La base da cui prende le mosse il Def per il 2024

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Se volessimo mettere in prosa l’azione del governo Meloni potremmo far ricorso a “Lo strano caso del dottor Jekill e mister Hyde” dello scrittore scozzese Robert Stevenson. Con un’avvertenza, però. Per il governo e la sua maggioranza la trasformazione avviene in senso inverso. E’ il dissoluto mister Hyde che di tanto in tanto diventa il compassato dottor Jekill. Succede, tuttavia, che quando il governo è chiamato ad affrontare questioni di finanza pubblica Hyde prenda la pozione (che Mario Draghi ha lasciato in consegna a Giorgia Meloni) che lo muta nel dottor Jekill, il quale, in questa storia, non è un medico illustre, ma un banchiere centrale messo a far la guardia ai conti pubblici. Lo abbiamo già visto all’opera nel varo della legge di bilancio, che per due terzi degli stanziamenti seguiva pedissequamente le orme che Draghi aveva lasciato sul terreno. Certo Hyde provò di metterci lo zampino (il tetto del contante e quant’altro), ma il tentativo venne intercetto da Bruxelles che lo segnalò a Roma, costringendo il governo a lasciar perdere.

Durante il 2022 l’economia ha tenuto riscontrando ad ogni verifica risultati migliori delle previsioni. Persino Maurizio Landini ha dovuto riconoscere nella relazione al XIX Congresso della Cgil che: “Negli ultimi due anni vi è stata una ripresa economica addirittura superiore a Francia e Germania’’. Ed è su questa base che prende le mosse il DEF per il 2024. Il ministro Giancarlo Giorgetti ha voluto fornire una chiave di interpretazione delle scelte del governo parlando di “ambizione responsabile“. “Nel 2022 il Rapporto debito/pil è risultato pari al 144,4%, 1,3 punti percentuali inferiore rispetto alla previsione del dpb dello scorso novembre. Una diminuzione che, coerentemente agli obiettivi indicati nello scenario programmatico continuerà progressivamente a scendere nel 2023, al 142,1%, nel 2024, al 141,4, fino a raggiungere il 140,4% nel 2026″. E ancora: il Governo “è al lavoro per ottenere la terza rata del Pnrr. Sono in corso le interlocuzioni con le istituzioni europee per la revisione e la rimodulazione di alcuni degli interventi previsti dal PNRR e delle relative milestone e target.

È inoltre in fase di elaborazione il capitolo del programma relativo al REPowerEU, che comprenderà tra l’altro anche nuovi investimenti. Il mantenimento dell’obiettivo di deficit esistente (4,5 per cento) permetterà di introdurre, con un provvedimento di prossima attuazione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi a valere sull’anno in corso. Ciò sosterrà il potere d’acquisto delle famiglie e contribuirà alla moderazione della crescita salariale”. Il ministro Giorgetti ha poi segnalato che il governo punta a crescita e lavoro. Via libera anche a una Borsa più snella con l’approvazione del Ddl capitali. L’approvazione della delega fiscale (di cui si continua a parlare troppo senza mettere sul tavolo i benefici e i costi) con l’arco temporale previsto per i decreti delegati fino a quasi il termine della legislatura fa da sfondo al disegno del governo condizionandone le fasi operative. Purtroppo non è chiaro l’esito del dibattito su di una possibile ristrutturazione del PNRR ovvero se si produrrà uno sforzo per portare avanti tutte le missioni (sia pure) in tempi più lunghi o se – come propongono alcune forze della maggioranza – vi sarà una selezione degli obiettivi in parallelo con un ridimensionamento dei finanziamenti. E’ apprezzabile che il governo giri alla larga da un tema che a mio avviso è un falso problema come la riforma delle pensioni: quella che già è stata fatta nel 2011, nonostante le mutilazioni subite, ha dimostrato quanto sia difficile quel “superamento” che tutti reclamano, ma nessuno riesce a portare a termine.