Chi recrimina è già sconfitto

Ho notato che attraverso i social circola un messaggio vocale ben letto e ben presentato che prende le mosse dal rifiuto che ci sarebbe stato da parte di frau Merkel, da monsieur Macron, dai misters Trump e Johnson di aiutare l’Italia in questa straordinaria circostanza che la vede seconda solo alla Cina per morti ed infettati, e sta vivendo una esperienza di grande incertezza, preoccupazione e dolore. Chi è in questa condizione, certamente viene assalito dalla emotività e si aspetta solidarietà; però è molto esposto anche ad atteggiamenti vittimistici, se punzecchiato da culture negative molto aduse al gioco della contrapposizione e dello scarica barile.

Certamente gli italiani hanno un buon credito verso gli altri popoli in difficoltà, datosi che singoli, associazioni e istituzioni, tradizionalmente hanno sempre prestato soccorso a chi è stato colpito da eventi negativi naturali, da guerre, da persecuzioni, da carestie. Di questo siamo stati sempre orgogliosi al punto che nobilmente possiamo dire: “siamo italiani”. Ora per parlare di altri, è vero, non è sembrato proprio che volessero immedesimarsi nella nostra situazione. Sarà stato il fatto che almeno i paesi occidentali non affrontano una importante pandemia da almeno un secolo, come la “spagnola” che provocò una ecatombe di 50 milioni di morti e per questo sono  stati colti impreparati; sarà per le misure che prontamente abbiamo adottato per quasi il totale fermo di ogni attività che ha preoccupato gli altri partners per l’economia, e perché nei fatti metteva loro con le spalle al muro al cospetto dei loro popoli qualora gli iniziali fenomeni di infezione nei loro Stati fossero aumentati. Insomma sono stati freddi, e c’è voluto del tempo perché si rendessero conto della reale portata delle decisioni italiane, che in grande parte, loro malgrado, hanno dovuto adottare.

Basti per tutti riferirsi alle sconcertanti affermazioni del primo ministro del Regno Unito Johnson e la rapida sua inversione ad U, per capire il loro stato d’animo. Ora, posto che gli altri hanno sbagliato, spero nessuno me ne voglia se ricordo che a dicembre noi stessi, ad esempio, abbiamo chiuso, primi tra tutti, i nostri voli con la Cina che adesso osanniamo, dobbiamo stare attenti a non prendere la strada sbagliata nel usare le nostre energie emotive in recriminazioni vittimistiche. Penso che questi messaggi nei social, tentano di spingerci nell’angolo anziché al contrario reagire diversamente e positivamente.

In questa prova, invece, noi dobbiamo dimostrare compostezza istituzionale e coesione sociale, come finalmente si sta facendo. Tutte le virtù che siamo capaci di esprimere, le dobbiamo dimostrare innanzitutto a noi stessi; il resto poi viene da se. Lo dobbiamo a noi stessi per superare la pandemia e per riprendere fiducia in noi stessi e soprattutto la fiducia nella capacità di ridiventare un popolo unito, lungimirante, moderno. Sono sicuro, la pandemia avrà la funzione di un reset sull’Italia da tempo inceppata. Dobbiamo saperci riproporre tempestivamente e cambiare strada. Non mi convincono quelli che se la prendono con francesi e tedeschi per indebolire la edificazione dell’Unione Europea.

Se fossero coscienti o in buona fede, li criticherebbe per spingerli a fare l’Europa e non il contrario. A chi punta il dito contro il comportamento degli italiani sul debito pubblico dobbiamo dimostrare che siamo capaci di asciugarlo anziché accrescerlo, sperperando denari per sostenere una macchina amministrativa inefficiente e costosa e per regalie elettoralistiche. A chi ci esclude dai giochi geopolitici, dobbiamo dare la dimostrazione che sugli interessi nazionali, davvero tutta la politica e le istituzioni nazionali e locali giocano una sola partita. Ecco, dico a coloro che in buona fede fanno circolare quelle comunicazioni vittimistiche, che facciamo bene a provocare emozione ed anche risentimento, ma devono servirci per riconquistare in ogni ambito quella dignità e nobiltà italica di cui non sempre siamo esemplari eredi. Credetemi, questo è lo spirito per cambiare davvero. Chi recrimina è già sconfitto.