Il vero obiettivo della legge Zan

Le “benevole attenzioni” di cui sono stato fatto personalmente oggetto in questi ultimi tempi, mi offrono l’occasione per fare qualche considerazione. Nello schiamazzo mediatico della cosiddetta lotta alle discriminazioni, di cui l’Italia, ringraziando il Cielo, è fortunatamente povera, corriamo il rischio di dimenticare o non vedere qual è la vera posta in gioco con questo iniquo ed assurdo testo unificato Zan. Certamente al primo posto ci sta – come abbiamo ampiamente spiegato e documentato – l’assalto alla libertà di pensiero e di opinione che caratterizza la civiltà democratica e contrassegna in modo inequivocabile la deriva repressiva e dittatoriale delle forze di maggioranza che ora siedono in Parlamento.

Ma, purtroppo, non è tutto. Anzi, ad un livello ancora più allarmante ed importante, c’è l’imposizione di una ideologia che porta ad una disarticolazione della comunità umana. La tutela delle persone omosessuali – peraltro già completamente garantita dall’ordinamento penale e civile vigente – non è altro che la maschera, il paravento, l’alibi per entrare a gamba tesa su questioni antropologiche di portata universale che fondano la stessa umanità, le relazioni, il vivere quotidiano, fino ad investire le modalità di sopravvivenza della specie “homo sapiens sapiens”.

Che cos’è l’uomo, la donna, le relazioni affettive, il rapporto unitivo e procreativo, la famiglia, il legame generazionale, l’identità personale, l’identità collettiva e le radici biologico-anagrafiche di ogni persona. Veramente efficacissima fu l’affermazione di Papa Francesco: il gender, l’identità di genere, è “uno sbaglio della mente umana”. Ed è fin troppo evidente la strategia di voler “educare” la società e, soprattutto, le nuove generazioni proponendo identità molteplici, fluide, in continuo cambiamento, al fine di rendere tutto – cervelli, menti e coscienze – confuso, debole, manipolabile, pericolosamente fragile.

E’ la scure dell’ideologia posta alle radici stesse dell’umano. Questo nuovo ordine sociale, questo “nuovo umanesimo”, non tollera dissensi e per assicurarsi ampio spazio d’azione ha introdotto il reato di “istigazione all’odio”. Come ha affermato la senatrice M5S Maiorino, così “prendiamo dentro tutto”. Con una specificazione che eviti malintesi: l’odio è a priori sempre da una parte, quella di chi osa dire no a questa dittatura del pensiero unico. Anche per la realtà, per il dato di fatto, non sono ammesse eccezioni: la realtà medesima deve piegarsi al politicamente corretto.

Così, di fronte ad una piazza con centinaia di persone in silenzio, che leggono o pregano, e qualche decina di manifestanti che urlano slogan aggressivi, offese, insulti, anche verso le forze dell’ordine che fanno argine per evitare che si passi dalle minacce ai fatti, l’odio sta sempre, inequivocabilmente dalla parte dei primi, rei di testimoniare in modo pacifico e ordinato il proprio dissenso. Sfido chiunque a trovare un solo cartello, uno striscione, uno slogan urlato al megafono durante una di queste manifestazioni in cui si esprima un concetto o una parola contro le persone omosessuali.

Mi auguro che tutti ci rendiamo conto di quanto dannoso e pericoloso sia intraprendere questo percorso di negazione – questo sì vero negazionismo! – dei fatti, utilizzando nientemeno che il codice penale. Invece del manganello, una bella condanna che tappa la bocca meglio dell’olio di ricino. Ma deve essere chiaro che i veri responsabili di questo scempio non sono quei giovani – in larga parte minorenni – che alzano cartelli inneggianti all’impiccagione degli avversari – questi sono al massimo “strumenti ciechi di occhiuta rapina”, come dice il Giusti nella poesia Sant’Ambrogio; i responsabili sono coloro che strumentalizzano nobili valori, come il contrasto ad ogni discriminazione, per smantellare le fondamenta della democrazia e dell’umano.

A riprova della malafede di questi onesti protettori dei deboli, provate a pensare solo per un istante se in qualche nostra piazza fosse comparso uno striscione con la scritta “Appendiamo … Cirinnà? Boldrini? Scalfarotto”? State certi che tutti i TG e le prime pagine dei giornali avrebbero gridato allo scandalo, alla condanna dell’odio, fascista, sovranista, integralista, medioevale … e chi più ne ha più ne metta. Con tanto di interpellanza al Parlamento e magari anche al Presidente della Repubblica. Ma se l’auspicio di vederlo ciondolare con un cappio al collo riguarda un semplice cittadino, peggio se cristiano, che è convinto dei propri valori, cala il velo del silenzio e dell’indifferenza, quando non la soddisfazione del “un fascista in meno”…

Non è così? Guardate che cosa sta accadendo alle associazioni femministe, di matrice certamente né cattolica né conservatrice o sovranista, che osano opporsi all’identità di genere e allo sfruttamento della donna che oggi prende il nome di utero in affitto! Insulti e fango: ce n’è per tutti. Dunque, da che parte sta l’odio? Da che parte stanno inganno, strumentalizzazione e malafede? Non ai posteri l’ardua sentenza, ma a noi cittadini di questo tempo consta il dovere di giudicare e contrastare con coraggio ogni tentativo di imporre un umanesimo che avvelena le sorgenti dell’umano. Senza mai dimenticare che il senso profondo di questa lotta non è contro le creature di carne e di sangue, ma contro lo spirito del male che soggioga gli uomini, portandoli a fare cose abominevoli. Così suona per noi, oggi, la domanda di Dio di fronte alla disobbedienza originaria: “Dove sei?”. Ognuno risponda.