino al 2021 per i lavoratori. A partire dalla cassa integrazione Covid. E dall’equiparazione della quarantena per contatto alla malattia. Il tema è delicato soprattutto per quanto riguarda le coperture finanziarie. Dato che, a fronte di 200 mila contagi al giorno, le persone che dovrebbero restare a casa per un contatto stretto avuto durante le feste potrebbero essere centinaia di migliaia. E garantire un’indennità di malattia anche a queste persone (oltre che ai positivi) potrebbe portare a un esborso significativo. Secondo le nuove regole le persone vaccinate con tre dosi o con due da meno di 120 giorni possono uscire con la mascherina Ffp2. E quindi anche lavorare. Ma, a causa dell’alta contagiosità della variante Omicron, questo potrebbe significare ampliare la diffusione del virus.

Copertura per gli italiani

Al momento si sta ragionando su una copertura per i lavoratori fragili che dovessero avere un contatto. Ma i sindacati chiedono che la tutela sia estesa a tutti i lavoratori così come è stato fino alla fine del 2021. “Dal 2022 non c’è la cassa integrazione Covid – avverte la segretaria confederale della Cgil, Rossana Dettori – non ci sono i congedi e non c’è la malattia in caso di contatto stretto. Si rischia che la gente vada al lavoro senza neanche avvertire del contatto per non perdere lo stipendio. Rischiamo l’esplosione dei contagi. Chiediamo l’aggiornamento dei protocolli sulla sicurezza. E che si applichino in modo stringente sul lavoro le misure fondamentali. Come il distanziamento, la sanificazione e le mascherine”. Si sottolinea inoltre l’importanza dell’esclusione della malattia per quarantena dal normale periodo di comporto. Superato il quale si rischia il licenziamento”.

Sindacati

Tutte le tutele per i lavoratori messe in campo durante l’emergenza- spiega il segretario confederale della Cisl Angelo Colombini– vanno mantenute fino alla fine dell’emergenza per ora prorogata da fine 2021 a marzo”. Al momento non c’è stata risposta dal governo neanche sulla lettera inviata unitariamente da Cgil, Cisl e Uil a fine anno sulla tutela dei lavoratori fragili. “Bisogna aggiornare i protocolli sulla sicurezza-precisa- e rilanciare la vaccinazione. Non basta obbligare gli over 50, l’obbligo dovrebbe valere per tutti i maggiorenni“. “Abbiamo chiesto un incontro al Governo – dice la segretaria confederale Uil Ivana Veronese – ma al momento non c’è nessuna risposta – c’è grande preoccupazione. Capisco che c’è un problema di coperture ma è grave che si decida sulla base delle considerazioni del ministero del Tesoro. Qui è un problema di salute pubblica. Vanno ripristinate tutte le tutele, anche la cassa integrazione Covid e i congedi. Se facciamo finta di niente è un disastro”.

Giacomo Galeazzi

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