E’ ancora troppo poco per la scuola

Trasformare sudditi in cittadini è un miracolo che solo la scuola può compiere, queste le parole di Pietro Calamandrei, ad indicare il valore dell’educazione per costruire una società democratica. Valore che oggi sembrerebbe messo in discussione dalla società contemporanea che dopo l’emergenza sanitaria di inizio anno ha messo la priorità scuola agli ultimi posti dell’agenda di Governo.

Dopo il lockdown la corsa del Governo è stata quella di far ripartire il Paese, numerose misure economiche sono state messe in campo, alcune per altro anche molto discutibili, ma troppo poco è stato fatto per il mondo della scuola, per i circa 9 milioni di studenti e più di 800 mila docenti.

Ora a poco più di un mese dall’apertura delle scuole è iniziata la corsa contro il tempo per mandare i ragazzi in classe una settimana prima del voto delle amministrative. Ed è così che il commissario Arcuri lancia gare europee per nuovi banchi, con l’alta probabilità che non partecipi un’impresa italiana o addirittura vada deserta, senza preoccuparsi delle strutture scolastiche spesso inadeguate non solo per contenere gli alunni con le nuove regole di distanziamento fisico ma anche dal punto di vista sismico, considerato che la stragrande maggioranza delle scuole italiane è stata costruita prima del legge 64/1974 (prima normativa sismica entrata in vigore nel nostro Paese).

Le malelingue penserebbero che è un altro spot politico per acchiappare consensi virtuali, io voglio pensare che sia il frutto dell’inesperienza e inadeguatezza della moderna classe dirigente.

Come dimostrano anche alcune delle soluzioni proposte e vagliate per la riapertura delle scuole il 14 settembre. Si parla tanto, non solo per gli istituti scolastici, di distanziamento fisico, ma è un paradosso pensare che sia possibile attuarlo, soprattutto per i più piccoli che sono sicuramente meno gestibili di quelli più grandi sia dentro le aule che durante le ore di ricreazione, che se anche non obbligatorie, diventano necessarie per consentire un’adeguata attenzione degli studenti.

E proprio per il distanziamento si è deciso di dividere le classi, per fare in modo di avere aule con meno persone, senza pensare però che ad oggi non c’è un numero sufficiente di docenti che possano coprire turni sfalsati oltre poi al rischio di una didattica confusionaria. Il Ministro Azzolina ha pensato così di assumere a tempo determinato quelli che ha chiamato ‘personale Covid’, rischiando di mortificare così un’intera categoria di professionisti che mettono a disposizione un mestiere indispensabile e importantissimo per la crescita sociale e scolastica di tutti gli studenti. Io credo invece che sia nostro dovere regolarizzare i docenti ora precari e di assumerli a tempo indeterminato.

E poi occorre ridare dignità alla figura del maestro-insegnante, partendo dal retribuirli dignitosamente, formandoli e stimolandoli nel svolgere un servizio tanto importante che utile per costruire il carattere e il pensiero critico della classe dirigente del futuro.

Occorre poi aiutare i licei e gli istituti tecnici e professionali di formazione secondaria a quel processo di trasformazione già iniziato in maniera autonoma dalle singole scuole e che hanno permesso di evitare di far rimanere indietro i nostri ragazzi durante il lockdown. Come? Fornendo alle scuole tablet, pc e tutto il materiale necessario per consentire una corretta e proficua didattica a distanza che deve essere sempre accompagnata da una giusta proporzione di ore di didattica frontale al fine di aiutare lo sviluppo dei rapporti umani e del lavoro di gruppo.

Didattica frontale, invece, indispensabile soprattutto per le scuole materne ed elementari, dove il distanziamento fisico, se diventa ghettizzazione degli spazi, può addirittura intervenire negativamente sullo sviluppo del carattere dei bambini, sullo sviluppo cognitivo e l’accrescimento socio-umano.

Per questo se non si interviene con scienza e coscienza nell’affrontare il problema scuola si rischia di mettere in discussione quel sistema naturale di relazioni fisiche, di interazione con la natura e di interconnessioni culturali, fondamentali per sviluppare una comunità orientata sul bene comune e l’aiuto reciproco, opposta a quella dell’individualismo sfrenato, di cui soffre la società odierna.

E qui torna ciò di cui parlavo poco sopra, qual è il senso vero e profondo della scuola? Non è solo istruire persone, ma crescere e formare le prossime generazioni, dare loro la possibilità di avere pari risorse che hanno avuto i loro coetanei anni prima. È proprio per questo che dovremmo riattivare le strutture pubbliche non utilizzate e adibirle a scuole, per avere maggiore spazio e dividere il meno possibile le classi.

Siamo responsabili tutti, le Istituzioni e la politica in primis, nei confronti di bambini e ragazzi che oggi vivono una situazione al limite ma che hanno il diritto di ricevere la migliore preparazione pedagogica, scolastica e di vivere in sicurezza dentro gli ambienti scolastici.

Prendiamo questo momento di emergenza come un’opportunità, ridando dignità al mondo della scuola, dell’istruzione paritaria e dell’Università, partendo da concetto che la cultura è il pilastro su cui si costruisce una società più libera, plurale e solidale.