Voi anziani nuovi poveri

Di voi anziani si parla quasi come di “effetti collaterali” nella guerra del Covid. Quasi foste vittime sacrificali e bersagli predestinati della pandemia. Nel mondo tanti si degradano all’irresponsabile crudeltà di negare o minimizzare l’emergenza sanitaria. E usano sempre lo stesso disumano argomento: “Di coronavirus muoiono quasi esclusivamente gli anziani”. Ricorrono anche vergognosi riferimenti a una fantomatica improduttività della terza età, smentita da tutti gli indicatori sociologici che fotografano, per esempio, l’essenzialità di voi nonni nella cura dell’infanzia e nell’aiuto anche pratico ed economico ai vostri figli e nipoti.

Eppure i focolai nelle Rsa non fanno notizie né in Italia né all’estero. In pochi giorni in Francia si sono registrati ottocento decessi negli ospizi e, per restare vicini a noi, sono morti in due settimane 13 ospiti di una residenza sanitaria assistenziale di Fabriano. La vita umana sembra aver perso la sua sacralità. Veder scomparire in massa voi che avete edificato le basi sociali ed economiche di questa società è equiparato a un taglio nella spesa collettiva. “Di qualcosa si deve comunque morire”, è sceso a dire il capo di una importante nazione.

La Chiesa celebra la Giornata mondiale dei poveri e oggi i nuovi poveri siete anche voi anziani. Fragilità e vulnerabilità vi espongono quasi al disprezzo invece di rendervi destinatari di speciale attenzione e doveroso riguardo. La ricetta dell’amore per voi anziani (raccomandata sette anni fa da papa Francesco alla Gmg di Rio de Janeiro) sembra rimossa e sovrastata da un dibattito pubblico progressivamente imbarbarito e privo di misericordia. Leggendo i segni dei tempi, il Pontefice lanciò il 26 luglio del 2013 un profetico appello per rafforzare il dialogo tra le generazioni. Un tema ripreso e sviluppato durante il suo intero pontificato e che la pandemia rende assolutamente irrinunciabile per guardare avanti con speranza.

Come è importante l’incontro e il dialogo tra le generazioni, soprattutto all’interno della famiglia”, disse Papa Bergoglio nel suo primo viaggio apostolico internazionale nella festa liturgica dei santi Gioacchino e Anna, i genitori della Vergine Maria, i nonni di Gesù. ”I bambini e gli anziani costruiscono il futuro dei popoli; i bambini perché porteranno avanti la storia, gli anziani perché trasmettono l’esperienza e la saggezza della loro vita”. Giovani e anziani, nonni e nipoti. E siete spesso le prime vittime della “cultura dello scarto”.

Ma il Papa avverte che solo la cooperazione tra le generazioni può avviare cammini e trovare spazi per un futuro migliore: “Se i giovani sono chiamati ad aprire nuove porte, gli anziani hanno le chiavi”. Non c’è avvenire senza questo incontro tra anziani e giovani. “Non c’è crescita senza radici e non c’è fioritura senza germogli nuovi. Mai profezia senza memoria, mai memoria senza profezia. E sempre incontrarsi”, raccomanda il Pontefice. Voi nonni e i vostri nipoti siete stati improvvisamente separati dalla isolamento del Covid. Per il profeta Gioele “i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni”. Quindi i giovani devono prendere i sogni di voi anziani e portarli avanti. Coprire di indifferenza la strage silenziosa degli anziani significa condannare la società alla distruzione. Perché senza radici non possono esserci germogli.