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Delfino (La bici della libertà): “Pedalare rende tutti liberi e felici”

Lo sport è un fattore di inclusione fondamentale per le persone con disabilità. In particolare, costituisce un elemento di crescita e formazione che permette di raggiungere un importante benessere interiore. La disciplina sportiva consente di rafforzare l’autostima, assumere la valenza di un percorso riabilitativo e, soprattutto, abbattere ogni forma di stigmatizzazione sociale.

L’esperienza della Valle d’Aosta

A tal proposito, in Valle d’Aosta, per permettere a ognuno la realizzazione dell’attività sportiva, grazie all’impegno dello sportivo Alessandro Delfino e al sostegno di diverse realtà del territorio, si è dato vita al progetto “La bici della libertà”, un viaggio solidale svoltosi dal primo all’otto dicembre, che ha l’obiettivo di sostenere e includere attraverso l’uso della bicicletta le persone con disabilità. Interris.it, in merito a questa esperienza di sport ed empatia, ha intervistato lo stesso Delfino, atleta di bici trial che, in passato, ha partecipato a varie competizioni, fino ad entrare a far parte della nazionale italiana della disciplina, vincendo varie gare e diventandone poi maestro. Attualmente ha una scuola ad Aosta, dove insegna ai bambini questo sport.

L’intervista

Come nasce e che obiettivi ha il progetto “La bici della libertà”?

“Il progetto “La bici della libertà” nasce dal mio essere altruista. In precedenza, avevo già fatto delle attività con delle persone non vedenti che mi avevano dato molto a livello umano e morale, come ad esempio la capacità di apprezzare le piccole cose come il cambiamento dell’aria quando si va in bici, il profumo degli alberi e il cinguettio degli uccelli. Da quel momento ho pensato di fare qualcosa di più per queste persone speciali ed ho quindi dato inizio ad una raccolta fondi per l’acquisto di un particolare tandem a pedalata assistista che ha un costo molto elevato e, di conseguenza, ho organizzato l’iniziativa. Sapevo che c’era A.I.D.A., acronimo di Alta Italia da Attraversare, ossia un percorso ciclabile che, dal Moncenisio fino a Trieste, unisce tutto il nord Italia. Però, siccome abito ad Aosta, ho fatto un nuovo percorso, partendo da Aosta e intersecando A.I.D.A. a Vercelli e arrivando a Trieste. Lungo tutto il tracciato, siccome sono donatore da quindici anni della FIDAS di Aosta e da poco socio della FIAB, ho radunato i soci nelle diverse città che mi hanno accolto e ospitato per dormire. In particolare, grazie a loro, sono riuscito a fare dei video dell’impresa da divulgare sui social con l’obiettivo di riuscire a raccogliere una piccola parte della somma necessaria per il progetto.”

In che modo, chi lo desidera, può aiutare nel raggiungimento dell’obiettivo di questa pedalata benefica? Quali sono i Tuoi auspici per il futuro in merito all’inclusione delle persone con disabilità attraverso lo sport?

“Se qualcuno vuole effettuare delle donazioni per il progetto può farlo attraverso i canali della Fondazione Comunitaria Valle d’Aosta oppure attraverso la mia pagina Facebook dove sono riportati tutti i dati necessari per fare una donazione. Se il progetto va in porto, l’idea è di continuare a fare e ampliare ciò che faccio da anni, ad esempio, gite o passeggiate in bicicletta con queste persone, perché tutti devono poterlo fare in quanto pedalare rende liberi e, di conseguenza, rende felici.”

Christian Cabello

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