“Immischiati a scuola”: un progetto per costruire reti educative

Il ruolo della scuola nelle democrazie occidentali è quello di ridurre le disuguaglianze e permettere a ciascuno di realizzare le proprie aspirazioni per il bene comune. Negli ultimi due anni, infatti, la scuola ha dimostrato di saper affrontare l’emergenza, ma ha anche fatto i conti con l’evidenza di dati che hanno consegnato un’istantanea sulla dispersione scolastica in Italia, attestatasi nel 2020 al 13,1%. Secondo i dati ISTAT relativi al 2020, inoltre, i neet, ossia i giovani che non studiano e non lavorano, sono il 23,1%.

Dietro ai numeri si nascondono volti, nomi, sogni, speranze, che si infrangono davanti agli ostacoli, determinati in parte dalla nuova situazione pandemica e in parte da una prassi didattica che, qualche volta, non risponde più alle attese o alle loro aspirazioni degli alunni.

La scuola, tuttavia, mostra ancora una grande capacità di resistenza e rimane il luogo privilegiato in cui ognuno può trovare terreno fertile per la propria crescita come individuo e come cittadino. Lo documentano le storie di successo formativo raccontate da tanti studenti, che, nonostante le difficoltà, sono riusciti a completare il percorso scolastico. Ma è possibile ritrovare esempi virtuosi anche laddove la scuola risponde alla propria vocazione di ambiente vitale per i bambini e per gli adolescenti, diventando il centro di un territorio che si mette in movimento perché ad ognuno siano garantite pari opportunità. Una di queste storie è stata raccontata a Prato il 2 dicembre dalla comunità scolastica dell’I.C. “Marco Polo”, che ha presentato la conclusione del progetto “A modo mio”, realizzato grazie al bando del MI “Scuole aperte d’estate”.

Fondamentale per il successo di questa e altre iniziative è la corresponsabilità scuola-famiglia. Per favorire questa relazione è stato attivato il progetto “Immischiati a scuola”, attraverso cui il Forum delle Associazioni Familiari promuove la costruzione di reti educative, con l’attenzione al territorio in cui la comunità scolastica opera.

A partire da queste premesse è possibile immaginare una scuola al passo con i tempi e capace di rispondere alle esigenze formative dei ragazzi, attraverso impegno e investimenti, che trovano concretezza nelle risorse stanziate nel PNRR per l’istruzione. “Il PNRR è un’azione di sistema che affronta i nodi del Paese” ha affermato il Ministro Bianchi in occasione della conferenza stampa di presentazione dei primi bandi per il settore istruzione.

Obiettivo prioritario è il superamento delle disuguaglianze, che, però, vuol dire anche affrontare i problemi secondo il criterio di equità. Fa ben sperare che il 40% delle risorse sia destinato ai territori più in sofferenza, per i quali dovranno essere individuate soluzioni concrete. Occorrerà evitare che tanti Comuni italiani nei prossimi mesi non possano più garantire il trasporto scolastico per gli studenti pendolari, con conseguente aggravio di spesa sulle famiglie o, in molti casi, abbandono degli studi. Bisognerà immaginare una scuola aperta al territorio, anche attraverso la possibilità per gli studenti di poter conoscere il patrimonio materiale e immateriale locale e nazionale.

Si tratta di attivare percorsi comuni di progettazione, di collaborazione e di attenzione allo studente, alla sua dimensione cognitiva, ma anche a quella relazionale e affettiva. “Una scuola affettuosa” è definita dal Ministro Bianchi. Una scuola nel solco della più grande tradizione italiana, potremmo dire noi: la scuola sognata da don Milani, concreta e capace di non perdere neanche uno dei ragazzi che le sono affidati.

Pinella Crimì, membro del consiglio direttivo del Forum Nazionale delle famiglie