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La tempesta perfetta

Si può dire che la politica italiana è finita dentro la tempesta perfetta: i Cinque Stelle si affermano nettamente soprattutto al Sud; il centrodestra vince e cambia la leadership al proprio interno; il centrosinistra subisce il tracollo peggiore della sua storia e passa dal 40% dei consensi di 3 anni fa a nemmeno il 20%.

Il Centro destra, che ha visto la Lega assumere la guida dell’alleanza, risulta la coalizione più forte, ma non al punto da poter avere l’autosufficienza per formare il governo. Ci vorrà tutto il buonsenso del mondo per comporre un puzzle così complicato da parte del Presidente della Repubblica; ce lo auguriamo con tutto il cuore. È difficile negare che il responso elettorale non abbia del clamoroso: la Lega sostituisce la vitalità di altre epoche di Forza Italia, i grillini sono ormai una forza di popolo, il renzismo cade con la stessa velocità con la quale si è affermato.

I dati elettorali sono dunque destinati a sedimentarsi e a non mutare tanto facilmente. Sono, infatti, il risultato di tanti appuntamenti mancati, delle troppe delusioni maturate nel corso degli anni rispetto a una classe dirigente, che ha dimenticato una regola aurea: popolarità e consenso si ottengono a valle di un processo di impegno e di risultati ottenuti. Nel tempo sono stati così distorti i termini classici del buon governo e della gestione di garanzia di gangli vitali per la democrazia e dello stesso linguaggio usato, con la compiacente risonanza di tutti i mezzi di informazione. L’insieme di queste cose e tanto altro, hanno sdoganato in politica i comportamenti più sguaiati e populistici.

Al punto in cui si è arrivati, è sembrato giusto mettere tutti su uno stesso piano, e selezionare i rappresentanti del popolo con il criterio di vecchio e nuovo. Per questo motivo, in campagna elettorare, non è stato posto l'accento sul grave stato della nostra economia e sulle soluzioni da adottare. Innanzitutto perché nessuno si è azzardato a toccare temi così importanti ma controproducenti e poi perché si è ritenuto più conveniente offrire al dibattito elementi più adatti a fronteggiare l’offerta populista.

Da queste elezioni, dunque, nasce una nuova Repubblica, la cui base è costituita da ampie forze incompatibili con il progetto di Europa politica, con le responsabilità di un Paese fortemente inserito in una economia di mercato, con l'eredità di culture politiche che in passato hanno plasmato il carattere liberalpopolare della nostra democrazia. Ora c’è solo da sperare che l'esperienza tedesca di questi giorni, influenzi in qualche modo la costituzione del nuovo governo in Italia.

La Merkel ha impiegato ben 6 mesi per trovare una soluzione credibile e stabile. Le condizioni di difficoltà non erano inferiori alle nostre e ha saputo trovare una strada. Ha messo insieme realtà in contrapposizione in campagna elettorale come il suo Cdu-Csu e i socialdemocratici dell'Spd. Questo è stato possibile per lo spirito comunitario che anima i tedeschi. Riusciremo nell’interesse dell’Italia, a trovare una soluzione di governo stabile?

È consigliabile trovare ogni energia per riuscirci, nell’interesse della comunità nazionale e delle stesse forze politiche premiate dalla competizione elettorale. I vincitori non pensino di aver ottenuto voti solo per le promesse fatte agli elettori. Il loro successo è figlio soprattutto degli errori commessi dai vinti, incapaci di risolvere i problemi economici o riguardanti il benessere generale. Le famiglie ne hanno molto risentito negli ultimi anni, e stufe di troppe tasse senza ottenere servizi efficienti, di poco lavoro e poco reddito, hanno reagito con la unica arma che avevano: la scheda elettorale. Che svolta sarebbe se anche da noi il vero interesse del Paese venisse messo al primo posto. 

Raffaele Bonanni

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