May punta sulla revisione del backstop

Backstop da rivedere e nuovo piano al voto entro il 13 febbraio: si fa fitta l'agenda della premier britannica, Theresa May, alle prese con un accordo bocciato da ridisegnare e ridiscutere in tempi brevissimi, a cominciare dala questione irlandese. Il primo ministro ha fatto sapere che tornerà a Bruxelles per ottenere “un cambiamento significativo e legalmente vincolante” per scongiurare il rischio di un confine fra Eire e Irlanda del Nord in caso di uscita senza accordo. Tempi stretti ma anche una situazione ingarbugliata per May, costretta a rivedere il suo piano nonostante dall'Ue sia arrivato chiaramente il “no” alla revisione dell'accordo stipulato in precedenza. Nel frattempo, la sensazione a Westminster è che le varie parti siano tutt'altro che vicine a trovare un accordo su come procedere: tralasciando la questione backstop, sulla quale l'Europa continua a tenere il punto, lo stop della premier agli emendamenti Cooper e Grieve, posti entrambi per evitare il pericolo di un no-deal, non ritenendo evitendemente necessario posticipare l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue.

Emendamenti respinti

Una decisione, quella della permier, che ha provocato il dissenso del leader dei laburisti, Jeremy Corbyn, il quale ha detto chiaramente che Theresa May sta trascinando il Paese verso la scadenza dei termini previsti con Bruxelles con un no-deal in tasca, ribadendo che rinviare tutto è l'unico modo per salvare tutto. Va detto, però, che l'emendamento proposto da Corbyn era risultato quello più controverso, tanto che la stessa May lo ha definito “poco chiaro” rispetto alle reali volontà del leader lab, in quanto il testo conteneva riferimenti sia alla possibilità di un referendum bis che a una rivisitazione di alcuni punti cruciali dell'accordo, rendendo di fatto il piano May più “soft” di quanto già non fosse. L'accordo della collega Cooper, che avrebbe obbligato il governo a chiedere un rinvio in caso di mancato accordo del Parlamento, è stato anch'esso respinto, nonostante apparisse come una sorta di garanzia in caso il voto del 13 febbraio si risolva in un nulla di fatto.

Scoglio Ue

May, a ogni modo, punta forte sulla revisione del backstop, convinta che ottenerla dall'Ue consentirebbe al piano B di avere anche l'approvazione del Parlamento britannico, ipotesi tutt'altro che scontata ma nemmeno troppo irrealistica, considerando le divergenze all'interno del partito laburista e qualche incertezza di troppo in quello Tory. L'obiettivo è arrivare al 13 febbraio con un piano rivisto che possa risolvere lo stallo irlandese ma, ance per questo, occorrerà il benestare dell'Unione europea che, anche sul backstop, così com'era stato pensato, aveva mostrato di essre più che convinta.