Fra Emiliano: “C’è bisogno di un’educazione alla benedicenza”

L'intervista di Interris.it a fra Emiliano Antenucci, rettore del Santuario della Madonna del Silenzio ad Avezzano, autore del libro "Parla bene o taci. Istruzioni per la benedicenza"

Fra Emiliano Antenucci e la Madonna del Silenzio (© Facebook)

La gentilezza è ritenuta un linguaggio universale e compreso ad ogni latitudine. Non deve essere utilizzata solamente nelle riunioni sociali ma, soprattutto, nelle circostanze difficili, per incentivare il dialogo e la comprensione reciproca, sia tra le singole persone che per quanto riguarda interi popoli. Lo scorso maggio, Papa Francesco, in occasione della 57ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni, ci ha esortato a “comunicare con il cuore, nella verità e nella carità” e, citando il pensiero di Benedetto XVI, ha ricordato che “Il programma del cristiano, il programma del buon Samaritano, il programma di Gesù è un cuore che vede dove c’è bisogno di amore e agisce in modo conseguente”. Parlare bene è quindi fondamentale per accrescere il rispetto vicendevole ed un inizio positivo per agire nei confronti del nostro prossimo con altruismo.

La Madonna del Silenzio (© Facebook)

L’intervista

Fra Emiliano Antenucci è l’autore del libro “Parla bene o taci. Istruzioni per la benedicenza” che verrà pubblicato a breve in cui si evidenzia il bisogno di “un’educazione alla benedicenza, cioè, parlare bene o tacere”. Interris.it ha intervistato fra Emiliano, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e rettore del Santuario della Madonna del Silenzio ad Avezzano, sulla sua ultima fatica letteraria.

Fra Emiliano, in che modo, secondo lei, si può educare alla benedicenza e al parlar bene?

“Innanzitutto, lo si fa pensando e amando bene. Dobbiamo imparare a dire bene e non male. Questa è una questione molto importante che riguarda sia l’educazione che il linguaggio.”

In che modo, ognuno di noi, attraverso la benedicenza arriva alla carità verso gli altri?

“Purtroppo, all’interno di seminari, conventi, famiglie e luoghi di lavoro siamo abituati a parlare degli altri. Dobbiamo invece educarci al linguaggio perché, ogni parola, può essere una carezza o un abbraccio, ma anche una pietra, un proiettile o una spada. Credo che la Madonna del Silenzio ci insegni anche l’uso giusto delle parole in termini di carità verso le persone che incontriamo. Il silenzio è il grembo di tutte le parole e insegna anche la carità verso gli altri.”

Come si possono educare le giovani generazioni al parlare bene e con amore?

“Lo si può fare innanzitutto nella scuola. Educare al parlare bene significa anche pensare bene perché la bocca parla di ciò che c’è nel cuore. La parola toglie il velo a quello che c’è nell’anima ed è quindi importante pensare bene e amare bene. È anche una questione di cultura e mentalità.”

Sant’Agostino scriveva “Se taci, taci per amore e, se parli, parla per amore”. Che significato ha questa frase letta nella società di oggi?

“Noi siamo immagine e somiglianza della Santissima Trinità. Siamo fatti per comunicare e non per fare silenzio. Il pensiero di Sant’Agostino è una frase di discernimento: è l’amore che ci dona gli occhi ed anche la bocca per decidere se parlare o fare silenzio. Le madri, ad esempio, sono le più grandi psicologhe dei figli e sanno quando parlare o tacere. Certamente dovrebbero essere evitati i due estremi opposti, ovvero il mutismo ed il parlare sempre. Sant’Agostino ci dice ‘liberami dalle tante parole ma donami la vera parola di Dio’.”