Accoglienza profughi ucraini: cosa si sta facendo e cosa è necessario

Dall’emergenza pandemica, all’emergenza guerra in Ucraina. Anni pesanti, anni che provocano, che chiedono a gran voce un cambiamento di stile relazionale: tra paesi, tra istituzioni, tra famiglie e in famiglia. Siamo stanchi, provati, preoccupati che l’annunciata “ripresa” non ci sia, le bollette e il caro benzina mettono ancora le famiglie con le spalle al muro. Eppure, ancora una volta e nonostante tutto, le famiglie hanno risposto in modo eccezionale alla necessità di accogliere i profughi ucraini. Migliaia di disponibilità sono arrivate alle associazioni che nel Forum si occupano di accoglienza. Infatti, probabilmente una cosa il Covid19 ce l’ha insegnata: le nazioni non hanno più confini.

Di fronte alle immagini impietose delle code di donne, bambini ed anziani che scappano dall’Ucraina, non si può rimanere indifferenti e non chiedersi cosa poter fare. È giusto, sano ed umano. La risposta emotiva di fronte ai bisogni è un po’ come prendere la rincorsa per correre poi a passo spedito, ma occorre trovare presto una velocità che permetta di conservare fiato e forze fino alla fine. Per raggiungere l’obiettivo. Ad un mese ormai dall’inizio del conflitto quello che occorre, per un giusto passo, è coordinamento nelle azioni e capacità di discernimento. Occorre che tutte le istituzioni coinvolte diano ad associazioni e famiglie indicazioni precise su come realizzare un’accoglienza che possa essere sostenibile. Le esperienze passate ci hanno insegnato molto. Accoglienza sostenibile significa non trovarsi a dover chiudere le frontiere così come è stato fatto per i migranti negli anni scorsi. Significa organizzare un’accoglienza che sia diffusa e non stipare persone in luoghi abbandonati. Significa permettere a chi si accoglie di vivere dignitosamente, di avere la possibilità di inserirsi nel tessuto sociale, di essere sostenuto anche nel superare il trauma che la guerra ha inflitto: famiglie divise, padri che vedono i figli in videochiamata, figli che non sanno se il giorno dopo rivedranno il loro padre, mogli che hanno trovato la forza di lasciare la loro casa per destinazioni ignote per mettere al sicuro i figli ma lasciando il cuore con i mariti. E poi i bambini che non hanno i genitori. Per questo ci vuole discernimento, oltre alla generosità che getta il cuore oltre ad ogni ostacolo è importante che le famiglie conoscano la realtà che queste mamme e questi bambini stanno vivendo.

Non solo è importante che sappiano cosa ad oggi il nostro Paese è stato in grado di organizzare per sostenere chi apre la propria casa a chi l’ha persa. Accogliere implica responsabilità per l’altro, vuol dire creare relazioni d’aiuto che permettano di superare la tragedia nella speranza di ritrovare presto pace. Non è facile, responsabilità significa anche quietare l’emozione e valutare le proprie risorse perché un’accoglienza impreparata e sentimentale può essere fonte di ulteriori difficoltà, soprattutto per un bambino. Accoglienza può essere anche veicolare iniziative, donare qualcosa, fare volontariato di sostegno. Tutto è prezioso per rendere sostenibile l’accoglienza per chi la offre e per chi la riceve.

Per questo il Forum delle Associazioni Famigliari proporrà una diretta streaming dalla propria pagina Facebook (https://www.facebook.com/forumfamiglie) in cui i presidenti delle associazioni, che in queste settimane si sono attivate prontamente, racconteranno cosa si sta facendo in Italia e di cosa ci sarebbe bisogno. Il 31 marzo alle ore 18,30 si cercherà di dare alcune indicazioni alle famiglie perché possano scegliere come rendersi disponibili al fianco delle organizzazioni per superare anche questa nuova emergenza.

Cristina Riccardi, Vicepresidente Forum delle Associazioni Famigliari