Trump vs Biden, tre sfide per un presidente

Nell’ambito della corsa alla Casa Bianca, entrambi i candidati faranno leva sulla polarizzazione della società americana che si è avuta, anche se non solo, soprattutto durante il mandato di Trump. Storicamente c’è sempre stata una certa divisione ma con l’attuale presidente la polarizzazione si è accentuata e sarà sicuramente un elemento su cui faranno leva entrambi i candidati ma soprattutto Donald Trump. Il quale cercherà probabilmente di parlare a un’America perlopiù bianca, degli Stati centrali, che è la stessa che poi l’ha votato. Prima della crisi del Covid, Trump aveva un record economico positivo. Quello su cui sta facendo leva il presidente è anche la tensione con la Cina, addossando a Pechino le responsabilità per le difficoltà economiche americane ha alzato la posta e aumentato le tensioni. C’è poi l’accordo mediorientale, che la Casa Bianca ha presentato come frutto del proprio lavoro. E anche il fatto di non aver scatenato una nuova guerra, un’eccezione nel panorama dei presidenti degli ultimi vent’anni. Elementi che Trump cercherà di portare a suo vantaggio.

Biden calcherà la mano sull’incapacità, o comunque le difficoltà nella gestione dell’emergenza, sulla crisi economica che oggi ha proporzioni importanti, e sulla polarizzazione della società. Biden cerca di cavalcare i movimenti, dal Black Lives Matter agli altri, per cercare di andar contro l’America bianca di Trump. Probabilmente anche per questo è stata scelta come vice Kamala Harris. Quello che risulta interessante da un punto di vista politico e sociologico, è che i democratici sono riusciti a evitare i candidati più radicali, imponendo candidati più moderati. Se la scorsa volta era stato escluso Bernie Sanders a favore della Clinton, anche stavolta la leva socialista dei democratici è stata marginalizzata. Quella che è emersa è l’ala destra del Partito. Un orientamento non interamente in linea con il sentimento diffuso dell’elettorato democratico, anche se ormai questo è uno scenario al quale siamo abituati.

Chiaramente l’economia sarà dominante ma, all’aspetto economico, si aggiungono aspetti come quello sanitario e quello civile, soprattutto le lotte razziali degli ultimi mesi. E sarà su questi tre temi che verrà giocata gran parte della campagna elettorale. Naturalmente in modo diverso: sui temi degli scontri razziali, Biden parla di ricomporre la frattura e creare una società più coesa, mentre Trump di ristabilire una sorta di govern-order. Messaggi diversi che affrontano lo stesso tema.

Sul Covid, il presidente sta cercando disperatamente di trovare il vaccino e abbassare i numeri. E’ chiaro che se riuscisse a farlo per le elezioni di novembre sarebbe un grande successo. Da qui la grandissima spinta che sta dando alla ricerca medico-sanitaria americana. Chiaramente non si riuscirà ad avere il vaccino disponibile e già somministrato ma già il poter programmare un vaccino in dirittura d’arrivo, magari associandolo a una già consistente riduzione del numero degli infetti, è un elemento sul quale Trump farà leva. E su cui Biden potrebbe avere poca voce in capitolo in quanto in, questo caso, il merito o il demerito andrebbe a chi governa.

Ovviamente subentreranno temi di politica estera, Cina, Medio Oriente ma, tradizionalmente, tale aspetto conta meno nell’ambito di una campagna elettorale. La sinofobia sarà presente, anche perché su questo terreno c’è una certa convergenza, dal momento che sia Trump che Biden hanno un approccio molto duro nei confronti della Cina. Ci sarà qualche accusa, un’escalation crescente contro la Cina ma niente che possa spostare molti voti.