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A Corleone sono i tesori d’arte della Chiesa a rilanciare il territorio

La Chiesa in campo per strappare Corleone alla mafia.”Il progetto ‘Questa terra sarà bellissima‘ nasce dal desiderio dei sacerdoti di Corleone di offrire un’opportunità concreta di lavoro e di sviluppo per la comunità. Attraverso la valorizzazione dei beni culturali ecclesiali”, spiega a Interris.it Giovanna Di Girolamo, responsabile del progetto della Caritas di Monreale “Questa terra sarà bellissima”.
L’arcidiocesi di Monreale, per mezzo della Caritas diocesana e in partenariato con Confcooperative Sicilia, ha promosso e sta gestendo un progetto di valorizzazione e gestione dei beni culturali ecclesiali a Corleone, comune-martire della protervia mafiosa. “Questa terra sarà bellissima” è un progetto di sviluppo di comunità, sostenuto con i fondi 8xmille. Con l’obiettivo generale di sostenere un processo di riappropriazione di una identità positiva da parte degli abitanti di Corleone. E di risanamento di ferite identitarie e sociali, generate dalla storia recente. Un impegno che la Chiesa ha messo al primo posto.
Come è nato il progetto Caritas per Corleone? 
“L’arcidiocesi di Monreale ha accolto prontamente la richiesta dei parroci e ha avviato lunga fase di co-progettaizione che ha visto coinvolti direttamente i sacerdoti, la Caritas di Monreale e l’arcidiocesi. Gli obiettivi e le strategie progettuali sono stati condivisi fin dal primo momento tra tutti gli attori coinvolti. Il progetto, presentato nel 2017 nell’ambito del programma 8 per mille, ha suscitato grande interesse in Caritas nazionale. Sia per gli obiettivi perseguiti, sia per le metodologie proposte”.
Cosa è accaduto poi?
“Successivamente il progetto è stato attenzionato anche dall’Ufficio Beni Culturali della Cei. E’ stato inserito nel dossier preparato in collaborazione con la Fondazione Fitzcarraldo e Confcooperative Cultura Turismo e Sport e presentato a Matera durante la Giornata Nazionale”.
Qual è il valore formativo dell’iniziativa, realizzata dalla Chiesa a Corleone, nei confronti delle nuove generazioni?
“‘Questa terrà sarà bellissima’ è un progetto di sviluppo di comunità. Il suo obiettivo generale di sostenere un processo di riappropriazione di una identità positiva da parte degli abitanti di Corleone e di risanamento di ferite identitarie e sociali, generate dalla storia recente. Corleone uguale mafia. Questo è il binomio che con questo progetto intendiamo spezzare. Provando a dare ai giovani di Corleone una speranza di futuro, anche e soprattutto lavorativo. Attraverso il recupero della importante storia di questo paese e alla valorizzazione delle bellezze artistiche e naturalistiche di cui il territorio è straordinariamente ricco”.
Corleone città delle cento chiese…
“Corleone possiede beni culturali ecclesiali di eccezionale prestigio e una tradizione culturale immateriale per lo più sconosciuta. Si tratta di un territorio ricco di beni paesaggistici e naturalistici. Corleone si i trova sulla Via Francigena e sull’Itinerarium Rosalie. Nel territorio insistono un parco fluviale con la Cascata delle due Rocche e la Riserva naturale orientata Bosco della Ficuzza. Corleone possiede insomma tutti gli elementi per generare un’offerta culturale integrata che consenta lo sviluppo di attività imprenditoriali nel settore turistico-culturale-naturalistico. E quindi di costruire risposte occupazionali sostenibili e legali”.
Cosa serve per rilanciare il territorio?
“Perché ciò sia possibile però non è sufficiente indicare una strada apparentemente scontata. Perché vi spossa essere una concreta possibilità di raggiungere risultati duraturi nel tempo, bisogna accompagnare gli individui e le comunità. In un percorso di crescita, che sia al contempo individuale e comunitario. E’ necessario l’affiancamento di esperti del settore, che abbiano a cuore il tema della crescita come processo collettivo”.
Può farci un esempio?
“Il progetto ha previsto un lungo periodo di formazione, durante il quale è stata utilizzata prevalentemente la metodologia del training on the job. Il percorso formativo non è stato dunque finalizzato esclusivamente al trasferimento di conoscenza, ma piuttosto allo sviluppo di competenze tecniche e di soft skills”.
Foto © Gerald Herbert per AP
Quanto incide il desiderio di riscatto sulle possibilità di rinascita di Corleone dopo decenni di oppressione mafiosa?
“E’ superfluo dire che, considerato il contesto nel quale stiamo operando, il progetto rappresenta per noi un mezzo per innescare un processo virtuoso di sviluppo di comunità finalizzato a trasmettere metodologie. E pratiche di relazione sociale positive, basate sulla fiducia reciproca dei membri del gruppo. Sul riconoscimento delle proprie risorse interiori e sulla loro attivazione. Sul riconoscimento dei sentimenti di paura e di solitudine, che hanno segnato la storia recente di questa comunità. creando ferite molto profonde anche a livello psico-sociale”.
Su cosa può fare affidamento la Chiesa nella sua azione a Corleone?

“Il percorso di formazione dei dieci giovani e donne coinvolti ha avuto fasi alterne, sia sul piano motivazionale che su quello delle relazioni intra-gruppo. Il desiderio di lavorare per il proprio territorio, per riscattarlo da un’etichetta così condizionante, è stato il principale motivo di partecipazione da parte dei destinatari. Ma il desiderio, pur essendo un’importante spinta motivazionale, non è sufficiente a reggere dinanzi alle sfide che un progetto come questo pone”.Quali sfide?

“E’ necessario aiutare le persone a superare modelli di interazione sociale stratificati e strutturati nelle prassi relazionali quotidiane. E proporre nuovi paradigmi di relazione e di comportamento, che, perché diventino funzionali ed efficaci, necessitano di una pratica costante”.Come è stata accolta l’iniziativa della Chiesa dalla popolazione?

“Abbiamo avuto immediatamente la collaborazione e il sostegno da parte dell’amministrazione comunale, del sindaco e dell’assessore al Turismo. Hanno compreso immediatamente l’importanza di creare una rete di collaborazione tra l’arcidiocesi e il comune. A fine agosto è stato firmato un protocollo di intesa, che formalizza questa sinergia. L’amministrazione ha già messo a disposizione del progetto uno spazio che funge da centro di informazione turistico. Mentre i nostri ragazzi hanno già avviato le attività di apertura e fruizione dei monumenti ecclesiali inseriti nel circuito di valorizzazione”.Cosa ne è emerso?

“Un dato concreto di come la popolazione abbia accolto l’iniziativa credo possa essere riscontrato nel numero di domande di partecipazione al progetto, a seguito della pubblicazione della manifestazione di interesse. Alla Caritas sono pervenute 25 domande per 10 posti disponibili e la selezione non è stata semplice. A causa dell’alto livello culturale degli aspiranti e della approfondita conoscenza che avevano del proprio patrimonio culturale”.
Giacomo Galeazzi

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