Crisi in Yemen: si va verso la creazione di un consiglio presidenziale

Le forze politiche e i rappresentati dei ribelli Houti sono al lavoro per trovare una soluzione alla crisi nello Yemen. Durante i primi colloqui sarebbe stata avanzata la proposta di creare un consiglio presidenziale che possa guidare il Paese. La notizia è stata data da una fonte vicina ai negoziati all’agenzia di stampa Anadolu. Il summit vede protagoniste tutte le fazioni che a settembre avevano siglato un accordo di pace con le milizie sciite, con la mediazione decisiva dell’Onu, e i rappresentanti del Congresso generale del popolo, guidato dal deposto presidente Abdullah Saleh. Oltre all’istituzione di un organo per gestire la fase di transizione sarebbe stata presa in considerazione la possibilità di accettare le dimissioni di Abd Rabbo Mansour Hadi, rassegnate una settimana fa e respinte dal Parlamento, e in accordo con la costituzione yemenita nominare al suo posto il presidente dell’organo legislativo, Yahia al-Raie.

Il gesto di Hadi, fra l’altro, viene letto dagli sciiti come una semplice “manovra politica” come ha detto ieri il leader dei ribelli, Abdel Malik al Houthi, nel corso di un discorso tenuto in diretta televisiva. L’imam ha chiesto alle parti di aiutarlo a far uscire il Paese della crisi tramite una transizione pacifica del potere. A proposito delle manifestazioni organizzate contro i suoi seguaci a Sana’a nei giorni scorsi, la guida religiosa ha affermato che “qualsiasi protesta popolare è sbagliata, bisogna abbandonare le pratiche che portano al caos”.

Intanto regna grande incertezza sulla sorte di Hadi e del premier Khaled Bahah. Secondo quanto riferiscono fonti diplomatiche della missione Onu a Sana’a, i due sarebbero agli arresti domiciliari per opera dei ribelli sciiti. Eppure l’esperto yemenita di questioni politiche Ahmed al Zarqa ha avvertito, tramite “al Jazeera”, che da giorni i due non appaiono in pubblico e non hanno contatti diretti con l’esterno. Il timore è che al Houthi voglia imporre con la forza le sue condizioni ai rappresentanti istituzionali yemeniti tramite gli arresti domiciliari, e che possano essere picchiati o uccisi.