Il coraggio di ricominciare dopo il sisma del Centro Italia – Video

La storia di Enrico Foglietti, beneficiario della campagna "Alleva la speranza +". L’arcivescovo Massara: “Ricostruire la persona"

Cinque anni fa un forte evento sismico ha sconvolto il Centro Italia. La sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso, come è stata definita dall’Istituto Nazionale di geofisica e vulcanologia, ha avuto inizio il 24 agosto 2016: erano le 3:36 quando una scossa di magnitudo 6 ha colpito lungo la Valle del Tronto, tra i comuni di Accumoli (Ri) e Arquata del Tronto (Ap). Due forti repliche sono state registrate il 26 ottobre 2016 con epicentri al confine umbro-marchigiano, tra i comuni della provincia di Macerata di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera (la prima scossa alle 19:11 con magnitudo 5.4 e la seconda alle 21:18 con magnitudo 5.9). Il 30 ottobre 2016 è stata registrata la scossa più forte, di magnitudo momento 6.5 con epicentro tra i comuni di Norcia e Preci, in provincia di Perugia. L’insieme di questi eventi sismici ha causato circa 41 mila sfollati, 388 feriti e 303 vittime.

Foto Roberto Settonce – LaPressecronaca30 10 2016 NorciaNuovo sisma in centro Italia: le immagini di Norcianella Foto i soccorsi nella piazza di NorciaPhoto Roberto Settonce – LaPressenews30 10 2016 Norcia – Italy earthquake Norcia

Un territorio profondamente segnato

Lo sciame sismico ha segnato profondamente il territorio e le persone che ci vivevano. Molte persone hanno perso la casa, altri le attività lavorative: i sacrifici di una vita crollati e ridotti in macerie nell’arco di pochi minuti. Oltre a questo, il sisma del 30 ottobre ha provocato uno spostamento di due lobi: uno verso est di 40 centimetri nell’area di Montegallo, l’altro verso ovest di 30 centimetri nella zona di Norcia. Ci sono stati anche dei cambiamenti idrogeologici nella zona: la portata del fiume Nera è notevolmente aumentata, mentre nei pressi di Norcia il torrente Torbidone è riemerso, tornando a scorrere dopo decenni di assenza nella piana di Santa Scolastica: era scomparso con il sisma del 1979.

La storia di Enrico Foglietti

I cambiamenti idrogeologici, però, hanno interessato anche la zona di San Pellegrino di Norcia, dove una falda acquifera si è spostata. Questo ha fatto sì che il frutteto dell’azienda agricola “Sibilla” di Enrico Foglietti rimanesse senz’acqua. Nel 2017, dopo un anno particolarmente difficoltoso, si è definitivamente seccato: oltre ad aver perso la casa, Enrico e la sua famiglia, insieme ai suoi dipendenti, sono rimasti senza lavoro e conseguentemente senza stipendio.

Credit: video realizzato da Lorenzo Pallini

L’intervista

Interris.it ha intervistato Enrico Foglietti che, nonostante tutto, non si è perso d’animo e si è rimboccato le maniche. Ha raccontato la disperazione di quei momenti: la paura del terremoto, vedere la casa crollare, andare nel laboratorio dove trasforma la frutta in marmellate, succhi, salse per i formaggi completamente in subbuglio, fare la conta dei danni, i prodotti andati distrutti e, nei mesi successivi, vedere giorno dopo giorno il frutteto seccarsi lentamente per la mancanza di acqua. “Il terremoto ci ha segnato la vita e continua a farlo. Di questo periodo, però, non ho solo brutti ricordi: molte persone ci sono state vicine, hanno dimostrato la loro solidarietà – ha raccontato -. Una signora di Roma, una pensionata sola, ha trovato il numero della nostra azienda in internet, mi ha chiamato per dimostrarmi la sua vicinanza e ha chiesto di spedirle dieci euro di prodotti, quelli che volevamo noi. Lo ha fatto per dare una mano, per aiutare un lavoratore in difficoltà”.

La luce dopo il buio

Senza perdersi d’animo, Enrico ha chiesto a un conoscente di affittargli dei terreni a Norcia. Si sono accordati e così ha potuto piantare di nuovo le piante, dando di nuovo vita a un frutteto vicino alle sorgenti di San Martino che usa per l’irrigazione, ma che rappresentano anche un patrimonio naturale da far conoscere e apprezzare.

La campagna Alleva la speranza +

Enrico Foglietti è beneficiario di una raccolta fondi che si chiama “Alleva la Speranza +” portata avanti da Legambiente e Enel. Obiettivo: sostenere le piccole imprese locali che valorizzano e mantengono vive e attive le zone più interne dell’Appennino, tra AbruzzoLazioMarche Umbria, che nel gennaio del 2017 sono state colpite nuovamente dal sisma e da un’ondata di forte maltempo e che più recentemente hanno subito gli impatti dell’emergenza Covid-19. Fino al 30 novembre, sarà possibile sostenere concretamente i quattro beneficiari di “Alleva la Speranza +” Amalia Arpini, Enrico Foglietti, Marta Gianpiccolo e Jean Luc Furore. Con i soldi che arriveranno dalla campagna, Enrico vorrebbe realizzare un’area ristoro vicino al mulino che stanno ristrutturando, situato in prossimità del frutteto. La realizzazione dell’area di ristoro, darebbe il via a un progetto più ampio: fatto di turismo slowcicloturismo, stazione di ricarica per e-bike e riscoperta delle sorgenti di San Martino.

Credit: video realizzato da Lorenzo Pallini

La rinascita è possibile

La storia di Enrico, ma anche quella degli altri beneficiari della campagna “Alleva la Speranza +” deve essere un faro nel buio. Nonostante le difficoltà, Enrico non si è perso d’animo ed è riuscito a ricominciare, senza abbandonare le terre natali. Non ha perso il suo ottimismo: “Guardare il bicchiere mezzo pieno è meglio che vederlo mezzo vuoto“.

Ricostruire ma partire dal tessuto sociale

Ma l’ottimismo delle persone dei lavoratori non basta. Lo ha scandito bene monsigno Francesco Massara, arcivescovo di Camerino-San Severino Marche e vescovo di Fabriano-Matelica, nell’ambito del convegno nazionale Anci che si è svolto due giorni fa a Camerino, per fare un bilancio tra i 130 sindaci del cratere sull’andamento della ricostruzione. “La prima ricostruzione è quella sociale. I dati assolutamente negativi di 24 suicidi in 4 anni e dell’aumento esponenziale nel consumo di farmaci ansiolitici parlano da soli. Ognuno di noi è responsabile anche del nostro futuro. Questo non è un territorio spettrale, ma i nostri ragazzi hanno necessità di vedere riconosciuto il diritto ad avere una prospettiva in queste zone. Ai sindaci, che ringrazio per il loro lavoro prezioso – ha concluso mons. Massara -, insieme alle infrastrutture e ai servizi, chiedo di fare dei centri di aggregazione perché i nostri ragazzi hanno bisogno di punti di incontro. La ricostruzione la facciamo ricostruendo la persona“.