Punto e a capo

È caduto anche l’ultimo sipario riguardante il finanziamento occulto dei partiti da parte delle lobbies. Riguarda il movimento dei 5 stelle fondato più di un decennio fa da Grillo e Casaleggio, sull’onda della alternativa assoluta nei confronti dei partiti tutti: dei propri finanziamenti pubblici; dei propri appannaggi e privilegi; della loro diversità nel concepire il servizio politico; della lotta agli sprechi; della onestà nella attività politica ripetuta ossessivamente. Alla ribalta delle notizie, e soprattutto del giornale ‘Il riformista’ , affiora il fatto ancora non smentito, che la centrale di ogni decisione del grillismo, la Casaleggio ed associati che gestisce la Piattaforma informatica, cioè il sancta santorum sei 5 stelle, ha goduto di finanziamenti cospicui di milioni di euro da una del lobby del tabacco.

Riferisce il Riformista, per darsi da fare in parlamento per ottenere tasse più basse sulle sigarette elettroniche. Sarà difficile negare il legame della società con il Movimento, datosi che è notorio che in ogni momento della vita interna dei 5stelle, dalla gestione della poderosa macchina per influenzare i social, a quella della scelta dei candidati in parlamento e negli enti locali, a quella dei referendum interni, gli sono stati tutti incondizionatamente affidati. Ma questa vicenda capitata per ultima, ma preceduta da tanti altri episodi che dimostrano una grande vitalità di lobbies private e potentati politici stranieri, dimostra che soldi donati ai  partiti per svariati loro interessi come autostrade, utenze varie, energia, sanità, tanto per citarne alcuni, che ovviamente, sempre, contrastano con quelli dei cittadini, e deviano l’azione parlamentare. La loro pressione, infatti, mira sempre a far passare un interesse particolare, che portato alla luce del sole, soccomberebbe rispetto a quelli generali.

Credo che questi accadimenti vadano riflettuti, non tanto per sollevare polveroni contro questa o quella forza politica, ma per trarne il vero spunto per arginare il decadimento della democrazia ad opera proprio di chi ne esaspera il funzionamento. I nostri costituenti, nell’elaborare la Costituzione repubblicana, hanno insistito molto sulla esigenza di rendere pari il potere economico con quello politico, secondo il principio  della eguaglianza tra i cittadini, aldilà della ricchezza di cui dispongono rispetto a chi non ne ha. Per rendere possibile l’attuazione di questo concetto basico di libertà e giustizia, ha indicato l’esigenza di rendere i partiti molto forti, capaci di ospitare la partecipazione dei cittadini e rappresentare in autonomia le loro speranze. Uno dei presidi più importanti è l’autonomia economica delle organizzazioni politiche che partecipano alla vita democratica attraverso i propri eletti Parlamento. Dunque, qualora i rappresentanti nelle competizioni elettorali sono sostenuti da lobbies, risponderanno solo a questi interessi particolari nell’esercizio di rappresentanza nelle assemblee elettive.

Dunque una democrazia regolata in questo senso, non affida alla politica la funzione di raggiungimento di un equilibrio, ma perpetua il potere della ricchezza nella società che  diventa strapotere. Per questa ragione l’azione continua ventennale di ridurre, fino ad annientare il finanziamento pubblico dei partiti, si sta rivelando una grande beffa ai danni degli interessi popolari. Infatti se vuoi fare politica o hai soldi propri  o qualcuno a fianco che ne ha, oppure sei nei fatti messo fuori dal campo politico. A voglia a ripetere fino alla ossessione la esigenza di onestà in politica; questo requisito tanto prezioso, si può ottenere alla condizione di possedere reale autonomia garantire l’interesse dei cittadini, proprio per evitare che chi ha in mano l’economia, nei fatti abbia anche il potere politico.

Purtroppo dovremmo approfondire quanti danni hanno procurato in questo quarto di secolo coloro che si sono piegati alla logica del populismo aveva bisogno di distruggere ogni presidio della democrazia rappresentativa: autonomia economica, scelta diretta del cittadino dei propri rappresentanti con la preferenza, sistema elettorale proporzionale per portare al voto il massimo numero di elettori per rafforzare la rappresentanza politica attraverso il pluralismo. Allora penso si possa dire: “punto e a capo”.