La creazione geme e soffre, è scritto nella Lettera ai Romani. E quanto è vero oggi: disastri naturali, alluvioni, terremoti, desertificazione, innalzamento della temperatura, scioglimento dei ghiacciai. L’uomo come protagonista, l’homo faber tecnologico è coi piedi a terra: denatalità, morti di migliaia di persone a causa delle guerre, delle migrazioni, delle ingiustizie sociali. Papa Francesco nella Laudato si’, per la prima volta nel Magistero della Chiesa, ha trattato con una Enciclica il problema ecologico, che è anzitutto antropologico, cioè dipende dall’uomo, dal rapporto con i suoi simili, dal rispetto dell’ambiente, dal progettare un futuro che non interessi solo a me, ma a chi verrà dopo di noi.
La Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, voluta dal Papa per il 1° settembre di ogni anno, ci richiama la necessità di custodire una casa comune abitabile, desiderabile, da costruire insieme. Lo stile di vita è un problema educativo che va imbastito fin dalla più tenera età. Il rispetto degli altri a partire dai più deboli, la condivisione dei beni e del cibo, la scelta della sobrietà, di mezzi che privilegino il noi, di luoghi che creino partecipazione. L’età degli smartphone aumenta la comunicazione ma anche la solitudine esistenziale, la rivalità e a volte anche l’assurdo. I giovani che rovinano con la soda caustica un senza fissa dimora che dorme nel parco, i governi che cacciano con i carri armati i profughi che arrivano alla frontiera, i pacchetti e i kit di salute riproduttiva dell’Onu che prevedono per le madri la possibilità di accesso all’aborto come pratica consuetudinaria, evidenziano un mondo malato, che cura gli interessi di pochi e tiene ai margini o fa fuori i più deboli. C’è una crisi ecologica del sistema umano, una visione del mondo che non tiene conto della dignità fondamentale delle persone.
Da dove ripartire? Diceva il Concilio Vaticano II: “In realtà gli squilibri che si riscontrano 01nel mondo contemporaneo partono e risiedono nel cuore dell’uomo”. È dalla guarigione del cuore che può partire una nuova umanità. Dal rispetto del creato e del Creatore, che dice: “Mia è la terra e voi siete inquilini”. C’è una impellente necessità di ritornare alle sorgenti. Dice don Oreste Benzi: “Quando l’uomo esclude Dio dalla propria vita avviene sconvolgimento e infelicità, perché l’uomo entra nel non senso, nell’assurdo e anche la creazione viene turbata. Ristabilendo la relazione con Dio l’uomo ritorna nel suo equilibrio e anche la creazione trova la sua pace. L’anima è la dimensione più importante dell’uomo, l’anima è fatta per stare in pace con Dio, con i fratelli e con la creazione”. Ripartiamo dal cuore, dalla fraternità, dal sentirci un’unica famiglia, dalla condivisione, allora il creato splenderà anche per noi.
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