Una poltrona per tre

Il Movimento 5 stelle e la Lega hanno fatto sapere al Quirinale che domenica riferiranno sull’esito del confronto. Il Colle, dunque, attende pazientemente le risposte sul governo nella giornata di festa, e non lunedì, come sembrava in un primo momento. Se sia un bene o un male difficile dirlo. Sono quei dettagli della politica che serviranno a scrivere la storia, non certo la cronaca. La quale al momento, propone ben altra narrazione, per dirla con quelli che parlano bene.

Perché se il gioco dei due forni, riproposto a suo tempo dal grillino Luigi Di Maio, è democraticamente finito, quello che inizia è il valzer della poltrona. Anzi delle poltrone, essendoci di mezzo anche il governo.

Partiamo da Palazzo Chigi. Tanto il pentastellato quanto il leghista Matteo Salvini, avendo chiaro il quadro complessivo, devono aver capito che fare il premier non conviene a nessuno dei due. Anzi, potrebbe rivelarsi maledettamente pericoloso. Meglio una figura terza, che faccia sintesi fra i tre poli in campo: Movimento 5 stelle, Lega e Quirinale. Sì perché il prossimo presidente del Consiglio, oltre ad essere l’uomo per tutte le stagioni, sarà anche il risultato di una poltrona per tre. Anzi divisa in tre. Il che, considerato lo stato del Paese, non è molto rassicurante ma è sempre meglio che il salto nel vuoto delle elezioni anticipate.

Volendo essere più chiari, colui che prenderà il posto di Paolo Gentiloni, risponderà ai 5 Stelle, alla Lega e al Quirinale. E’ un po’ come se i due giovani leader avessero deciso di riprendere dal museo della Piaggio una Vespa a tre marce. I cinquantini di oggi (nel senso di 50enni) sanno di cosa stiamo parlando. L’industria di Pontedera, in uno dei suoi momenti di massima espansione, propose al mercato uno scooter a tre marce. Un successone. Vedremo se il prodotto realizzato dal trio del Parlamento otterrà lo stesso risultato.

Ovviamente il tre marce non potrà essere il leghista Giancarlo Giorgetti, troppo caratterizzato per rivestire quel ruolo. Sullo sfondo resta la suggestione iniziale: una staffetta tra Di Maio e Salvini ma con molte complicazioni e controindicazioni. E poi non cade nel vuoto il nome di Enrico Giovannini, ex ministro del Lavoro. Insomma, il toto nomi offre tutto e il suo esatto contrario. “Come sempre otterremo il massimo per i cittadini ma per ora non giochiamo al 'tototemi' altrimenti come il 'totonomi' finisce che il programma lo fate prima voi sui giornali”, sostiene il leader del  M5s.

Onestamente, arrivati a questo punto, ciò che conta realmente è chi andrà a guidare i ministeri chiave, come l’Economia e gli Interni. E lì che si gioca la partita cruciale. Peserà la parola di Mattarella, che con il suo intervento deciso ha sbloccato la situazione, oppure i due leader si metteranno alla prova uscendo dal laboratorio degli spot elettorali?

La sensazione che il Colle intenda stare al centro del quadrato, come un arbitro sul ring, è molto forte. Anche perché l’Europa sembra fidarsi di lui, visto che lo stanno facendo anche gli italiani. E non sarà affatto secondario il ruolo che Silvio Berlusconi deciderà di assegnarsi in questa commedia, della quale detiene una parte dei diritti d’autore. Starà alla finestra oppure entrerà ed uscirà dalla porta a seconda delle necessità. Nel caso optasse per la seconda soluzione ci sarà da ballare. Con modi forbiti e parole vellutate il senatore azzurro Lucio Malan, berlusconiano di lungo corso, ha affermato che Berlusconi “non ha mai detto astensione benevola riferendosi ad un possibile governo M5S-Lega, anche se non escludo che lo possa aver pensato. Quella frase l’ha pronunciata Giovanni Toti”. Il quale, dimessosi da delfino dell'ex Cavaliere si è messo a fare il rompighiaccio della Lega. Mica un dettaglio da poco. L’umoralità di Berlusconi potrebbe contribuire a determinare fortemente l’agenda del governo, andando al di là dei contratti, veri o presunti. Dunque stiamo per entrare nella tripolarizzazione della politica, una terra inesplorata sino ad oggi, ma che scopriremo solo vivendo, o sopravvivendo se le manovre economiche non saranno all’altezza del momento.