La Croce, “firma di Dio” per tutte le sue opere

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La croce è la dichiarazione d’Amore di Dio, simbolo cosmico che lega la terra al cielo, segno dei salvati e protezione potente contro il male. La vita dei santi è stata segnata dalla croce, anzi la croce è la “firma di Dio” per tutte le Sue opere, per tutti i Suoi servi e tutte le persone che aderiscono alla Sua volontà. Senza la croce, non c’è cammino autentico spirituale, senza croce, non c’è delizia e felicità di vita. La nostra vita è una “pasqua”, un passaggio dalle tenebre alla luce, dal dolore alla gioia, dall’odio all’amore. Il santo vescovo Don Tonino Bello così scriveva: La croce, l’abbiamo isolata: è un albero nobile che cresce su zolle recintate, nel centro storico delle nostre memorie religiose, all’interno della zona archeologica dei nostri sentimenti. Ma troppo lontano dalle strade a scorrimento veloce che battiamo ogni giorno. Abbiamo bisogno di riconciliarci con la croce e di ritrovare, sulla carta stradale della nostra esistenza paganeggiante, lo svincolo giusto che porta ai piedi del condannato! Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per definire la croce. La mia, la tua croce,non solo quella di Gesù. Coraggio, allora: la tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre “collocazione provvisoria”. Il Calvario, dove essa è piantata,non è zona residenziale. E il terreno di questa collina, dove si consumala tua sofferenza,non si vedrà mai come suolo edificatorio”.

Nel nostro cuore risuona il canto: “Ti saluto, o Croce Santa che portasti il redentor..”. La grande consolazione di Dio è che noi non portiamo la croce da soli, ma con Lui, per Lui e in Lui. L’illusione diabolica di essere schiacciati dalla sofferenza, abbandonati da tutti e lasciati soli a morire. La fede in Gesù morto e risorto per noi, ci dona pace, amore e forza nel cuore, per affrontare la vita di ogni giorno. La nostra vita è una “processione”, dal venerdì santo alla domenica di Pasqua. Cerchiamo di non essere cristiani del “venerdì santo” tristi e musoni, ma della domenica di resurrezione gioiosi e festosi. La croce ci ricorda che siamo chiamati come una candela a donare la luce, mentre consuma tutta se stessa. La croce ci ricorda che ci dobbiamo “consegnare” e “abbandonare” al Padre delle misericordie ogni giorno. Concludo con una preghiera bellissima del cardinal Angelo Comastri dedicata a Gesù crocifisso:

O Gesù, mi fermo pensoso
ai piedi della Croce:
anch’io l’ho costruita con i miei peccati!
La tua bontà, che non si difende
e si lascia crocifiggere, è un mistero
che mi supera e mi commuove profondamente.
Signore, tu sei venuto nel mondo per me,
per cercarmi, per portarmi
l’abbraccio del Padre.
Tu sei il volto della bontà
e della misericordia:
per questo vuoi salvarmi!
Dentro di me ci sono le tenebre:
vieni con la tua limpida luce.
Dentro di me c’è tanto egoismo:
vieni con la tua sconfinata carità.
Dentro di me c’è rancore e malignità:
vieni con la tua mitezza e la tua umiltà.
Signore, il peccatore da salvare sono io:
il figlio prodigo che deve tornare, sono io!
Signore, concedimi il dono delle lacrime
per ritrovare la libertà e la vita,
la pace con te e la gioia in te.
Amen.