Amicizia, una soave responsabilità

Si festeggia la Giornata internazionale dell’amicizia per celebrare quel legame che costruisce ponti e relazioni tra culture, popoli e individui.

L’amicizia è uno dei sentimento universali più potenti tra quelli che possiamo provare. L’amicizia è un’emozione forte che ha dietro un pensiero positivo verso la persona a cui è diretta. E’ un sentimento d’amore, anche se si distingue da un amore che unisce un uomo e una donna con un progetto. I greci, che sapevano bene cosa fosse l’animo umano, dicevano che si sono due tipi d’amore: c’è un amore che può partire dal corpo e qualche volta sale alla testa, diventando qualcosa di può profondo, che può sia durare che finire; un altro tipo di amore è quello che nasce dalla testa ed è sicuro che dura nel tempo, l’amicizia.

L’amicizia è sempre una soave responsabilità, ci dobbiamo preoccupare di essere amici piuttosto che di avere amici. La felicità è un amico che sa tanto di noi e nonostante tutto possiamo piacergli. Come le cose vere della vita, l’amicizia non si studia né si impara, semplicemente si incontra.

Dobbiamo ricordarci che nell’amicizia, come dice Madre Teresa di Calcutta, non c’è l’egoismo ma l’ego-altruismo, ci fa bene fare del bene. Aprire una porta o fare un sorriso prevede che troviamo un piccolo posto nel cuore dell’altro. E’ importante pensare che non dobbiamo parlare agli altri, ma con gli altri. Perché significa passare una parte della nostra mente e del nostro cuore all’altro.

Un testo di tanti anni fa, L’amico ritrovato, lo spiega molto bene e non la limita al periodo dell’adolescenza, dove le emozioni sono forti e si fa presto ad avere un pensiero positivo verso un’altra persona con cui riusciamo a parlare e confidarci al posto dei nostri genitori. Questo processo di desatellizzazione – quando il figlio cessa di essere una luna che gira intorno al pianeta genitore – prevede che abbia come ponte l’amicizia, ovvero un’altra persona o un gruppo che ti accoglie e con il quale interagisci.

In tempo di lockdown, un periodo di isolamento sensoriale e non solo, il danno più grave l’hanno ricevuto i bambini e gli adolescenti, deprivati di questo.

Per quanto riguarda gli adulti, il presupposto importante è che abbiamo la mente. Siamo diventati sapiens quando le facoltà orofaringee hanno subito una mutazione genetica e abbiamo cominciato a parlare. Questo ha fatto sì che noi potessimo avere una nostra personalità. Possiamo raccontare la nostra storia e già la narrazione è di per sé una cura. Se io mi posso raccontare e se l’altro mi può ascoltare, mi sento veramente persona. Tutto questo prevede anche un atteggiamento corporeo, il corpo parla prima di noi.

In maggior parte questo però è stato impedito dalla pandemia, che ha creato situazioni a volte pesanti. La percentuale di malattie psicologiche e psichiatriche che abbiamo visto in questo periodo non è ricordabile in altri periodi.

Questo ci dice delle cose molto importanti. Una è che ci sono stati casi in cui l’amicizia non è stata vera o non stata presa in considerazione come avrebbe dovuto essere. La situazione creata dalla pandemia e dal lockdown non ha motivato il mantenimento di un’amicizia, magari con altre modalità come il sentirsi al telefono o tramite le videochiamate.

Questo porta  a un’altra riflessione, cioè che la motivazione è il sale della nostra vita. Ha detto Rita Levi Montalcini che, se uno ascoltava la sua voce e capiva quello che diceva, non la considerava nel suo corpo di persona anziana, perché – diceva –  il “cervello non ha rughe”. Nemmeno la passione invecchia, e noi dobbiamo fare i conti con l’amicizia e la passione.

Se una persona ti appassiona, per come pensa o per come si muove, ed è vicina alla tua modalità, il lockdwon non può fare il male che in alcuni casi ha fatto. Dobbiamo lavorare, ognuno nel proprio campo, per dare all’amicizia quel significato prioritario che va oltre una situazione sensoriale corporea, perché l’amicizia parte dalla testa e si esprime soprattutto con linguaggio. Qualche volta possiamo fare a meno del linguaggio corporeo per continuare a sentirci attraverso modalità diverse.

Sino a quaranta-cinquanta anni fa c’erano le lettere. Con tutta l’attesa di qualcosa, scritto da un altro o da un’altra, che arrivava. Un’attesa che ha sostenuto anche situazioni in cui l’incontro è diventato coppia. Nella Giornata internazionale dell’amicizia mi piace ricordare che l’amicizia è amore e se ami una persona la devi lasciare libera. Non si può pensare di essere amici e manipolare l’altro. Questo non ha niente a che fare con un sentimento così pulito che accetta l’altro così com’è.