L’economia circolare e la green economy sono due strumenti fondamentali per affrontare i cambiamenti climatici e favorire la sostenibilità ambientale nell’ottica di una maggiore tutela del pianeta e dei lavoratori.
La diffusione della conoscenza e la testimonianza della Dottrina Sociale della Chiesa nel mondo dell’economia e dell’imprenditorialità rappresentano valori di grande importanza per gli imprenditori cattolici e, come ha ricordato Papa Francesco in un messaggio all’Ucid di qualche tempo fa, la responsabilità delle imprese è “qualificante per la difesa e la cura del creato e per realizzare un «progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale”. Interris.it, in merito a questi temi, ha intervistato l’Ing. Valeria Ferrante, imprenditrice laureata in ingegneria ed economia aziendale direttore commerciale di Inwega un’azienda operante nel settore dell’efficientamento energetico e della sostenibilità ambientale.
Che importanza rivestono la conversione green e l’economia circolare nell’ottica della creazione di un mondo produttivo più equo e sostenibile?
“E’ un passaggio fondamentale che le aziende devono fare ed è ciò su cui noi facciamo educazione. Ciò rappresenta il primo aspetto quando ci rechiamo dai nostri clienti imprenditori. Notiamo che, ad oggi, da questo punto di vista, c’è ancora poca sensibilità perché, la scelta di essere green, ha un costo maggiore rispetto all’energia non green e, da questo punto di vista, tale passaggio, può costituire una barriera. A mio parere, i governi e la politica, dovrebbero sostenere gli imprenditori in questo passaggio.”
Quali sono, secondo lei, i prossimi passi che il mondo dell’impresa deve compiere per dar vita a ciò che, nell’enciclica Laudato Si, viene definita la cura della nostra casa comune?
“I passi li deve fare innanzitutto colui che è imprenditore. Questo passaggio è molto complesso, è una cultura che parte da colui che guida l’azienda. Ho notato che, in varie realtà imprenditoriali c’è questa sensibilità, soprattutto in quelle a conduzione familiare. La famiglia stessa è molto ricettiva su questi temi, in un attimo, questa cultura si riversa a pioggia fra i dipendenti nonchè fornitori e vengono richiesti dei consulenti particolari che abbiano questo tra i loro valori. La cultura all’interno delle aziende è fondamentale, in alcune è più semplici e in altre più complessa. Personalmente credo molto nelle nuove generazioni che, rispetto ai cinquantenni e ai sessantenni, sono molto più sensibili a questi temi e, con il passaggio generazionale nelle aziende, tutto questo sarà più semplice.”
Come si coniuga l’essere imprenditore all’essere cristiano? quali sono i suoi auspici per le nuove generazioni di imprenditori?
“L’essere imprenditore e l’essere cristiano è un grande connubio. La capacità di essere vicini agli altri e saperli comprendere nell’agire di fronte alle proprie decisioni è fondamentale. Lavorare in quest’ottica è più semplice, le persone – il capitale umano – è ciò che fa la differenza tra le aziende. Chi guida una realtà aziendale e segue la Dottrina Sociale della Chiesa otterrà risultati tangibili. Il momento dell’ascolto è fondamentale per capire gli impatti delle scelte sui dipendenti ed è un aspetto che fa la differenza per renderci migliori”.
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