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L’Africa e le conseguenze del debito pubblico

Secondo i dati pubblicati dall’Agenzia Francese di Sviluppo prima della pandemia da Covid-19, il debito pubblico dell’intero continente africano ammontava ad oltre il 60% dell’intero, pari ad una cifra di oltre 1330 miliardi di dollari. Questo significa che su ogni cittadino africano gravano oltre 1000 dollari di debito.

Le previsioni non fauste per il futuro

In particolare, alla luce dei dati precedentemente esemplificati, è utile ricordare che – nel corso degli ultimi dieci anni – nella maggior parte dei Paesi del continente africano vi è stato un vertiginoso incremento del debito pubblico sul PIL che in media è passato dal 35 al 65 % con una previsione di un aumento del 10% nel breve periodo – complice anche l’emergenza sanitaria da Covid-19 in atto. Ciò causerà un ulteriore impoverimento del già martoriato continente africano che però fatica a trovare adeguato ascolto presso le istituzioni internazionali deputate.

Il problema del debito pubblico nel sopra menzionato continente deve trovare ascolto e risoluzione rapida sulla scena globale, per questo il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e la Commissione Covid del Vaticano, in proficua collaborazione con la Conferenza dei Gesuiti dell’Africa e del Madagascar e con Caritas Africa, hanno dato vita nei giorni scorsi ad un proficuo convegno online con l’obiettivo di dare vita ad un dibattito sul tema per trovare delle soluzioni condivise.

In tale pregiatissima occasione, diversi esponenti locali delle varie diocesi, hanno esemplificato le varie problematiche che contribuiscono ad elevare il debito pubblico. Tra queste, ad esempio il debito ecologico dei Paesi maggiormente sviluppati che ricade in gran parte sul continente africano attraverso 700 milioni di dollari di danni causati dalle catastrofi naturali e dal conseguente mancato sviluppo, pur producendo lo stesso solo il 5% delle emissioni di gas serra.

In seconda istanza, è stato sottolineato con lungimiranza che, a pagare le conseguenze più nefaste dell’aumento del debito pubblico sono gli ultimi che vengono privati anche dei servizi elementari. Si cita ad esempio la Tanzania ove gli abitanti di molti villaggi rurali subiscono la carenza di acqua e medicine ma, nel contempo, il governo deve pagare 300 milioni di dollari l’anno ai creditori.

Successivamente, gli organizzatori di questo mirabile convegno hanno sottolineato che, la cancellazione del debito non deve essere intesa come una procedura senza controllo ma, al contrario, si deve garantire che il denaro condonato venga investito per promuovere sanità, istruzione e lo sviluppo integrale sancito con lungimiranza da Papa Francesco a cui tutti hanno diritto.

In conclusione è fondamentale ricordare che, solo grazie all’aiuto e all’azione sinergica di tutti gli attori istituzionali coinvolti, si riuscirà a garantire un futuro migliore a tutto il continente africano ed è quindi fondamentale ed imprescindibile che il G20 ed il Fondo Monetario Internazionale agiscano con celerità al fine di consentire la cancellazione del debito pubblico ricordando il fulgido pensiero di Nelson Mandela che era solito ripetere: “Sconfiggere la povertà non è un atto di carità, è un atto di giustizia”.

Christian Cabello

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