Fede e ragione nella testimonianza agli scienziati di don Aldo Buonaiuto. Dalla missione caritativa negli Stati Uniti accanto alle suore di Madre Teresa di Calcutta all’apostolato all’Istituto Spallanzani di Roma con i malati di Aids. Dalla condivisione del cammino a difesa della vita e al servizio degli “invisibili” fino all‘impegno per le vittime della tratta e delle sette occulte.
Si è conclusa all’Università Cattolica del Sacro Cuore la quinta edizione del master in “Antibiotic Stewardship” diretto dal professor Roberto Cauda. Giovedì si è svolta la conferenza alla sede di Roma del sacerdote di frontiera della Comunità Papa Giovanni XXIII e parroco di San Nicolò nella diocesi di Fabriano-Matelica guidata dall’arcivescovo Francesco Massara. Sul tema “Emergenze sanitarie e non solo”. In occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Don Aldo Buonaiuto ha evidenziato nell’incontro con gli allievi del master come le impervie e dolorose vie della pandemia abbiano condotto le fasce più vulnerabili della popolazione verso una condizione di abbandono sempre più estremo. In particolare il sacerdote impegnato in numerose opere sociali ha descritto la situazione di coloro che già prima dell’emergenza Covid erano vittime della “cultura dello scarto“. E che da quasi due anni si ritrovano ad essere ulteriormente emarginati. “E’ cresciuto a dismisura il numero delle persone fragili abbandonate a se stesse nell’emergenza Covid- ha ricordato don Buonaiuto-. Sono gli ‘invisibili’ di una società impoverita. Ripiegata cinicamente sul proprio ‘particulare’. E ammantata di indifferenza. E nella zona grigia dell’abbandono rientrano i ragazzi che trascorrono le loro giornate inchiodati agli schermi dei loro smartphone, i disabili senza aiuto, gli anziani privati nelle Rsa di quelle visite che davano senso alla loro vita”.
Si è drammaticamente estesa, ha sottolineato don Buonaiuto, una fascia della sofferenza e del disagio che va dagli ospizi blindati per abbassare il rischio dei contagi alle ambulanze in cui sono entrati malati che non ne sono più usciti. Il sacerdote di frontiera della comunità Papa Giovanni XXIII ha citato il messaggio dei vescovi italiani per la Giornata della Vita che mette in guardia dalle “manifestazioni di egoismo, indifferenza e irresponsabilità” nelle quali trovano espressione i complottismi di minoranze accanitamente contrarie a qualunque strategia o metodo anti-contagio, fosse anche un semplice tampone. La scienza è un “dono speciale che viene dallo Spirito Santo” ha osservato don Buonaiuto richiamando le riflessioni di papa Francesco su “fides et ratio” in udienza generale. Al contrario, secondo il Pontefice, “quando orbitiamo solo attorno a noi stessi e ai nostri bisogni, indifferenti a quelli degli altri, la notte scende nel cuore. Il cuore diventa oscuro. Presto si comincia a lamentarsi di tutto, poi ci si sente vittime di tutti e infine si fanno complotti su tutto. Lamentele, senso di vittima e complotti. È una catena”.
Don Aldo Buonaiuto ha segnalato l’importanza nell’attività clinica di conservare sempre una dimensione di profonda umanità che metta al riparo il personale sanitario dal considerare i pazienti come meri numeri. Per quanto riguarda poi il valore dell’alleanza tra fede e scienza, è stata ricordata la costituzione dogmatica “Dei Filius” (1870) con cui già il Concilio Vaticano sottolineava che “non vi potrà mai essere vera divergenza tra fede e ragione”. E la costituzione pastorale “Gaudium et spes” (1965) laddove benedice la figura dello scienziato: “Chi scandaglia i segreti della realtà viene come condotto dalla mano di Dio”.
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