Superare le distanze attraverso internet

Il FOIA, Freedom of Information Act, è la regolamentazione “universale”, nata negli Stati Uniti nel 1966, che sancisce ad ogni persona il diritto di accesso alle informazioni erogate dalle pubbliche amministrazioni e diffuso in più di 100 paesi al mondo. In Italia, ed in molti altri paesi, il FOIA è stato recepito da un paio d’anni, promuovendo il pubblico accesso dei cittadini alle informazioni, al fine di farli partecipare alla “res publica” e favorirne l’utilizzo di risorse pubbliche, per una maggiore trasparenza “mondiale” tra la società civile e le istituzioni.

Parallelamente, sempre da un paio d’anni, i colossi del Web stanno lavorando per portare Internet ovunque… L’ultimo rapporto della Banca Mondiale racconta che sono 4,2 miliardi le persone al mondo ancora senza connettività: probabilmente un’opportunità incredibile per chi di Internet ne fa un business. A tal proposito sono nati, e stanno nascendo, diversi progetti che vogliono sviluppare diverse tecnologie per portare la connettività a banda larga nelle zone più remote del pianeta: Facebook e Google, tra i primi, hanno progettato droni e mongolfiere per portare la Rete in aree altrimenti irraggiungibili.

Facebook ha partecipato alla missione Internet.org con il progetto Aquila, una sorta di aereo/drone ad energia solare che, attraverso fasci laser, crea connessione a banda larga. Il progetto è stato affidato a “Connectivity Lab”, una funzione interna all’azienda, che sviluppa progetti per la diffusione della Rete. Sono già stati effettuati numerosi test ed i risultati sono andati oltre le aspettative, verificando che Aquila, secondo quanto comunicato dalla stessa Facebook, consumando come un normale forno microonde può rimanere in volo per quasi due ore ed ad un’altezza di circa 700 m.

Il drone Aquila, che presenta un’apertura alare simile a quella di un Boeing 737 e la cui struttura è in fibra di carbonio, è stato progettato per volare in completa autonomia per tre mesi e ad una quota che varia tra i 20 e i 30 km di altezza. «Per utilizzare la quantità minima di energia – ha spiegato Zuckerberg – Aquila deve andare più lentamente possibile. A quote più elevate, dove l’aria è più sottile, saremo in grado di andare un po’ più veloci, raggiungendo circa i 130 km orari». Da quell’altezza ogni Aquila può dare connessione a Internet ad aree di quasi 100 km di diametro, con ottima qualità di segnale. L’unico personale impiegato per lo sviluppo resta sempre a terra: una dozzina fra ingegneri, piloti e tecnici controllano ogni Aquila dalla loro postazione, verificando costantemente ogni parametro.

Google, lato suo, ha sperimentato il Project Loon. Google X, una struttura semi segreta del “gruppo Google” che si occupa di sviluppare importanti innovazioni tecnologiche, ha sperimentato sopra la Nuova Zelanda una sorta di pallone aerostatico-antenna.
Si tratta di una tecnologia per diffondere Internet a banda larga attraverso una flotta di “mongolfiere” ad energia solare, posizionate nella stratosfera. Questi palloni aerostatici, a basso costo di produzione e di gestione, resterebbero a 18.000 m di altitudine, sarebbero controllati da remoto attraverso un sistema di controllo realizzato ad hoc e comunicherebbero, a terra, con speciali antenne Internet Wi-Fi che potrebbero diffondere il segnale in qualsiasi zona scoperta.

«Pensiamo che sia effettivamente possibile costruire un anello di palloni che volano attorno al globo sfruttando i venti stratosferici e forniscono l’accesso a internet ai territori sottostanti», ha dichiarato Michael Cassidy, uno dei responsabili del progetto. «Speriamo che i palloni possano diventare un’opzione per connettere regioni rurali, aree remote o malservite e per contribuire a rendere possibili le comunicazioni in caso di disastri naturali. L’idea può sembrare un po’ folle ma le basi scientifiche sono solide», ha garantito il ricercatore.

Il progetto vorrebbe utilizzare un insieme di mongolfiere che, girando intorno alla Terra e sfruttando le correnti stratosferiche, trasmettono i dati a terra 24 ore su 24, sfruttando, durante le ore di luce, pannelli fotovoltaici in grado di caricare batterie speciali per l’utilizzo notturno.

Inizialmente il progetto prevedeva il posizionamento delle mongolfiere nella stratosfera, in modo tale che formassero una sorta di “anello”. In caso di disservizio, nel caso in cui una mongolfiera si fosse spostata troppo, un’altra si sarebbe messa in movimento, andando ad occupare la zona scoperta.

Ora le cose sembrerebbero cambiate: utilizzando l’intelligenza si possono inviare nella stratosfera flotte di mongolfiere, formate da meno unità, controllando attivamente la loro posizione e facendo in modo che ogni mongolfiera resti sempre al suo posto, riducendo i costi di produzione e di gestione. Dopo i primi test effettuati in Perù, Google ha dichiarato che il progetto ha «addirittura superato le nostre aspettative», precisando che un «Internet alimentato dalle mongolfiere» non sia poi, così lontano.

Da un anno circa, però, questi progetti sono stati un po’ accantonati, poiché le attenzioni dei colossi hi-tech si stanno spostando dalla stratosfera allo spazio!

La rivista Wired ha acquisito dei documenti in cui sembra confermato che, proprio grazie al FOIA, siano in fase di sviluppo nuovi progetti su satelliti «in grado di fornire l’accesso alla connessione a banda larga nelle aree del mondo meno servite o non servite affatto».

Per eliminare il problema della “non connettività” in oltre metà della superficie del pianeta Terra, l’utilizzo di “satelliti in orbita terrestre bassa”, che distribuiscono connettività ad un’altezza che varia dai 300 ai 2000 km, sembrerebbe lo strumento migliore.

Nello sviluppo di questi progetti, ora, è entrato anche un altro visionario, Elon Musk, che, con la sua compagnia aerospaziale privata SpaceX e con il progetto Starlink (in inglese “costellazione satellitare”), sta investendo cifre folli per far lavorare, sincronizzati, circa 1000 (!) satelliti prodotti in massa e collocati in orbita terrestre bassa e dare a più persone possibili l’accesso ad uno nuovo Internet satellitare globale in banda larga a bassa latenza.
Attualmente sono già stati lanciati 14 satelliti.

Ad oggi è ancora presto per dire se saranno i satelliti o le mongolfiere o gli aerei a dare connettività in Africa, in Sudamerica, in Groenlandia… ma la cosa che, di certo, è chiara a tutti è che tutte queste aziende hanno la possibilità di aumentare il numero dei loro clienti serviti ed hanno “fiutato” le potenzialità che si celano dietro al superamento del “digital divide”, problema che riguarda ancora almeno metà della popolazione mondiale.