Wojtyla e Roncalli, i 6 anni dei papi santi

Oggi si festeggia il sesto anniversario della canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII. “Dimmi chi fai santo e ti dirò chi sei“, verrebbe da dire perché ogni Papa spiega un po’ di sè nei profili di santità che eleva agli onori degli altari. Ciò è particolarmente vero in questa doppia canonizzazione di due amatissimi predecessori di Francesco. Ricordo con emozione quando, sul volo di ritorno dalla Gmg di Rio de Janeiro, papa Bergoglio, rispondendo alle domande di noi vaticanisti che lo seguivamo nel suo primo viaggio internazionale, delineò efficacissimi ritratti dei due Pontefici che pochi mesi dopo avrebbe proclamato santi: il parroco e il missionario.

Nel modo di concepire la missione della Chiesa c’è un punto di contatto fra Angelo Roncalli, Karol Wojtyla (nella foto qui sotto nella sua ultima benedizione muta ai fedeli all’Angelus poco prima di morire) e Jorge Mario Bergoglio: il Concilio. Viene automatico dire Vaticano II e pensare al suo “ideatore” Giovanni XXIII, che di Francesco è il maestro e l’ispiratore. Eppure l’eredità della storica assise episcopale arriva al primo papa che ha scelto di chiamarsi come il Poverello di Assisi soprattutto attraverso la lezione e l’esempio di Karol Wojtyla, protagonista della stagione conciliare. Wojtyla partecipò al Vaticano II con un contributo importante nell’elaborazione della costituzione Gaudium et Spes. La convinzione di Giovanni Paolo II era che la Chiesa attraverso il Concilio non ha voluto rinchiudersi in se stessa, riferirsi a sé sola, ma al contrario ha voluto aprirsi più ampiamente.Per il padre conciliare Wojtyla, il Vaticano II, dopo aver approfondito il mistero della Chiesa, si è interessato del mondo moderno, dell’uomo fenomenico, quale si presenta oggi. Perciò la missione di evangelizzazione e di salvezza ha spinto il Concilio a superare le distinzioni e le fratture, a rivolgersi all’intera famiglia umana nel contesto di tutte quelle realtà entro le quali essa vive. Secondo Giovanni Paolo II si è trattato di un dialogo, per portare a tutta la famiglia umana la salvezza, per collaborare al suo vero bene ed alla soluzione dei gravi problemi, nella luce del Vangelo. La costituzione Gaudium et Spes espone la dottrina cattolica sui grandi temi: vocazione dell’uomo, dignità della persona umana, ateismo, attività umana, matrimonio, fame, cultura, vita economico-sociale, pace, guerra, comunità dei popoli. All’umanesimo laico, chiuso nell’ordine naturale, viene opposto l’umanesimo cristiano, aperto al trascendente, che presenta la concezione teocentrica dell’uomo, ricondotto a ritrovare se stesso nella luce e nello splendore di Dio.Nella visione conciliare di Giovanni Paolo II la ragione della dignità umana consiste nella vocazione dell’uomo alla comunione con Dio, quindi il Concilio rivolge a tutti gli uomini l’invito ad accogliere la luce del Vangelo. Il Vaticano II per Wojtyla fu l’avvenimento fondamentale della vita della Chiesa contemporanea; fondamentale per l’approfondimento delle ricchezze affidatele da Cristo; fondamentale per il contatto fecondo con il mondo contemporaneo in una prospettiva d’evangelizzazione e di dialogo ad ogni livello con tutti gli uomini di retta coscienza. “Jorge Mario Bergoglio non parla del Concilio, lo attua“, sintetizza il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, focalizzando un tratto biografico e spirituale del pontificato di Francesco, primo papa a non aver partecipato al Vaticano II.

Foto © Vatican Media

Al Concilio Karol Wojtyla e Albino Luciani c’erano da padri conciliari, Joseph Ratzinger da giovane perito. Ma c’erano tutti e tre. Non così Jorge Mario Bergoglio che addirittura ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel post Concilio. Se sono celebri il ruolo e il contributo di Wojtyla e Ratzinger nell’elaborazione di documenti conciliari, meno conosciuta è la presenza del futuro Giovanni Paolo I. Eppure l’11 ottobre 1962, alla cerimonia di apertura c’era anche un giovane prelato, consacrato vescovo di Vittorio Veneto dallo stesso Giovanni XXIII quattro anni prima. Era Albino Luciani, e sarebbe stato il primo papa ad aver vissuto da vescovo il Concilio e ad averlo applicato nelle sue diocesi. Bergoglio seguiva il Vaticano II da Buenos Aires. Esattamente sei anni fa, il 27 aprile 2014, a piazza San Pietro, Francesco ha santificato il Concilio, canonizzando “l’inventore” del Vaticano II, Angelo Roncalli e il padre conciliare Karol Wojtyla.