Cinque anni fa un forte evento sismico ha sconvolto il Centro Italia. La sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso, come è stata definita dall’Istituto Nazionale di geofisica e vulcanologia, ha avuto inizio il 24 agosto 2016: erano le 3:36 quando una scossa di magnitudo 6 ha colpito lungo la Valle del Tronto, tra i comuni di Accumoli (Ri) e Arquata del Tronto (Ap). Due forti repliche sono state registrate il 26 ottobre 2016 con epicentri al confine umbro-marchigiano, tra i comuni della provincia di Macerata di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera (la prima scossa alle 19:11 con magnitudo 5.4 e la seconda alle 21:18 con magnitudo 5.9). Il 30 ottobre 2016 è stata registrata la scossa più forte, di magnitudo momento 6.5 con epicentro tra i comuni di Norcia e Preci, in provincia di Perugia. L’insieme di questi eventi sismici ha causato circa 41 mila sfollati, 388 feriti e 303 vittime.
Lo sciame sismico ha segnato profondamente il territorio e le persone che ci vivevano. Molte persone hanno perso la casa, altri le attività lavorative: i sacrifici di una vita crollati e ridotti in macerie nell’arco di pochi minuti. Oltre a questo, il sisma del 30 ottobre ha provocato uno spostamento di due lobi: uno verso est di 40 centimetri nell’area di Montegallo, l’altro verso ovest di 30 centimetri nella zona di Norcia. Ci sono stati anche dei cambiamenti idrogeologici nella zona: la portata del fiume Nera è notevolmente aumentata, mentre nei pressi di Norcia il torrente Torbidone è riemerso, tornando a scorrere dopo decenni di assenza nella piana di Santa Scolastica: era scomparso con il sisma del 1979.
I cambiamenti idrogeologici, però, hanno interessato anche la zona di San Pellegrino di Norcia, dove una falda acquifera si è spostata. Questo ha fatto sì che il frutteto dell’azienda agricola “Sibilla” di Enrico Foglietti rimanesse senz’acqua. Nel 2017, dopo un anno particolarmente difficoltoso, si è definitivamente seccato: oltre ad aver perso la casa, Enrico e la sua famiglia, insieme ai suoi dipendenti, sono rimasti senza lavoro e conseguentemente senza stipendio.
Credit: video realizzato da Lorenzo Pallini
Interris.it ha intervistato Enrico Foglietti che, nonostante tutto, non si è perso d’animo e si è rimboccato le maniche. Ha raccontato la disperazione di quei momenti: la paura del terremoto, vedere la casa crollare, andare nel laboratorio dove trasforma la frutta in marmellate, succhi, salse per i formaggi completamente in subbuglio, fare la conta dei danni, i prodotti andati distrutti e, nei mesi successivi, vedere giorno dopo giorno il frutteto seccarsi lentamente per la mancanza di acqua. “Il terremoto ci ha segnato la vita e continua a farlo. Di questo periodo, però, non ho solo brutti ricordi: molte persone ci sono state vicine, hanno dimostrato la loro solidarietà – ha raccontato -. Una signora di Roma, una pensionata sola, ha trovato il numero della nostra azienda in internet, mi ha chiamato per dimostrarmi la sua vicinanza e ha chiesto di spedirle dieci euro di prodotti, quelli che volevamo noi. Lo ha fatto per dare una mano, per aiutare un lavoratore in difficoltà”.
Senza perdersi d’animo, Enrico ha chiesto a un conoscente di affittargli dei terreni a Norcia. Si sono accordati e così ha potuto piantare di nuovo le piante, dando di nuovo vita a un frutteto vicino alle sorgenti di San Martino che usa per l’irrigazione, ma che rappresentano anche un patrimonio naturale da far conoscere e apprezzare.
Enrico Foglietti è beneficiario di una raccolta fondi che si chiama “Alleva la Speranza +” portata avanti da Legambiente e Enel. Obiettivo: sostenere le piccole imprese locali che valorizzano e mantengono vive e attive le zone più interne dell’Appennino, tra Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, che nel gennaio del 2017 sono state colpite nuovamente dal sisma e da un’ondata di forte maltempo e che più recentemente hanno subito gli impatti dell’emergenza Covid-19. Fino al 30 novembre, sarà possibile sostenere concretamente i quattro beneficiari di “Alleva la Speranza +” Amalia Arpini, Enrico Foglietti, Marta Gianpiccolo e Jean Luc Furore. Con i soldi che arriveranno dalla campagna, Enrico vorrebbe realizzare un’area ristoro vicino al mulino che stanno ristrutturando, situato in prossimità del frutteto. La realizzazione dell’area di ristoro, darebbe il via a un progetto più ampio: fatto di turismo slow, cicloturismo, stazione di ricarica per e-bike e riscoperta delle sorgenti di San Martino.
Credit: video realizzato da Lorenzo Pallini
La storia di Enrico, ma anche quella degli altri beneficiari della campagna “Alleva la Speranza +” deve essere un faro nel buio. Nonostante le difficoltà, Enrico non si è perso d’animo ed è riuscito a ricominciare, senza abbandonare le terre natali. Non ha perso il suo ottimismo: “Guardare il bicchiere mezzo pieno è meglio che vederlo mezzo vuoto“.
Ma l’ottimismo delle persone dei lavoratori non basta. Lo ha scandito bene monsigno Francesco Massara, arcivescovo di Camerino-San Severino Marche e vescovo di Fabriano-Matelica, nell’ambito del convegno nazionale Anci che si è svolto due giorni fa a Camerino, per fare un bilancio tra i 130 sindaci del cratere sull’andamento della ricostruzione. “La prima ricostruzione è quella sociale. I dati assolutamente negativi di 24 suicidi in 4 anni e dell’aumento esponenziale nel consumo di farmaci ansiolitici parlano da soli. Ognuno di noi è responsabile anche del nostro futuro. Questo non è un territorio spettrale, ma i nostri ragazzi hanno necessità di vedere riconosciuto il diritto ad avere una prospettiva in queste zone. Ai sindaci, che ringrazio per il loro lavoro prezioso – ha concluso mons. Massara -, insieme alle infrastrutture e ai servizi, chiedo di fare dei centri di aggregazione perché i nostri ragazzi hanno bisogno di punti di incontro. La ricostruzione la facciamo ricostruendo la persona“.
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