La visione di Papa Francesco: unica via contro il nichilismo

Kefranbel è un piccolo centro del nord della Siria. Sconosciuto ai più fino al 2011, ha richiamato l’attenzione dei giornalisti per qualche mese per l’idea di alcuni suoi giovani di esporre ogni settimana uno striscione in inglese. Era un modo intelligente per comunicare con il mondo non arabo le idee di chi protestava contro il regime di Bashar al-Assad, in modo spesso corrosivo, sarcastico. Il 14 ottobre 2011, molto prima che noi percepissimo vere emergenze, i giovani di Kefranbel mostrarono un cartello con scritto: “Abbasso il regime e l’opposizione! Abbasso gli arabi e la comunità islamica! Abbasso il Consiglio di Sicurezza! Abbasso il mondo! Abbasso tutto!” Questo cartello purtroppo non è stato capito. Ci avvisava, in modo tutt’altro che sarcastico, che stava drammaticamente esplodendo un fenomeno tutto nuovo; il nichilismo islamico. A Kefranbel i giovani avevano dimostrato per mesi con i loro cartelli di conoscere la nostra cultura, i nostri valori. Si trattava di giovani quasi tutti musulmani, ma ben inseriti nel mondo contemporaneo, nel nostro mondo. Con questo però ci dicevano che tra di loro si stava diffondendo l’idea di tradimento. Libertà, diritti umani, democrazia, oltre che solidarietà araba e islamica: tutto questo stava andando in malora. Non rimaneva che il nichilismo, rabbioso. Ben espresso dalla conclusione: “abbasso il mondo! Abbasso tutto!” Questo nichilismo islamico, come ogni nichilismo, esprimeva solo rabbia, la voglia di urlare, provocando come nel quadro di Munch.

Noi europei, occidentali e secolarizzati, non abbiamo una Kefranbel, non siamo pienamente consapevoli del nichilismo che sta arrivando a casa nostra. Discutere di post-verità può avere senso, ma può anche essere fuorviante. Libertà, democrazia, società aperta: vale la pena di crederci ancora se in realtà vogliono dire una società che ci impoverisce, nella quale i manager guadagnano anche 400 volte la retribuzione di un dipendente, nella quale democrazia vuol dire delegare comunque al capitale finanziario la gestione delle nostre vite, delle nostre regole, delle nostre prospettive? O forse non si può più credere a niente? Il fenomeno del non credere in nulla è diventato preoccupante, senza che noi capissimo bene il significato di quel “no”, diventato dirompente con il Covid e i vaccini. Anche la pandemia, anche i morti di Bergamo, non sono credibili se annunciati da un mondo senza altro valore che quello del profitto a tutti i costi. Lo scenario si è ripetuto con la guerra ucraina. A cosa credere? Alle verità che ci vogliono vendere per tenerci buoni all’ombra del loro desiderio di strumentalizzarci per seguitare a usarci? No!

Non ritengo che, nella diversità delle analisi del conflitto, non possiamo più distinguere neanche aggressore e aggredito; la realtà non è in bianco e nero, il discorso richiede conoscenze, ma non le vogliamo, perché non vogliamo credere a niente. A differenza del nichilismo islamico da cui siamo partiti, il nostro non cerca bandiere da raccogliere per terra, magari quelle nere dell’Isis, purché si tratti di un megafono del proprio urlo di rabbia in modo da farne un urlo terrificante, ma deve abbattere il sistema, uscirne, rifiutarlo, distruggerlo. Non si propone così un sistema nuovo, il nichilismo non è per qualcosa, ma contro. La sua visione è contro il mondo. Essere contro il mondo corrotto; è questa la scelta all’ombra della quale nel mondo arabo si sono uniti, pur combattendosi, i laici panarabisti e gli islamici panislamisti. Ognuno a modo suo, ma tutti contro il mondo corrotto e approfittatore. Chi non è contro il mondo è una spia di qualche imperialista. Il meccanismo si potrebbe riprodurre anche qui. Tant’è vero che il candidato francese dell’estrema sinistra radicale, Mélenchon, ha dovuto chiedere ai suoi, subito dopo il voto al primo turno, di fare tutto fuorché votare Marine Le Pen al secondo. Perché sa che è il nichilismo contro il mondo che può unire le forze anti-sistema. Per qualcosa? No, ma contro.

Non basta parlare di forze anti-sistema per contrastare la deriva nichilista. Serve una visione, io vedo solo quella di Francesco. Perché lui sa che alcune rabbie hanno fondamento, esprimono malesseri della nostra società che hanno nell’abbandono del Sud, nella delocalizzazione, nell’assenza di convincenti politiche per le famiglie o per i giovani   problematiche vere. Ma oltre a questo lui sa che il mondo non si cambia contro il mondo, ma con il mondo. A Lesbo e a Malta, parlando di possibile naufragio di civiltà, Francesco ha chiamato a raccolta non le forza a favore del sistema, ma tutti i credenti e non credenti che non accettano questo stato di cose per cambiarlo, stando dalla parte della storia, camminando con essa. Con la sua invocazione di una globalizzazione poliedrica, rispettosa delle nostre diversità e con il famoso discorso ai movimenti su “terra, tetto e lavoro”, Francesco ha indicato il modo per stare nella storia, per cambiare il mondo, non per distruggerlo, leggendo i segni dei tempi. La forza del nichilismo non si sconfiggerà negandola, o cercando di edificare una Maginot per contenerlo conservando la realtà com’è, ma ribadendo a tutti, ai nichilisti e a chi sta abbarbicato al presente, che il mondo va salvato e per salvarlo va cambiato, insieme.  Siamo sempre lì: innovare è l’unico modo per conservare.

Tutte le grandi religioni sono con il mondo, non contro di esso. Sono le eresie fanatiche che hanno scelto uno sguardo apocalittico, che può intercettare i nichilisti e la loro rabbia. Può accadere anche qui, anche nel secolarizzato Occidente, può accadere qualcosa di simile. Ci si può ritrovare accanto a chiunque assicuri di voler distruggere questo mondo corrotto se questo è l’unico desiderio. La visione della fratellanza, lo sguardo cosmico sulla fratellanza di Francesco, sono le ancore vere per restare con il mondo, che vuol dire camminare nella storia.