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Nel mese missionario ecco il ponte solidale con l’Etiopia. Sos guerra e malnutrizione

La missione in Etiopia. Al centro dell’Ottobre missionario le popolazioni provate da guerra e malnutrizione. Gli effetti economici della guerra in Ucraina e della siccità provocano nel Corno d’Africa una crisi senza precedenti. Nella capitale Addis Abeba l’attenzione è principalmente rivolta a far accedere all’istruzione i più piccoli. Suor Carmen Sammut ha dato vita ad un programma di borse di studio. Per offrire ai bambini di famiglie in difficoltà finanziarie la possibilità di istruirsi. E di crearsi un avvenire. A Meki l’impegno di Catholic Mission è rivolto in particolare alle donne. Affinché possano apprendere competenze. E ottenere l’indipendenza finanziaria per la propria formazione professionale. La direzione delle Pontificie Opere Missionarie (POM) australiane, Catholic Mission, rivolge all’Etiopia il suo impegno per l’Ottobre missionario. Un ponte solidale con la Chiesa e le comunità locali. Ne derivano una serie di programmi di sviluppo missionario. Il loro obiettivo è la lotta alla malnutrizione. L’alfabetizzazione dei bambini. E la formazione professionale delle donne.

Allarme Etiopia

Nella regione rurale di Emdibir, sottolinea l’agenzia missionaria vaticana Fides, il 70 per cento delle famiglie ha grosse difficoltà di reperire cibo. Qui, attraverso una mobilitazione caritativa internazionale, sono state realizzate micro-attività economiche. Tra queste un allevamento di capre. Le cui risorse aiutano a combattere la malnutrizione. Una piaga che è causa di morti infantili nel 50% dei casi. Il progetto è guidato da padre Habte. Un sacerdote impegnato a far uscire la comunità locale dal disagio sociale e dalla povertà. Creando occupazione. Fornendo risorse alimentari sostenibili. Portando speranza. Inoltre continua anche quest’anno nelle scuole australiane l’iniziativa Socktober. Volta a sensibilizzare i giovani al tema della missione. Attraverso il gioco del calcio i ragazzi vengono portati ad approfondire il senso della missione. E interiorizzano il significato dell’essere missionari. Sperimentando la centralità della solidarietà nella vocazione cristiana.

Emissario Usa, stop ostilità

Oltre alla rete solidale delle missioni, si muove la diplomazia internazionale. Gli Stati Uniti invieranno in Etiopia l’emissario speciale per il Corno d’Africa. Mike Hammer esorterà “tutte le parti” coinvolte nel conflitto nella regione del Tigray a cessare i combattimenti. Stop, quindi alle operazioni militari. E impegno condiviso per i negoziati di pace. La Casa Bianca condanna il ritorno dell’Eritrea nel conflitto. La continua offensiva del Tplf (Fronte di liberazione del popolo) attorno al Tigray  E gli attacchi aerei del governo etiope. L’amministrazione statunitense invoca la ripresa delle operazioni umanitarie. E chiede che ognuno faccia la sua parte. Dopo una tregua di cinque mesi, da una settimana sono ripresi i combattimenti. Intorno alla punta sud-orientale del Tigray.  Il governo federale etiope e le autorità ribelli del Tigray sono in conflitto dal novembre 2020. E si accusano a vicenda di aver dato inizio a queste nuove ostilità. 

Attacco in Oromia

Intanto miliziani di etnia Amhara hanno attaccato una località della regione dell’Oromia. Nell’Etiopia occidentale. Sono rimaste uccise diverse decine di persone. A riferirlo sono alcuni sopravvissuti. Mentre le autorità regionali accusano della strage i ribelli del cosiddetto “Esercito di liberazione dell’Oromo” (Ola). E sottolineano che il bilancio di sangue dell’attacco “resta da confermare”. Secondo i residenti, l’attacco ha preso di mira la città di Agamsa. Gli aggressori hanno attaccato la città da tre direzioni. Con armi da fuoco. E “hanno continuato i loro attacchi per ore”, racconta un uomo fuggito dal centro. “Hanno ucciso circa 100 residenti. Sono state bruciate molte case e negozi. Sono stati saccheggiati magazzini alimentari. E il bottino è stato portato via con risciò, auto e moto“, aggiunge il testimone. L’Ola in una dichiarazione ha accusato la milizia “Fano” di etnia di Amhara “Hanno ucciso almeno 62 persone ad Agamsa“, sostiene l’Esercito di liberazione dell’Oromo.

 

Giacomo Galeazzi

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